Morto dopo caduta in clinica, a giudizio medico e operatori

Catanzaro Cronaca

Dovranno tutti rispondere di concorso in omicidio colposo un medico, un paramedico e quattro operatori socio sanitari, in servizio nella casa di cura "Rsa Madonna di Porto" di Gimigliano (Cz), dove il 6 dicembre del 2009 un anziano non deambulante, Giuseppe Nesticò, e' morto, dopo essere caduto dal divano, sbattendo la testa prima sulla propria sedia a rotelle e poi sul pavimento. Per cinque dei sei imputati - e precisamente il dottore Domenico Galasso (responsabile dell'organizzazione sanitaria della struttura), e quattro operatori socio sanitari, Dolores Colazzo, Orlando Colosimo, Gasperino Scalise e Maria Luisa Cantafio - il giudice Assunta Maiore ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio della Procura di Catanzaro, mandando tutti al processo che avra' inizio il 4 marzo davanti al tribunale monocratico; mentre una sesta persona - il paramedico Saveria Romagnino - ha chiesto il giudizio abbreviato che sarà celebrato il 31 gennaio.

"Trauma cranio-encefalico con ematoma sub durale a carico dell'emisfero cerebrale sinistro" a seguito di "ematoma intracranico post traumatico" la causa del decesso diagnosticata dal medico legale, Federica Colosimo, nominato all'epoca dei fatti dal sostituto procuratore Elio Romano, che, su segnalazione dei familiari dell'anziano deceduto, ha avviato le indagini condotte dagli uomini del Nisa. Secondo la ricostruzione dell'ufficio di Procura, la mattina del 6 dicembre di due anni fa gli operatori sanitari, su disposizione di un dottore, avrebbero collocato il paziente Nesticò sul piano di seduta "senza particolari cautele tali da impedire l'involontaria e repentina caduta, come ad esempio accomodare il paziente su una sedia a rotelle dotata di apposita cintura", per poi dedicarsi ad altro, piuttosto che controllare l'anziano. Questi, sempre secondo l'accusa, era così caduto sbattendo la testa senza che chi di dovere se ne accorgesse, di qui l'accusa di concorso nell'omicidio colposo per gli indagati (difesi dagli avvocati Gioconda Soluri, Giacomo Maletta, Vittorio Ranieri, Rosa Lamanna, Paola Parentela, Antonio Gigliotti, Salvatore Varano e Simona Cavalieri).