Caritas, Falerna: ai poveri va riconosciuto un posto privilegiato

Catanzaro Attualità

Si è concluso oggi il convegno regionale "Le Caritas in Calabria: dentro le sfide delle crisi e delle povertà" svoltosi presso l'Hotel Euro Lido di Falerna. Tema odierno “Educare alla carità”. A presidere S.E. Mons. Luigi Cantafora, vescovo di Lamezia e delegato CEC Carità, don Antonino Pangallo, delegato regionale Caritas e P. Valerio Di Trapani, Vincenziano, già direttore Caritas di Catania, il quale si è soffermato su “La Chiesa al servizio delle sfide del nostro sud. Le aspettative dei nostri territori”.

Stare nei territori, decentrare le Caritas, lavorare di meno alle opere segno e di più alle testimonianze segno, puntare su una formazione laboratoriale e non frontale, educarsi al lavoro di rete, custodire i centri di ascolto, sono i concetti chiave della tre giorni di convegno delle caritas delle dodici diocesi di Calabria.

Dalle relazioni dei vescovi calabresi e degli esperti del settore, ma anche dalle testimonianze dei settanta delegati e responsabili delle Caritas diocesane, è emersa l’immagine della “lacerazione”, di una terra divisa, la Calabria, che vuole rigenerarsi così come vogliono rigenerarsi le comunità attraverso l’opera educativa della Caritas con pazienza e seminando speranza che non si ferma di fronte le crisi, ma con uno sguardo vede una nuova alba.

Educare alla carità. “La prima sfida che noi siamo chiamati a vivere in questo momento così importante e difficile da un punto di vista economico, sociale e di sviluppo della nostra Calabria è di lavorare uniti, progettare e mettere insieme le nostre risorse per poter superare questo periodo, certamente, ma che esordisce tanta creatività in tutti noi che vogliamo realmente realizzare qualcosa per il nostro territorio. Il primato della nostra vocazione è quella educativa e nella carità si vince se siamo uniti.

Le caritas parrocchiali e regionali hanno un grande futuro perché promuovono e spingono al rilancio con la testimonianza della carità che è l’unica possibile affinchè il mondo possa credere al Vangelo, un atto vero, concreto e possibile che porta felicità. Anche i mafiosi che sono pover uomini vivono in una grande asprezza di pensare che la ricchezza e il potere siano l’unica cosa che può rendere felice. Noi diciamo che la felicità è servire l’altro, è mettersi a tavola con gli altri, e soltanto una Chiesa che è in servizio può far rinascere il cuore di tutti”. Sono le conclusioni di S.E. Monsignor Luigi Cantafora, vescovo di Lamezia e delegato CEC carità.

La crisi. “Siamo tutti preoccupati per la crisi. Sempre più spesso i media mostrano le immagini delle mense Caritas stracolme di persone che nell’immaginario non dovrebbero trovarsi in fila per un pasto, perché non appartengono alle tradizionali fasce di popolazione povera. Oggi nei nostri territori non si sa a chi rivolgersi per avere risposte alle domande sulla crisi e si assiste ad un’assenza di è punti di riferimento. La politica appare senza proposte e senza idee abbarbicata sulle proprie posizioni, gli imprenditori sembrano annichiliti e gli studiosi e economisti si dividono aumentando la confusione.

La sensazione – come dice P. Valerio Di Trapani – è di una condizione di grande incertezza. La Chiesa, in questo contesto, appare talvolta debole, perché ha dato l’impressione di cercare soluzione soltanto attraverso la redistribuzione di risorse, come nel caso dei fondi di solidarietà e del Prestito della Speranza; in altri casi i Vescovi hanno formulato richiami etici o promosso modelli di economia che appaiono talvolta lontanissimi da quelli attuali e quindi difficilmente realizzabili”.

Le aspettative dei nostri territori. “Le Caritas diocesane e parrocchiali non possono più presentarsi nei territori come medici pietosi che prescrivono l’aspirina per ogni male. Dobbiamo saper cogliere le differenze, i cambiamenti, sostiene P. Di Trapani. Il nostro ascoltare, osservare e discernere per agire sarà differente così come cambia la qualità della presenza umana. Per questo occorre valorizzare la presenza delle Caritas parrocchiali e di Vicariato che nei territori sappiano congiungere il riferimento agli orizzonti lontani con quello della realtà storica attraverso esperienze di servizio chiamate oggi più che mai a tracciare itinerari educativi che partano dall’esperienza. Per questo è urgente la formazione degli operatori Caritas e la contemporanea nascita di esperienze-segno sparse sui territori”.

Come ha ricordato don Antonino Pangallo, delegato regionale Caritas, al termine della tre giorni di convegno sulle crisi e le sfide future delle caritas diocesane e parrocchiali “ai poveri va riconosciuto un posto privilegiato nelle nostre comunità, un posto che non esclude nessuno, ma vuole essere un riflesso di come Gesù si è legato a loro. La presenza del povero nelle nostre parrocchie è misteriosamente potente: cambia le persone più di un discorso, insegna fedeltà, fa capire la fragilità della vita, domanda preghiera; insomma, porta a Cristo”.