Nuovo ospedale Vibo: Cisal, lettera aperta al Presidente del Consiglio

Vibo Valentia Politica

"C’è un po’ di legittima esasperazione nella “lettera appello” che i direttori delle unità operative dell’Azienda sanitaria provinciale di Vibo Valentia inviano al Presidente del Consiglio Mario Monti rivendicando il grande sogno dei vibonesi: la realizzazione del nuovo presidio ospedaliero. C’è tanta rabbia e delusione per le promesse sempre fatte e puntualmente non mantenute. Ma c’è tanta speranza perché l’appello dei medici ospedalieri, primo firmatario Domenico Consoli, direttore del dipartimento di medicina, venga accolto dalla sensibilità da un uomo di grande responsabilità come il Presidente Mario Monti. – Lo scrive in una nota stampa del Segretario provinciale della Confederazione Italiana Sindacati Autonomi Lavoratori di Vibo Valentia Filippo Curtosi

Consoli ed i colleghi, stanchi di attendere oltre, beffati dalle continue illusioni che si sono susseguite in questo ultimo ventennio, lanciano un appello che ha bisogno di tradursi in speranza. Era il 1998 quando l’allora direttore generale dell’Asl di Vibo Valentia, Michelangelo Lupoi, presentò alla stampa, nell’atrio antistante la struttura sanitaria del “G. Jazzolino” il plastico del nuovo ospedale di Vibo Valentia. Era finalmente giunto il momento di passare dalle parole ai fatti. L’Azienda disponeva di 40 miliardi per avviare i primi lavori. Lupoi spinse sull’allora Presidente della Giunta Regionale Giampiero Nisticò per assicurare la copertura tecnico politica al progetto.

Lupoi interessò Maurizio Gasparri, uomo forte del momento e vicino alla Calabria, e ricorse a tutte le sue conoscenze ministeriali ma non vi fu nulla da fare. Ben presto, però, la strada della speranza incominciò a trasformarsi in strada dell’insidia. Il Ministero della Salute ci mise lo zampino. E c’è chi sostiene che, sostanzialmente, Rosy Bindi, Livia Turco e Girolamo Sirchia, a turno, a Roma, contribuirono, per un verso o per l’altro, a mantenere ferma la documentazione, sorretti da una burocrazia ministeriale che, stando ai comportamenti del tempo, non ha certo preso in seria considerazione le legittime attese della popolazione calabrese.

Poi intervenne la speranza Romano Prodi che affidò alla Protezione civile il percorso con l’intento di superare la lungaggine burocratica. In realtà, ed i risultati cui si è pervenuti oggi lo confermano, a Roma era sorta una vera e propria torre di congiura contro la realizzazione del nuovo ospedale vibonese. Così fu nei fatti. Che senso ha l’iniziativa dei primari ospedalieri vibonesi ? È una resa ? O una sfida a Monti ? Pensiamo che sia giusto comprendere e valutare attentamente il contenuto dell’intervento di Consoli e colleghi. Tra le righe della comunicazione a Mario Monti si leggono, infatti, la sofferenza, i disagi, le preoccupazioni, gli ostacoli che la vetusta struttura sanitaria presenta oggi e che non può continuare ad essere soggetta a frequenti interventi di ristrutturazione, manutenzione e quanto utile per mantenere dignitosa l’attività sanitaria quotidiana.

La Cisal considera un vero e proprio, oltre che atteso, scatto di orgoglio quello ideato dai medici ospedalieri vibonesi. Senza precedenti ma molto significativo. E si domanda ma comprende perché Consoli e colleghi non hanno pensato di rivolgersi al Presidente della Giunta Regionale, Giuseppe Scopelliti, anche nella sua veste di commissario per l’emergenza sanitaria ? Perché non hanno coinvolto il Presidente della Commissione sanità della Regione Calabria, il vibonese Nazzareno Salerno ? Perché non si sono rivolti alla Commissione straordinaria di Palazzo ex Inam, nominata per accertare l’esistenza o meno di infiltrazioni mafiose, che pure avrebbe potuto smuovere qualche carta dalla polvere accumulata sul faldone nuovo ospedale ?

Insomma dall’appello dei medici si evince quanto sia grande lo svilimento e la insoddisfazione per lo stato d’arte, se così si può definire, di una iniziativa che fino ad oggi ha contato anche la posa assurda di più “prime pietre”! Consoli e colleghi bene anno fatto ad attivare questo tipo di iniziativa che avrebbe potuto anche godere del sostegno dell’Ordine dei medici. In ogni caso è anche giusto evidenziare che il silenzio di questi anni, da parte dei medici, sulla condizione quasi ingestibile dell’ospedale, fatta qualche giusta eccezione, non ha giocato a loro favore.

Però oggi questa impennata d’orgoglio rivitalizza l’impegno, la dedizione e l’amore che loro hanno verso un ospedale che nonostante tutto hanno sempre elevato nella dignità ed attività di tutti i giorni".


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