‘Ndrangheta: tornano le talpe alla Procura di Reggio Calabria

Reggio Calabria Cronaca

Tornano le talpe alla Procura di Reggio Calabria. E questa volta a portare rabbia e scompiglio è un'intercettazione tra due boss di rango: Giuseppe Pelle e Giovanni Ficara. Il primo, capo della 'ndrina più potente di San Luca, il secondo erede di una delle "famiglie" storiche di Reggio città. Alleata con la cosca Novella insediata a Milano. A rivelarlo è Il Fatto Quotidiano, che riporta il testo della conversazione captata lo scorso 10 marzo nell'ambito dell'inchiesta poi sfociata nell'Operazione Reale. Già oggetto di un fascicolo d'indagine pieno di omissis e dalla quale emerge chiaramente l'esistenza di una spia che informava i boss almeno cinque ore prima dei blitz che li avrebbero portati all'arresto.

Giuseppe Pelle: "La bontà vostra, quello che vi raccomando è di... (inc.)... compare Gianni... pure che sapete che l'operazione scatta all'una...". Uomo.. (inc.)... Giuseppe Pelle: ..."A me basta che lo diciate un'ora prima pure!". Uomo: "Sì, un'ora vi basta? Cinque?". Giuseppe Pelle: "Ma pure tre!". Giovanni Ficara:... (inc.)... Uomo: "Facciamo cinque per sicurezza, non si sa mai!".
Giovanni Ficara: "Ah?".
Giuseppe Pelle: "Vai tranquillo così. Dormi tranquillo".
Giovanni Ficara: "No, per questo fatto state tranquillo che...".

La talpa è quella indicata come "uomo" e secondo indiscrezioni sarebbe solo uno dei tre informatori della cosca, forse un ex ufficiale del Ros poi passato ai servizi segreti. Assolutamente significativa, continua Il Fatto Quotidiano riportando le parole di ambienti della procura diretta da Giuseppe Pignatone, risulta inoltre "una conversazione tra presenti registrata nel pomeriggio del 20.03.10 all'interno dell'abitazione di Giuseppe Pelle, a cui partecipavano gli odierni indagati Giuseppe Pelle, Giovanni Ficara, Costantino Carmelo Billari e un uomo in corso di identificazione, giunto presso l'abitazione del Pelle in compagnia del Ficara e del Billari. Nel corso del dialogo quest'ultimo comunicava di avere la possibilità di procurarsi informazioni riservatissime su eventuali operazioni di polizia da eseguire in futuro e assicurava al Pelle che lo avrebbe avvisato qualche ora prima dell'esecuzione dei provvedimenti custodiali, in modo da permettergli di darsi alla latitanza..." Inquietante la sicurezza con cui il soggetto garantiva al Pelle "di avere la possibilità di avvisarlo di eventuali operazioni di polizia", perché evidentemente si tratta "di un personaggio molto ben introdotto in ambienti che dispongono di informazioni coperte dal segreto investigativo. Altissimo, di conseguenza, è il rischio che gli indagati vengano a conoscenza dell'indagine in corso - in particolare, dell'esistenza della microspia all'interno dell'abitazione sita in Bovalino alla via... e in tal caso è pressoché certo che si darebbero alla fuga". Da qui la decisione di far scattare d'urgenza i fermi indiziari dello scorso 22 aprile. E ancora una volta, grazie alle intercettazioni, la fuga di pericolosi boss è stata scongiurata.