Transumanze: a Camigliatello due eventi correlati

Cosenza Attualità

Due eventi correlati si sono svolti nel pomeriggio di ieri, 28 agosto, nel Centro Sperimentale Dimostrativo ARSSA di Molarotta, nell’ambito di Transumanze Silafestival: il Workshop Slow Food "Distinguiti non Estinguerli" - I presidi e le comunità del cibo - Le Esperienze Calabresi in Itinere e Potenzialità Future. Subito dopo, la tavola rotonda sul tema “Salvaguardia della Biodiversità” - Valorizzazione e Promozione dei territori attraverso le sue eccellenze - Il nuovo presidio Slow Food bovino podolico calabrese. Per l’occasione c’è stata la presentazione del riconoscimento da parte di Slow Food alla Carne della Bovina Podolica Calabrese, che rappresenta il compimento di un passo di grande rilievo. Da un anno, infatti, questa azione di sviluppo era stata messa in cantiere dal Presidente Mario Oliverio, affiancato dall’Ing. Giovanni Soda, responsabile del settore programmazione della Provincia di Cosenza. Un’importante obiettivo questo per la Provincia di Cosenza che, attraverso Transumanze Silafestival, intende dare concretezza a quello che è da sempre il sogno di molti: lo sviluppo dell’altopiano silano, partendo dalla rivalutazione degli aspetti che riveste l’allevamento della podolica transumante in Sila con le inimmaginabili ricadute capillari sull’ecosistema. Il Prof. Antonio Limone dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno ha disegnato con poche e chiare parole come l’impatto della razza bovina al pascolo nei boschi della Sila sia determinante per fare dell’altopiano un punto di forza, se si pensa che persino la presenza delle orchidee che si trovano nei boschi è legata alla presenza di questi animali. Ha detto anche che non ritiene che oggi si debba allevare come si è fatto finora tendendo a spingere per una maggiore produttività, anche a scapito dell’ambiente. La strada della produzione deve essere, invece, quella di una consapevolezza basata su dati scientifici attendibili come mai prima d’ora, sulle conseguenze della pressione antropica, per un approccio con l’alimentazione evoluto, colto, consapevole .

Il riconoscimento di presidio Slow Food presuppone che ci sia un disciplinare da osservare, ed una delle regole che si impone è che i bovini podolici della Sila destinati alla macellazione, non debbano essere alimentati con insilati. Gli insilati di mais, vengono normalmente usati nell’alimentazione animale, previa una conservazione in silos che determina la fermentazione lattica, che rende il foraggio facile da somministrare in allevamenti intensivi, ed è in pratica quasi predigerito. La carne della podolica deve invece essere prodotta da animali al pascolo che si cibano camminando, che si riproducono naturalmente, che puliscono il sottobosco, rendono fertile il terreno concimandolo, svolgendo un ruolo essenziale nell’equilibrio dell’ambiente in cui vivono, ciò porterebbe, forse, ad avere meno incendi, più funghi, più paesaggio. Animali che rispondono al richiamo ancestrale della transumanza, che nelle notti di giugno si incamminano dai pascoli della pianura per salire sui monti, e che alle prime nevi tornano alla marina. Animali che sono anche preda, e che devono imparare a fare quadrato intorno ai vitelli per difenderli dagli attacchi dei lupi. Quest’anno in Sila non sono pochi i vitelli che sono stati attaccati e sbranati dal fiero simbolo della nostra montagna che, non a caso quest’anno, è stato preso a simbolo del Festival Transumanze, poiché, al di là delle favole e delle leggende, costituisce un indiscutibile elemento essenziale nell’equilibrio della natura che ha una sua ragione d’essere.

Il Vicepresidente Nazionale dello Slow Food Silvio Barberio ha stigmatizzato quanto possa un presidio Slow essere chiave di sviluppo per un contesto territoriale, parlando dell’esigenza di diffondere la cultura di mangiare meno carne ma di mangiarla più sana. Di mangiare meno in generale e spendere di più non per dimagrire, ma per nutrirsi con cibo genuino. Il numero dei bambini tendenti all’obesità in Italia è drammaticamente in crescita, mettendo in cantiere costi sociali per il futuro in termini di cure per una salute che si avvia ad essere ipotecata sin dall’infanzia. Il professor Giuseppe Campanile, docente DISCIZIA dell’Università degli Studi di Napoli, ha ribadito il proprio impegno per continuare lo studio di questa razza, non per “migliorarla”, come è stato fatto nei secoli con criteri tesi ad una produzione esasperata in termini di produttività di latte e carne, ma in termini di conservazione delle caratteristiche che sono arrivate a noi attraverso un percorso millenario, determinato dall’isolamento dei latifondi silani . Il Prof. Luigi Zicarelli, Preside della Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università Federico II di Napoli, ha invece catturato l’attenzione spiegando come la bovina podolica sia venuta in Italia con le cosiddette invasioni barbariche provenienti dall’Europa orientale, offrendo un’immagine diversa da quello che si pensava essere stata una della tante invasioni che ha determinato la caduta dell’Impero Romano. Erano migrazioni di interi popoli, che si annunciavano con mandrie di 60.000 capi di bestiame tra capre pecore e bovini, e anche fino a 40.000 cavalli. Così arrivò la podolica in Calabria intorno al 400 dopo Cristo.

L’intervento di Sarino Branda, Direttore del Consorzio Assapori, ha riportato la discussione ai giorni nostri sottolineando quanto il riconoscimento da parte degli enti e la sinergia con la camera di Commercio possa essere determinate per la penetrazione nel tessuto imprenditoriale di questo nuovo prodotto. Mauro D’Acri , qui in veste di Presidente della Aprozoo, ha parlato a nome degli allevatori di podolica che continuano ad avere una dimensione imprenditoriale coerente con le necessità degli animali, assicurando a questi una qualità di vita che, dove si alleva a stabulazione fissa in nome della produttività, è impensabile. La podolica, produce meno latte, ma questo è di qualità migliore, produce meno carne, ma questa è più sana, con la conseguenza che, in periodo di crisi economica, porta a determinare un prezzo che non è competitivo. Quindi solo previo un’operazione culturale sulla popolazione e sui ristoratori si può penetrare il mercato. Da questa dipende la scelta dei proprietari dei terreni, che spesso si lasciano ammaliare dai guadagni immediati della produzione energetica con pannelli solari e pale eoliche su terreni degradati perché abbandonati: una scelta che, però, compromette per sempre il paesaggio e la qualità della vita.

L’assessore al Turismo Sport e Spettacolo Pietro Lecce, ha tratto le conclusioni di questa circostanziata e interessante tavola rotonda, nata in collaborazione con l’Officina delle Idee, davanti ad un uditorio attento di operatori del settore zootecnico, agricolo, e culturale, disegnando un progetto di sviluppo integrato dell’altopiano silano, che comprende azioni a tutto tondo, con il coinvolgimento di tutte le componenti territoriali, dalle piccole frazioni, ai centri turistici più evoluti. Ha ricordato il nuovo servizio di navigazione del lago Arvo che apre ad una contaminazione turistica i bacini lacustri, ed ha concluso ricordando che la Sila ha un grande vantaggio rispetto ad altre aree della nostra regione: è immune dalla delinquenza organizzata, cosa questa che spesso si dimentica, ma che è presupposto fondamentale per uno sviluppo sano ed equilibrato del territorio. Dal suo intervento carico di determinata motivazione nasce un messaggio forte che la Sila rappresenta un impareggiabile volano di crescita per i nostri territori.