Sanità: protesta a Serra San Bruno, occupato il municipio

Vibo Valentia Salute

Al culmine della manifestazione svoltasi stamattina a Serra San Bruno il Comitato civico Pro-Serre, in lotta per la difesa dell'ospedale "San Bruno", ha occupato il municipio della cittadina montana come estremo atto di protesta contro i tagli della sanità che hanno messo in ginocchio un territorio già di per sé svantaggiato ed emarginato. Il Comitato - si legge in una nota - continuerà la sua occupazione ad oltranza, finché il commissario ad acta Scopelliti non prenderà in considerazione le richieste del popolo serrese, ormai stanco della politica delle promesse e degli annunci. Stamattina diverse migliaia di persone, insieme ai sindacati a diversi sindaci e a moltissime realtà sociali del territorio, si sono unite alla protesta del Comitato: il territorio delle Serre ha parlato con un'unica voce, la rivendicazione unanime è quella di avere a Serra un ospedale generale, come è stato garantito a Tropea e Soverato, tramite la modifica dei decreti 18/2010 e 106/2011 del commissario ad acta.

Al sindaco di Serra San Bruno, Bruno Rosi, spetta il compito istituzionale e democratico di coinvolgere il presidente della Regione facendogli sapere quali sono i disagi e quali sono le rivendicazioni della comunità che rappresenta. Non crediamo più agli annunci e alle promesse, non ci credevamo quando dai palchi elettorali si prometteva "l'ospedale del futuro" e non ci crediamo neanche oggi, tanto più che, sebbene l'ospedale sia ridotto a soli 20 posti letto di medicina, si cerca di gettare altro fumo negli occhi della gente parlando di cose (come la realizzazione dell'elisoccorso notturno e la dotazione di una seconda ambulanza, il tutto a spese del Comune) che non vedranno mai la luce. Chi crede di accontentarci con le briciole, di addomesticare i serresi con altre promesse, si sbaglia di grosso. Vogliamo vedere fatti concreti, e questi fatti possono arrivare solo dall'unico che decide in materia di sanità in Calabria, il commissario ad acta Scopelliti. Solo quando avremo certezza che il diritto alla salute della gente di montagna sarà di nuovo garantito ammaineremo le nostre bandiere e considereremo conclusa la nostra battaglia".