Omicidio Grattà, nuove richieste da accusa e difesa

Catanzaro Cronaca

Risentire il pentito le cui dichiarazioni secondo la Procura sono determinanti per sostenere le accuse, e acquisire la testimonianza di un ulteriore teste a discarico degli imputati. Le nuove richieste di accusa e difesa sono state avanzate oggi nell'ambito dei tre giudizi abbreviati a carico dei altrettanti giovani finiti in manette con l'accusa di concorso nel duplice omicidio dei fratelli gemelli 45enni Vito e Nicola Grattà, avvenuto l'11 giugno 2010 a Gagliato.

Slitta ancora, dunque il momento di conoscere la sentenza per i tre imputati, poichè il giudice dell'udienza preliminare, Abigail Mellace, ha accolto la richiesta di sentire la teste citata dalla difesa degli imputati ed eventualmente, dopo l'interrogatorio, consentirà di risentire il pentito. Tutto è stato dunque rinviato alle udienze del 5 e 9 marzo per la prosecuzione. Per i tre imputati il pm ha già concluso la propria requisitoria chiedendo due ergastoli per Alberto Sia e Patrik Vitale, ed una condanna a 20 anni di reclusione per Giovanni Catrambone. Si tratta, in particolare, di Sia, 26 anni, di Soverato, avvisato orale di pubblica sicurezza e figlio di Vittorio Sia, 51 anni, il presunto boss ucciso in un agguato il 22 aprile scorso; Vitale, 26 anni, di Satriano e Catrambone, 22 anni, di Montepaone, entrambi noti per reati minori. Sono stati condotti in carcere dai carabinieri il 2 luglio 2010, in esecuzione di un provvedimento di fermo emesso dalla Procura distrettuale antimafia, che poi il giudice per le indagini preliminari distrettuale di Catanzaro, Emma Sonni, ha convalidato.
I tre giovani - assieme ai quali è stato indagato anche un minorenne -, secondo la tesi dell'accusa avrebbero partecipato alla ideazione e all'esecuzione dell'omicidio dei Gratta', maturato nell'ambito di una faida tra cosche per il controllo del soveratese, nonchè del territorio a cavallo con le province di Reggio Calabria e Vibo Valentia.

Una delle vittime di questa guerra è stato proprio Vittorio Sia, padre di Alberto, ed ora quest'ultimo e Vitale e Catrambone sono sospettati di aver rubato lo scooter utilizzato per l'agguato di chiaro stampo mafioso in cui sono stati freddati i due Grattà - le ipotesi d'accusa per i tre sono di concorso in omicidio aggravato, furto aggravato, lesioni e porto abusivo di arma da fuoco -. Le intercettazioni e i riscontri investigativi hanno permesso ai carabinieri di verificare che i tre giovani avrebbero rubato lo scooter, dopo il duplice omicidio rinvenuto bruciato in località Pietà di Petrizzi, non distante dal luogo dell'agguato, e cioe' in una zona che sarebbe sotto il controllo proprio di Sia e degli altri due fermati. Qui i militari hanno rinvenuto anche una pistola 9x19 con quattro colpi nel caricatore, pure bruciata, compatibile con quella utilizzata per l'agguato.