Giornata del ricordo. Pizzuti: “Coinvolgere i dirigenti”

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Riceviamo e pubblichiamo comunicato stampa dell'Assessore alla Cultura del comune di Rossano Stella Pizzuti sul giorno del ricordo

"Giornata del Ricordo e vittime delle Foibe, c’è, rispetto all’Olocausto di matrice nazista, un ulteriore e considerevole gap storico da recuperare. Se, come i dati confermano, circa 6 italiani su 10 ignorano questa tragica pagina della Storia del Paese, allora è doveroso informare di più e meglio, facendo conoscere quanto realmente accaduto, sensibilizzando anzi tutto le nuove generazioni sul rispetto dell’Uomo e sulla memoria quale antidoto al ripetersi degli orrori del passato. Perché il futuro sarà esattamente come sapremo costruirlo. A partire dalla Scuola. È, questo, in sintesi, il messaggio contenuto nella lettera dell’assessore alla Cultura Stella Pizzuti indirizzata ai dirigenti delle scuole cittadine, di ogni ordine e grado, in occasione della “Giornata del Ricordo” per le vittime delle Foibe e di tutti i caduti per la Patria, in programma per il prossimo venerdì 10 febbraio 2012. L’obiettivo e l’invito è quello di coinvolgere i docenti, specialmente di lettere e storia, a voler dedicare un momento di riflessione su una delle pagine oscure della storia nazionale.

Per quasi cinquant’anni – si ricorda nella lettera – il silenzio della storiografia e della classe politica ha avvolto questa vicenda. È una ferita ancora aperta perché è stata ignorata per molto tempo. Il “Giorno del ricordo”, istituito per Legge nel 2004 in memoria delle vittime delle foibe istriane, dell’esodo giuliano-dalmata, delle vicende del confine orientale, è stato un gesto di riconoscenza ai congiunti di quei figli della Patria, uccisi barbaramente dagli uomini di Tito, con il solo torto di essere italiani. La Storia insegna, tuttavia, che all'ingiustizia delle scellerate azioni umane si deve rispondere con la forza della cultura, della conoscenza, della tolleranza e del confronto.

“Infoibare” – la Pizzuti cita Gianni Oliva – non significa solo uccidere un uomo. Il termine rinvia ad un'immagine minacciosa, buia, inquietante, dove il fenomeno geo-morfologico del carsismo diventa la metafora di un rovesciamento radicale dei valori umani. Gettare, infatti, un uomo in una foiba significa considerarlo alla stregua di un rifiuto, gettarlo là dove la gente istriana getta tutto ciò che non serve più. Uccidere chi è considerato nemico non è bastato agli autori di questo sterminio, rimasti nascosti alla storia per decenni, occorreva andare oltre, occultarne il cadavere, il corpo e la vita; cancellarne l'esistenza fisica, ma anche l'identità, il nome, la memoria.
A proposito della Rivoluzione Francese – così conclude la Pizzuti – François Furet scriveva che “il modo migliore per non capire il passato è esaltarlo o demonizzarlo". La Storia, anche nei suoi momenti più drammatici e tumultuosi, anche quando l'irrazionale sembra prendere il sopravvento, segue dei percorsi che vanno individuati e compresi: è solo così che la conoscenza del passato si trasforma in coscienza del presente.