Immigrazione: 5 arresti in Calabria per omicidio

Cosenza Cronaca

La Squadra mobile di Agrigento, in collaborazione con gli uffici di Cosenza, Enna e Salerno, ha arrestato cinque immigrati indiziati del reato di omicidio plurimo doloso, pluriaggravato dai “motivi abietti e futili e dalle circostanze di tempo e di luogo”, ai danni di altri migranti di diverse nazionalità. Durante la traversata di una imbarcazione dalla Libia, giunta a Lampedusa il 4 agosto, alcuni migranti erano morti per asfissia dopo essere stati stipati nella stiva della barca altri gettati vivi in mare. Il provvedimento restrittivo è stato emesso dal procuratore aggiunto Ignazio Fonzo e dal sostituto Andrea Bianchi.

Gli arrestati sono i nigeriani Ohalete Emeka, 38 anni, e Ounchukwu Duglass, 35 anni; i ghanesi Igala Faisal, 37 anni, Mohamed Adama, di 28 anni e Ahmokugo Kujo, 44 anni. Tutti sono accusati di omicidio plurimo doloso pluriaggravato. Allo stato risultano irreperibili tre stranieri destinatari del medesimo provvedimento di fermo. Le indagini di polizia, particolarmente complesse, compiute su direttive del dipartimento Immigrazione della procura di Agrigento guidata dal procuratore Renato Di Natale, sono state condotte, e tuttora proseguono, ad opera della Squadra mobile agrigentina, diretta da Alfonso Iadevaia, con il coordinamento del questore Giuseppe Bisogno.

LE INDAGINI | si sono avvalse anche della collaborazione delle questure di Taranto, Napoli, Caserta, Avellino e Reggio Calabria, e hanno consentito di accertare che gli indagati, in concorso fra loro, durante il viaggio verso la Sicilia, si erano resi responsabili di gravi atti di violenza culminati anche nell'omicidio di diversi migranti gettati vivi in mare, provocandone l'annegamento. Gesti gravissimi che scaturirono, secondo quanto accertato, dall'avaria del motore della barca e dalla conseguente contrapposizioni di diverse etnie presenti sul natante. Durante il viaggio, peraltro, alcuni stranieri erano morti per asfissia essendo stati stipati all'interno della stiva. Il corpo esanime di uno dei migranti era ancora presente sull'imbarcazione ed era stato recuperato durante i soccorsi prestati a Lampedusa. Nell'immediatezza dei fatti era stato già tratto in arresto il conducente dell'imbarcazione, ritenuto responsabile del reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e di omicidio quale conseguenza di altro delitto.