“La fine di un sogno” l’agricoltura di qualità nei territori Sibari Pollino

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Riceviamo e pubblichiamo comunicato di Natale Braile Consigliere del distretto Agro-Alimentare di Qualità di Sibari

Il nostro territorio da Sibari al Pollino è sempre stato terra di pastorizia,agricoltura, terziario e di tanti piccoli artigiani. Negli anni settanta c’è stata l’illusione del più grande insediamento tessile del centro sud, che ha provocato nel territorio tanta povertà, poiché dopo pochissimi anni ha chiuso subito e mandato in cassa integrazione tutte le maestranze, qualcuno si è salvato perché si è riciclato nei vari sindacati e oggi percepisce una buona pensione, ma tanti sono ancora in mobilità a 280€ mensili e chi è arrivato alla pensione percepisce 410€. Tutti danni che ancora oggi paghiamo noi e sicuramente non gli industriali di quella manovra. Tra Castrovillari e Frascineto c’è un insediamento industriale della ItalCementi che per anni è stato un punto di arrivo per tanta gente, purtroppo oggi conta poche unità lavorative con tutti i rischi per la salute che si sono manifestati nel corso degli anni. Il terziario ha subito la crisi poiché molte strutture pubbliche sono allocate altrove.

Avevamo in ogni paesino quote di lavoratori alla Forestale e ai consorzi di bonifica ma da anni vengono a mancare poiché gli enti non assumono più. La pastorizia è stata abbandonata tranne pochi casi di eccellenza come a Morano Calabro. Nella Piana di Sibari con l’intuizione di qualcuno che oggi è venuto a mancare, c’è stata una vera e propria rivoluzione si è cominciato a produrre prodotti di alta qualità e con una produttività elevata per ettaro, cosi da avere un buon reddito per tutti i proprietari del territorio. Addirittura nella zona industriale di Castrovillari Cammarata esistono solo impianti agricoli e non quelli industriali “miopia pura” a vantaggio della ricca zona di San Marco Argentano. Per un ventennio il territorio ha vissuto grazie a questa intuizione un momento felice e per tanti anni chi ha gestito le strutture più grosse ha vissuto della rendita lasciata in eredità. Sono stati bravi a sfruttare ogni legge regionale e comunitaria ed ogni agevolazione cavalcando per trent’anni una politica dell’assistenzialismo per nome e per conto di tanti piccoli produttori, pensare che anno gestito fiumi di denaro e lasciando poco o niente al territorio qualche rammarico è legittimo averlo. Non hanno investito in un marchio forte nel mondo della produzione, non hanno innovato le culture, non hanno anticipato i tempi moderni della globalizzazione e non hanno creato l’indotto per le produzioni hanno solo sperperato un giacimento straordinario e adesso ci tocca vedere impianti bruttissimi di energia solare al posto delle piantine, d’altronde per questi signori pecunia non oleat. Le primizie non esistono più come valore aggiunto e dopo tanti anni siamo ancora sconosciuti nel mercato globale della produzione e commercializzazione. Hanno messo in serie difficoltà tanta gente che viene denominata braccianti, facendosi paladini di questa moltitudine, sbandierando in giro grossi numeri ed avendo tantissime agevolazioni. Ad oggi i braccianti non vengono pagati da mesi e le giornate di lavoro contributive da 151 sono scese a 51 mettendo in ginocchio un intera popolazione sotto l’aspetto socio culturale. Forse è vero si deve pensare diversamente, si deve cambiare mentalità sia in politica che negli altri campi, nel creare sviluppo bisogna pensare a nuove forze a giovani che hanno una nuova visione e intuizione, fame tanta follia, amore e senso di appartenenza per il proprio territorio. Sicuramente tutto questo non può e non deve avvenire per discendenza familiare,per come,chi ha vissuto di assistenzialismo mirato. Mi tocca leggere titoli di convegni che parlono di sviluppo con attori che rappresentano il vecchio o politici come Guccione, miracolato dalla politica, entrato come porta borse con il concorsone a dipendente della regione Calabria e poi da segretario regionale del PD è diventato addirittura consigliere Regionale percependo una diaria circa 20000€ al mese. Se pensate che questi signori possono avere una minima idea di sviluppo avete imboccato una strada sbagliata, poiché artefice delle sorti di un territorio e la sua governance spetta a tutti noi e non dare più deleghe a nessuno. Per tanto vi prego non calpestate la dignità e l’intelligenza di tutta la gente di questo territorio. Del possibile sviluppo che può dare un altro ente pachidermico cioè il Parco del Pollino, ne parleremo la prossima volta.

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