Processo “Rinascita”, tre testimoni ritrattano

Catanzaro Cronaca

Hanno ritrattato le loro dichiarazioni accusatorie tre testimoni chiave dell'inchiesta antidroga della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro battezzata “Rinascita”.

Davanti ai giudici, presidente Antonio Battaglia, a latere Adriana Pezzo e Giovanna Mastroianni, incalzati dalle domande del pubblico ministero Vincenzo Capomolla e degli avvocati, tre persone - Raffaele Bianco, Ugo Giorgianni e Raffaele Rotundo - hanno negato le dichiarazioni che avevano rilasciato agli investigatori in fase di indagini, e cioè di aver acquistato la droga da molti degli imputati. Un dietrofront talmente clamoroso da comportare l'invio del relativo verbale d'udienza alla Procura, per le opportune determinazioni in merito all'ipotesi di falsa testimonianza.

È venuto meno, in questo modo, un importante elemento a carico degli imputati, che in questo giudizio immediato sono Gianluca Berlingieri, Alessandro Bevilacqua (32 anni), Alessandro Bevilacqua (29 anni), Andrea Bevilacqua, Franco Bevilacqua, Mario Bevilacqua, Simone Bevilacqua, Luca Bianco, Vitaliano Bianco, Luigi Palummo, Nino Passalacqua (tra gli avvocati Antonio Ludovico, Sergio Rotundo, Giovanni Le Pera, Raffaele Bruno, Anselmo Mancuso, Maria Aiello, Vitaliano Gallo, lucio Canzoniere, Giuseppe Spinelli, Salvatore Iannone, Alessandro Guerriero e Piero Chiodo). Il processo per loro riprenderà il 12 dicembre. Gli altri 56 indagati di "Rinascita" - per i quali la Procura di Catanzaro aveva pure chiesto il giudizio immediato ma che hanno scelto l'abbreviato - torneranno invece davanti al gup distrettuale il 30 novembre per le ultime arringhe difensive e la sentenza.

Associazione armata finalizzata al traffico di droga l'accusa principale mossa ai numerosi indagati dell'inchiesta, considerati dagli inquirenti membri di due gruppi criminali nomadi contrapposti: quello facente capo a Domenico Berlingieri, 50 anni, e quello guidato da Silvano Berlingieri, 39 anni, detto "Pacciani". Gli zingari, sempre secondo la tesi della pubblica accusa, avrebbero avuto la totale gestione del mercato della droga in tutti i quartieri a sud della città di Catanzaro.

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