Aggressione a Vrenna: perché i costruttori battono i distruttori

Crotone Attualità Vincenzo Ruggiero

Sono trascorse giuste 48 ore dall’aggressione all’imprenditore crotonese Raffaele Vrenna ed a mente fredda, smaltita la rabbia, è tempo di farsi un’opinione. E’ una barbarie che non sbaglio a definire come agguato o attentato perché se solo i malviventi fossero riusciti a scaraventare fuori dalla sua auto l’ex presidente dell’Fc Crotone e di Confindustria, non è difficile immaginare cosa sarebbe potuto accadere.

Fortunatamente, però, Vrenna - che chi conosce sa quanto è ostinato - ha avuto non solo la forza ma anche la prontezza di riflessi che gli hanno consentito di opporsi a tre vigliacchi e superare un’altra prova nella vita che di sicuro non si aspettava.

Mi chiedo però cosa possa passargli ora nella mente, dopo aver avuto il tempo di riflettere o di ripercorrere gli eventi; quante scelte possa condizionare un fatto che mette in dubbio anche la sicurezza personale: l’unica cosa che ancora ci distingue dalle bestie.

Non mi sorprenderei allora se non solo Vrenna ma uno qualsiasi dei pochi “imprenditori” che ancor oggi - tra mille incertezze - reggono la catatonica economia del nostro territorio, dopo una prova del genere fosse tentato di dare forfait.

E la cosa mi spaventa, più di un’aggressione o una minaccia!

L’ago della bussola s’è spostato da qualche tempo ed invece di indicare la rotta verso casa pare ci voglia costringere a tornare indietro. Forse non ha torto in tal senso il presidente della Camera di Commercio crotonese, Roberto Salerno, quando “a caldo” commenta che certi atti “sono un segnale di allarme relativo ad un’inversione del modus operandi della criminalità” che passando “all’attacco diretto verso le persone” attua così “una strategia della tensione finalizzata ad alimentare il terrore e la sottomissione” del territorio.

E’ come se qualcuno o qualcosa, in parole semplici, volesse convincerci che qualsiasi sforzo in questa terra è del tutto inutile e la punizione è dietro l’angolo per chi tenta di risalire la corrente; per chi fa senza pretendere, per chi lavora senza piegare la testa, per chi vuole scegliere senza domandare il permesso.

Esattamente un mese fa, il 27 settembre, a subire la stessa sorte un altro imprenditore locale, Cesare Spanò. Allora lo sentii telefonicamente e la cosa che mi lasciò perplesso fu una confessione: “non sai il male che si prova”, mi disse. L’ho incontrato due giorni fa ad attendere che Vrenna uscisse dalla sala operatoria. Gli ricordai la frase e me la spiegò: non si riferiva al dolore fisico!

Questa, nel bene e nel male, con i suoi pregi e i tanti difetti, è sempre e comunque casa nostra. Non di qualcuno: singolo o branco che sia. E quando a pagare il conto è chi tiene testardamente acceso il respiratore artificiale, nel tentativo di tenerla in vita attendendo una cura che dovrà pure arrivare, allora l’aggredito non è uno solo ma siamo tutti noi: con i nostri progetti, le nostre speranze ed il futuro dei nostri figli.

V.R.

A seguire vi lascio con un articolo di Francesco Alberoni. Me ne fece omaggio in una stampa proprio Vrenna qualche anno fa. Mi auguro possiate leggerlo con attenzione e che abbiano voglia di rileggerlo - prima di qualsiasi decisione - lo stesso Vrenna e gli altri pochi “costruttori” rimasti qui a lavorare.

***

“Perché i costruttori battono i distruttori”

Di Francesco Alberoni

Nel corso della storia vi sono sempre stati i costruttori e i distruttori. I primi hanno coltivato la terra, edificato le città, sviluppato le scienze. Gli altri, in genere pastori incolti, ma ottimi guerrieri, hanno saccheggiato e distrutto ciò che avevano costruito i primi. I grandi costruttori, gli egiziani, i greci, i romani ci hanno lasciato un immenso patrimonio materiale costituito da edifici, templi, strade e poi scienza, filosofia, letteratura, teatro. I distruttori, invece, pensiamo ai goti, ai vandali, agli unni, del terrore che incutevano.

Nel campo politico - e talvolta anche nelle imprese - si ripete un po’ quello che accade nelle guerre di conquista. Vi sono politici che cercano il potere per realizzare un loro programma. Allora demoliscono ciò che ritengono sbagliato per far posto al nuovo. Inseriscono dirigenti e collaboratori fedeli ma, se trovano gente di valore, la fanno lavorare al loro progetto. Ma vi sono anche quei politici che, invece, cercano la carica per se stessa, non hanno nessun sogno, nessun progetto da realizzare. Arrivati al potere, la loro prima preoccupazione è distruggere ciò che ha realizzato il loro predecessore, anche se è ottimo, per emergere loro.

Teniamo presente che tutto quello che facciamo, sia esso la nostra casa, oppure un libro, una scuola, è una oggettivazione di noi stessi. Vi trasferiamo ciò che abbiamo di meglio, ciò che vogliamo donare agli altri, ciò che vogliamo che sopravviva. Chi distrugge, chi frena gli altri, lo fa perché non ha nulla da dare e può solo provare invidia. Invece chi crea, realizza, edifica, anche quando è ambizioso, anche quando è autoritario, nel profondo ha un animo generoso, e si realizza nel fare le cose che servono agli altri. Ho conosciuto persone che, senza guadagnarci nulla, hanno edificato scuole, università, ospedali, comunità per il recupero dei drogati in tutte le parti del mondo. E sempre senza eccezione sono stati attaccati, frenati dai distruttori.

Come hanno fatto a difendersi, a vincere? Inventando sempre nuove cose. Se i distruttori gli bloccavano un progetto, loro ne mettevano in piedi dieci. Se li fermavano in un posto, ricominciavano in un altro. E trovavano sempre qualcuno interessato, qualcuno che li aiutava. I distruttori sono rigidi, non hanno fantasia. E la fantasia e la creatività vincono sempre.

dal Corriere della Sera, 8 ottobre 2007