Rifiuti in Calabria: Ecomafie, fallita gestione commissariale

Crotone Attualità

È stata presentata a Crotone, la relazione sulle criticità nel settore dei rifiuti e delle bonifiche relativa alla regione Calabria elaborata dalla Commissione bicamerale d’inchiesta sugli illeciti connessi al ciclo dei rifiuti presieduta dall’on Gaetano Pecorella. Il documento è il frutto di una complessa attività istruttoria, che ha visto la Commissione impegnata in tre distinte missioni sul territorio calabrese tra dicembre 2009 e giugno 2010, nel corso delle quali ha esaminato la situazione grazie a un numero significativo di audizioni e sopralluoghi. Al convegno sono presenti, tra gli altri, il presidente della Regione, Giuseppe Scopelliti, il procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, il sindaco e il prefetto di Crotone.

Il fallimento della gestione commissariale | L'inchiesta ha consentito di mettere in evidenza come, a distanza di oltre tredici anni (ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 2696 del 21 ottobre 1997) dall'istituzione dell'ufficio del commissario delegato per l'emergenza rifiuti in Calabria nel settore dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani, poi ampliato al settore delle acque e delle bonifiche per gli anni compresi dal 2002 al 2008, non è stato realizzato nessuno degli obiettivi previsti dai piani regionali per i rifiuti, predisposti dal commissario delegato per l'emergenza rifiuti. L'esito delle iniziative commissariali è stato del tutto insoddisfacente, posto che le società miste pubblico - private, costituite dal commissario per realizzare la raccolta differenziata, versano tutte in stato di insolvenza e che la raccolta differenziata non è decollata, essendo, pressoché, inesistente sul 90 per cento del territorio regionale, a tal punto da raggiungere, nella media, la modesta percentuale del 4,2 per cento per gli anni 2005, 2006, 2007 e 2008. Tutto il sistema delle discariche è rimasto affidato ai privati: ad oggi sono operative le discariche di Pianopoli (CZ) e di Catanzaro-Alli, entrambe di proprietà del privato «Enerambiente SpA», nonché la discarica di Crotone, località Columbra, la più grossa della Calabria, gestita dalla «Sovreco srl», mentre tutte le altre discariche, pubbliche e private, sono praticamente esaurite; la discarica di Pianopoli, in data 18 novembre 2010, è stata posta sotto sequestro con decreto urgente del pubblico ministero di Lamezia Terme, convalidato dal GIP, in data 22 novembre 2010, per violazione degli articoli 137, comma 1, del decreto legislativo n. 152 del 2006 e 674 del codice penale.

La gestione integrata dei rifiuti comprende gli impianti di trattamento - che in Calabria fanno capo per la gran parte a una società privata, la TEC-Veolia - nonché il termovalorizzatore di Gioia Tauro, anch'esso gestito dalla stessa società; con riguardo a quest'ultimo impianto, dal Rapporto rifiuti 2008 ISPRA-ONR e dal successivo rapporto del 2009 risulta che, negli anni 2007 e 2008, l'inceneritore ha trattato un quantitativo di rifiuti, rispettivamente, di 114 mila tonnellate e di 97 mila tonnellate di combustibile da rifiuto a fronte di una potenzialità complessiva di 120 mila tonnellate e che ha usato come combustibile cdr proveniente anche da altre regioni e, segnatamente, dal Veneto, dalla Toscana e dalla Lombardia; alla luce dei dati sopra esposti, appare evidente la superfluità del raddoppio dell'impianto di incenerimento di Gioia Tauro, il cui completamento è previsto per il 2012 e al quale, tuttavia, non è possibile sottrarsi per non dover pagare forti penali, in forza del concluso contratto di appalto;

I costi della gestione commissariale | in un contesto di acclarata inefficienza e di disservizio pubblico devono, inoltre, essere sottolineati, in negativo, i costi della struttura commissariale, indicati nella relazione della Corte dei conti-sezione regionale di controllo per la Calabria, che - con riferimento al periodo compreso tra il mese di gennaio 2006 e il mese di agosto 2009 - sono stati complessivamente pari a 13.838.659,64 euro; tra le voci di bilancio relative alle suddette annualità meritano di essere sottolineate le seguenti: 1) i «compensi al personale amministrativo» che, nell'anno 2007, hanno raggiunto la rilevante somma di 3,44 milioni di euro, a fronte di una media negli altri anni di circa euro 1,5 milioni; 2) i «compensi per collaborazioni» - non meglio specificate - che, nell'anno 2007, hanno raggiunto il picco di 979 mila euro e, nell'anno 2008, sono stati di ben 717 mila euro; in via generale, si tratta di costi molto elevati, che non trovano alcun riscontro nel servizio reso; in particolare, la voce «compensi per collaborazioni» appare del tutto ingiustificata; rilevanti sono, poi, le spese «per la gestione di discariche, impianti e stazioni» che, nel decennio, sono state complessivamente pari a euro 249.144.297,53, con un crescendo costante; se si volessero fare dei rapidi confronti, per ogni cittadino calabrese sono stati spesi ben 123,89 euro solo per la gestione delle discariche e delle stazioni di trasferenza da parte del commissario, cui vanno ad aggiungersi le somme pagate a titolo di tariffa dai comuni: il tutto per un servizio non reso, ovvero reso male; i costi sopra indicati prescindono dalle condanne, contenute in ben tre lodi arbitrali, del complessivo importo di oltre 100 milioni di euro - importo che, paradossalmente, è pari al costo di un inceneritore di media taglia - subite dall'ufficio del commissario delegato, a causa della mancata realizzazione del termovalorizzatore di Bisignano, dei ritardi e degli inadempimenti relativi alla costruzione degli impianti di trattamento e delle discariche di servizio, nonché al raddoppio del termovalorizzatore di Gioia Tauro (lodo n. 121/10) e, infine, dei crediti vantati dalla TEC-Veolia per maggiori costi di gestione degli impianti: tutto ciò a fronte di un'attività di recupero crediti svolta dall'ufficio del commissario nei confronti dei comuni per le tariffe rsu non versate, che è del tutto insoddisfacente, posto che nell'anno 2009 vi è stato un incremento dei crediti non riscossi della struttura commissariale verso i comuni, che sono passati dalla somma di 143 milioni 874 mila euro, alla data del 31 dicembre 2008, a quella di 149 milioni di euro, alla data del 31 dicembre 2009;

L’infiltrazione della criminalità | Deve essere stigmatizzato – annota ancora la Commissione bicamerale d’inchiesta - il fatto che nella gestione commissariale in Calabria, per un verso, nessuno dei contratti stipulati dai commissari delegati risulta sottoposto al controllo preventivo della Corte dei conti e, per altro verso, vi è stata una produzione alluvionale di ordinanze commissariali, spesso contraddittorie e confuse, con conseguenze non da poco, dal momento che le inefficienze del sistema pubblicistico hanno finito con il favorire l'inserimento nel ciclo dei rifiuti della criminalità organizzata, che è particolarmente presente nella provincia di Reggio Calabria, laddove, a fronte di un giro d'affari di complessivi 150 milioni di euro all'anno, pari al 2 per cento del PIL del territorio, solo 12 imprese delle 161 che si occupano di rifiuti hanno ottenuto la certificazione antimafia negativa, mentre 115 imprese risultano addirittura sconosciute al sistema; l'inserimento mafioso della 'ndrangheta emerge in tutta la sua evidenza dalle indagini della Procura della Repubblica in Reggio Calabria, che spesso vedono il coinvolgimento nelle attività criminose nello specifico settore dei rifiuti anche di soggetti politici*.

La Commissione si è soffermata, inoltre, con apposito capitolo, sul ruolo egemone che i privati eserciterebbero nel territorio calabrese e sui rapporti con ambienti istituzionali; in tale contesto ambientale si spiegherebbero le ragioni per cui la Calabria è divenuta terra di smaltimento di rifiuti speciali, anche pericolosi, posto che l'Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale (ISPRA) ha calcolato una capacità di smaltimento di rifiuti speciali calabrese molto alta, di quasi 43 mila tonnellate per anno, pari a circa il 7 per cento dei rifiuti nazionali, quantitativo che non corrisponde assolutamente alla produzione di rifiuti speciali nella regione; è significativo anche il fatto che la «IAM», società mista pubblico-privata, che ha in gestione un depuratore a Gioia Tauro, sia destinataria del percolato proveniente dalla Sicilia, nonostante tale depuratore spesso sia in difficoltà per la depurazione dei liquami del territorio calabrese, con conseguente contaminazione della falda;

Le bonifiche: il caso Crotone | Gli inadempimenti del commissario delegato hanno investito anche il sito di interesse nazionale (SIN) di Crotone, Cerchiara e Cassano, tutti comuni afflitti da un grave inquinamento ambientale, determinato dalla «ferrite di zinco» dello stabilimento «ex Pertusola» di Crotone e dalla «fibretta di amianto in polvere», usata fino agli anni Novanta negli stabilimenti «ex Montedison» di Crotone, nonché dalla «fosforite» derivante dalla produzione di fertilizzanti in questi ultimi stabilimenti; nel periodo di competenza - che va dal mese di novembre 2002 al mese giugno 2008, anno in cui l'esecuzione degli interventi di bonifica è stata demandata a «Syndial SpA», società del gruppo Enichem, quale soggetto responsabile della contaminazione - l'ufficio del commissario per l'emergenza rifiuti non ha provveduto a porre in essere alcuna iniziativa per la messa in sicurezza e/o la bonifica dei siti inquinati, lasciando cadere nel vuoto le decisioni assunte nelle varie conferenze di servizi tenute presso il Ministero dell'ambiente e le conseguenti prescrizioni; le varie conferenze di servizi, istruttorie o decisorie, tenutesi presso il Ministero dell'ambiente e tutte le riunioni operative effettuate tra le autorità locali della città di Crotone, nella realtà, hanno avuto solo carattere di mera interlocutorietà, senza alcun segnale di concretezza nell'affrontare e risolvere l'annosa questione dell'inquinamento dei terreni, delle falde acquifere e dei fondali marini, determinato dalle pregresse attività industriali all'interno del sito in questione; la situazione non è concretamente migliorata nel corso di questi ultimi tre anni, posto che la Syndial è in forte ritardo nell'attività di bonifica dei siti inquinati e che il Ministero non ha ancora attuato i poteri sostitutivi di azione in danno, che la legge gli conferisce per l'adempimento delle obbligazioni assunte dalla società proprietaria dei siti inquinati; a questo punto, la Commissione di inchiesta - anche alla luce delle osservazioni del dottor Gianfranco Mascazzini, ex direttore generale della direzione generale qualità della vita del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, nel corso della sua audizione del 12 aprile 2011- non può non esprimere tutte le sue perplessità sulla scelta operata dalla Syndial, circa il trasferimento dei rifiuti nocivi dalle aree inquinate dell'ex Pertusola e dell'ex Fosfotec alla costruenda discarica di Giammiglione, località sita a ridosso della città di Crotone in una zona collinare, al confine del comune di Scandale, comune interno a 350 s.l.m., inserito nella comunità montana «Alto Marchesato Crotonese»; in pratica, nel caso di specie, il piano prevedeva il trasferimento dell'inquinamento dalla zona costiera a quella collinare dello stesso comune di Crotone, con centinaia di migliaia di viaggi di camion che avrebbero dovuto attraversare l'intera costa crotonese, carichi di molti milioni di metri cubi di materiali contenenti scoria cubilot, fosfogessi e fibretta d'amianto, da trasferire nella discarica di Giammiglione. Viceversa, appare preferibile la bonifica in situ e, cioè, l'opportunità di chiudere all'interno di un volume confinato i materiali inquinanti e di trattarli sul posto, evitando escavazione e trasporto degli stessi, tanto più che il meccanismo dell'isolamento e del marginamento con tecniche sempre più raffinate - che oggi presentano un ragionevole rapporto costi/benefici - consente di attivare e scommettere sulle tecnologie di bonifica in situ.

A tale proposito, il dottor Giuseppe Pignatone, procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, ha citato emblematicamente il caso del sindaco di Gioia Tauro, Giorgio Dal Torrione - poi rinviato a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa o partecipazione - il quale era anche segretario generale di un comune vicino a quello di Gioia Tauro, nonché dei collegamenti tra ambienti politici e ambienti malavitosi - cosca Libri, De Stefano, Condello, Piromalli e, nell'ambito dell'indagine «Armonia», diverse cosche ioniche reggine - quali erano emersi in un procedimento penale, significativamente, denominato «Rifiuti SpA»; nella suddetta vicenda processuale era accertata l'alleanza tra i Condello e i Libri, cosche un tempo rivali (ciascuna delle quali, tuttavia, conservava il controllo di una parte della città di Reggio Calabria) che tuttavia - dopo la lunga guerra di mafia che, tra il 1985 e il 1991, li aveva visti contrapposti - già agli inizi degli anni 2000, avevano stretto sul piano imprenditoriale degli accordi, che partivano proprio dal settore particolarmente lucroso dei rifiuti; sicché, sulla base del denaro e dell'interesse avevano superato i vecchi rancori; il dottor Carmelo Casabona, questore di Reggio Calabria, nel corso della sua audizione del 1o dicembre 2009, ha riferito che vi è una imprenditoria che, con il sostegno della 'ndrangheta e ricorrendo all'influenza tipica della mafia in genere, si immette nel settore dei rifiuti, gestendo appalti, come risulta provato dalla sentenza n. 5635/01 R. GIP di Reggio Calabria del 22 dicembre 2008, che, nel condannare un imprenditore, Matteo Alampi, ha fatto luce sulla metodologia adottata dalla 'ndrangheta nel sistema della raccolta dei rifiuti; lo stesso dottor Casabona, prendendo spunto da tale processo, ha rimarcato l'esistenza, nelle gare di appalto, di accordi tra tutti i concorrenti, alcuni dei quali accettano di fare la figura delle comparse, per un preciso tornaconto, come quello di vedersi affidati servizi in subappalto ovvero di ottenere altri appalti, privi di interesse per la criminalità; sul punto, il questore ha parlato dell'esistenza «quasi di una consorteria», che consente la gestione degli appalti in base agli appetiti del momento e di una fase «quasi democratica» del sistema illecito nella distribuzione degli appalti. Proprio ricorrendo a tali sistemi è accaduto nella vicenda «Alampi» che le cosche dei Libri e dei Condello, storicamente avverse tra loro, in questa occasione, non si sono scontrate, anzi hanno raggiunto un accordo; il questore di Reggio Calabria ha citato le vicende che hanno visto coinvolta nel recente passato la società Leonia, che effettua la raccolta dei rifiuti nella città di Reggio Calabria. Ebbene, la Leonia ha subito numerosi attentati: nel 2007 hanno sparato a un auto compattatore, nel corso del 2008 vi è stata una esplosione di colpi in direzione di un altro mezzo e altri attentati e, in data 1o novembre 2009, sono state incendiate quattro autovetture della famiglia De Caria, responsabile della ditta Leonia. Il problema degli inquirenti - ha concluso il questore di Reggio Calabria - era quello di «capire se dietro a tutto questo possano esservi contrapposizioni oppure estorsioni», in ogni caso, di stampo mafioso.