Inaugurata a Taverna la X edizione di Vis Musicae

Catanzaro Tempo Libero Romana Monteverde

All’interno del chiostro del Palazzo Comunale di Taverna, definita dal sindaco Eugenio Canino il “fiore all’occhiello” della Presila per l’enorme patrimonio culturale ed associativo (sono ben 13 le associazioni che vi operano) di cui è composta, ha preso il via la decima edizione della rassegna “Vis Musicae”. Una rassegna pensata dieci anni fa proprio per il Parco Monaco di Villaggio Mancuso – ha chiarito il presidente dell’omonima associazione organizzatrice, Caterina Salerno - e sostenuta, non solo materialmente, dall’Amministrazione Provinciale di Catanzaro, ma ancor più dalla caparbia della stessa Salerno, del direttore artistico Paolo Scarnecchia e dei fondatori dell’associazione, Francesco Panaro, Pino Focaccio, Gennaro di Cello e Pasquale Capellupo. Con voce rotta dall’emozione, Caterina Salerno, che ricopre anche la carica di presidente del Centro Servizi al Volontariato della provincia di Catanzaro, non ha potuto che esprimere viva soddisfazione per la crescita della manifestazione e, ancor più, per il coinvolgimento del volontariato nella sua organizzazione, in considerazione dell’Anno Europeo dedicato proprio al Volontariato. I saluti istituzionali del presidente del Parco Nazionale della Sila, Sonia Ferrari - che ha insistito sulla necessità della sostenibilità del turismo montano attraverso la collaborazione delle tre province in cui il Parco si snoda - e del presidente della Provincia Wanda Ferro, che ha fatto notare come nel programma della nuova edizione convivano tante “cose strane” (volontariato, lotta alla criminalità organizzata, educazione ambientale, ma anche iniziative a carattere “tricolore”) in nome dell’eccellenza e dell’onestà intellettuale di quanti si impegnano per la costruzione di una Calabria diversa – hanno fatto da corollario ai significativi interventi di Marco Granelli, presidente del Coordinamento nazionale dei Centri di Servizio (CSVnet), e di don Mimmo Battaglia, presidente nazionale delle Comunità Terapeutiche oltre che del Centro Calabrese di Solidarietà di Catanzaro. A detta di Granelli, il volontariato può essere attrattore di relazioni di senso per la sua capacità di mettere insieme “il fare ed il pensare”, e di essere testimonianza della positività delle esperienze umane. Ma per comunicare la sua capacità di ricoprire un ruolo politico e culturale nella costruzione del bene comune, il volontariato – ha continuato Granelli – deve superare il senso di autoreferenzialità che lo contraddistingue. La riscoperta della “relazione”, e della bellezza del dare e ricevere, è stata invece al centro dell’intervento di don Mimmo Battaglia, sempre pronto ad emozionare il pubblico: “Esiste un mercato di merce umana, che produce scarti umani, in cui la solidarietà rischia di perdersi a furia di confondersi con il pietismo che si avvale delle passerelle – non ha avuto mezzi termini don Mimmo a riguardo - Se non c’è la giustizia sociale non può esserci solidarietà: la solidarietà sotto i riflettori diventa ambigua, e per ritrovarsi necessita di recuperare il valore della reciprocità, della relazione, del riconoscimento del rispetto dell’altro. Il volontariato è solo una traccia della spiritualità, che si nutre del sentimento di gratuità e che sa distinguere la cultura del dono dalla negatività dell’elemosina. Il dono, infatti, è silenzioso, non sopporta il clamore, è riconoscimento dell’altro e del bisogno dell’altro”. L’etica del volontariato, dunque, è l’etica dei volti. Un po’ come descritto da Franco Battiato nella sua celebre canzone, “La cura”: siamo tutti esseri fragili, sia chi si prende cura sia chi è curato, ed insieme abbiamo bisogno di “sollevarci” nel rispetto della dimensione del dono e della speranza. A conclusione della serata inaugurale, “ ‘u mastru cantaturi” Otello Profazio ha ottenuto il premio alla carriera (un’opera in vetro resina, con il logo della rassegna in effetto bronzo eseguito dall’artista Franco Cimino) dalle mani del presidente Ferro come riconoscimento dell’abilità di fondere le molteplici esperienze di vita in una modalità completamente originale, che è quella della scrittura in versi musicali, che l’ha sempre contraddistinto. Profazio, si legge nella motivazione, “ha esplorato i sentimenti e gli stati d’animo del popolo calabrese, dando voce ai più deboli e agli esclusi, attraverso la denuncia delle ingiustizie, dei mali, delle ferite, che affliggono il Meridione”. E lo stesso cantastorie ha ricordato come la descrizione di pregi e difetti dell’Italia risorgimentale sia stata fatta in tempi non sospetti: già quarant’anni fa amava scrivere che “non erano le bombe ad impensierire i giovani dell’Unità d’Italia, ma le donne lasciate sole a casa per andare in battaglia”, o che “li piemontesi sugnu come li pulci, vanno dove vogliono e sucano chi vogliono”… Le magiche alchimie che il violoncellista Paolo Damiani ha fatto rivivere con il suo strumento “a cinque corde” hanno accompagnato l’attento e colto pubblico di “Vis Musicae” verso l’epilogo della prima serata sotto le stelle del Chiostro. Passato e presente hanno convissuto per tutta la durata dell’esibizione, di chiara impronta jazz, tra un rintocco e l’altro di un’atavica campana (quella della Chiesa di S. Domenico). Ed hanno spianato la strada ad un altro virtuoso dello stesso strumento, Mario Brunello, protagonista della seconda serata dedicata alla musica.