Imprenditore con 200 mln di beni dichiarava pochi euro al fisco

Catanzaro Cronaca

Tra i beni sequestrati a Salvatore Mazzei (circa 200 milioni di euro), figurano 70 fabbricati, 215 terreni, una cava per l'estrazione di inerti, 25 società, 30 automezzi e un hotel, ma al fisco aveva dichiarato redditi irrisori. Negli ultimi anni, in particolare, la sua dichiarazione dei redditi era stata di 2.887 euro nel 2009, 8 mila euro nel 2008 e nessuna entrata nei quattro anni precedenti. Una sproporzione così ingente da fare scattare i controlli incrociati portati avanti dai carabinieri del Noe di Catanzaro e dai carabinieri del Comando provinciale di Catanzaro.

Sono stati proprio i diversi reati che lo stesso avrebbe compiuto in materia ambientale, a fare scattare le indagini. L'uomo, infatti, ha più volte violato, tra l'altro, i sigilli che erano stati apposti alla cava di inerti, procedendo con i lavori; un curriculum di tutto rispetto, con diversi procedimenti penali aperti e due arresti. In questo caso, però, il provvedimento di sequestro non e' legato alla normativa sui patrimoni illeciti di provenienza mafiosa, ma ad un'indagine ordinaria, come l'ha definita in conferenza stampa il procuratore di Lamezia Terme Salvatore Vitello, che ha firmato la richiesta insieme al sostituto Luigi Maffia.

I particolari dell'operazione sono stati resi noti nel corso di una conferenza stampa che si e' svolta nella sede del Comando provinciale dei carabinieri, a Catanzaro, alla presenza, oltre che dei due magistrati, del tenente colonnello Giorgio Naselli, comandante del Reparto operativo provinciale; del maggiore Giovanni Caturano, comandante del gruppo carabinieri tutela ambiente di Napoli; del capitano Domenico Dente, comandante della Compagnia di Lamezia Terme. I beni sequestrati sono tutti riconducibili ai congiunti dell'imprenditore e ad una donna che non ha vincoli di parentela. Mazzei, infatti, negli ultimi anni aveva provveduto a liberarsi dei beni, cosi' come evidenziato nel corso della conferenza stampa, per evitare che questi potessero essere sequestrati, visti i numerosi procedimenti in corso. "E' stato un accertamento ordinario - ha detto il procuratore Vitello - avviato dopo i numerosissimi procedimenti penali in corso, soprattutto per questioni ambientali, nei confronti dell' imprenditore. Un patrimonio ingente che non e' stato facile ricostruire, anche per via delle numerose societa' delle quali sono state ripercorse le vicende societarie".

In alcuni casi si tratta anche di societa' dichiarate fallite o in liquidazione, poste sotto sequestro d'urgenza per potere ricostruire i passaggi che sono stati compiuti. "C'e' un lavoro della Procura di Lamezia Terme ad ampio spettro - ha concluso Vitello - come dimostrano le indagini concluse in questi ultimi giorni". Il maggiore Caturano ha ripercorso le varie fasi delle indagini, mentre il sostituto Maffia si e' soffermato sul fatto che i riscontri investigativi degli ultimi due anni, "hanno permesso di evidenziare che pur non essendo impegnato formalmente nella gestione di alcune societa', Mazzei ne aveva l'amministrazione nei fatti". Il sostituto procuratore ha anche spiegato che l' inchiesta si divide in due parti, la prima che e' quella che ha portato al sequestro d'urgenza, la seconda per l'avvio del procedimento che dovrebbe portare alla confisca dei beni.