Giovane ucciso e dato alle fiamme, omicida condannato a 22 anni

Catanzaro Cronaca

Si è concluso con una condanna a 22 anni di reclusione il processo a carico di Santino Accetta, 32 anni, imputato per l'omicidio aggravato di Cristian Galati, il 24enne picchiato brutalmente, legato ad un albero e poi bruciato vivo a Curinga (Catanzaro), nel gennaio 2009. La Corte d'assise di Catanzaro presieduta da Giuseppe Neri ha inoltre riconosciuto alle parti civili - Leopoldo Marchese difende i genitori di Cristian, i fratelli e una sorella, mentre l'altra sorella e' difesa da Luca Scaramuzzino) - il risarcimento del danno che sara' liquidato in altra sede, stabilendo intanto delle provvisionali di 80.000 euro per ciascun genitore, e 40.000 euro ciascuno per ogni fratello della vittima. Alla quantificazione della pena in 22 anni - il pubblico ministero aveva chiesto l'ergastolo - la Corte e' giunta non riconoscendo a carico di Accetta l'aggravante della premeditazione, concedendogli le attenuanti generiche e ritenendole equivalenti alle altre aggravanti contestate - i futili motivi, la crudeltà verso la vittima, l'aver agito in più persone A

questo punto i difensori dell'imputato, gli avvocati Davide Dell'Aquila e Francesco Galati, attenderanno le motivazioni della sentenza, per le quali i giudici hanno chiesto 90 giorni, e poi proporranno appello. Le persone imputate per l'omicidio di Galati sono state in tutto tre. Due dei tre giovani, Pietro Mazzotta ed Emanuele Caruso, sono stati condannati in primo grado rispettivamente a 16 anni ed a 30 anni di reclusione con rito abbreviato, ed il 5 aprile scorso la Corte d'assise d'appello ha assolto Mazzotta e dimezzato la condanna di Caruso, cui dunque ha inflitto 15 anni. Proprio Caruso in fase di indagini confessò di essere l'autore dell'atroce delitto, sostenendo di aver portato a termine da solo il disegno di morte di Galati, anche se poi in aula, lo scorso 19 gennaio, si avvalse della facoltà di non rispondere alle domande della Corte d'assise di Catanzaro, del pubblico ministero e degli avvocati. Ma secondo la pubblica accusa Accetta avrebbe partecipato eccome all'assassinio di Galati, il quale sarebbe stato ucciso proprio per i suoi contrasti con il primo, che lo avrebbe tra l'altro accusato di avergli bruciato l'auto. Il racconto di quest'ultimo particolare e' stato fatto in aula anche dai genitori della vittima che, sentiti nel corso del dibattimento, hanno detto di aver saputo dal figlio della minaccia che Accetta gli avrebbe fatto dopo che la sua macchina venne bruciata.