Omicidio Lo Prete, s’indaga sul movente: atti potrebbero passare alla Dda

Reggio Calabria Cronaca

L’uomo sottoposto a fermo, ieri sera, per l’omicidio di Massimo Lo Prete (QUI), è il 38enne Giuseppe Mazzaferro. I carabinieri, che stanno indagando sull’assassinio del 50enne, come noto freddato nella sua Fiat Panda mentre faceva benzina in un distributore della statale 18, a Gioia Tauro (QUI), sono giunti a Mazzaferro grazie alla ricostruzione di alcuni elementi trovati proprio sul luogo del delitto.

Agli investigatori, intanto, non è ancora chiaro il movente dell’omicidio: da quanto finora appreso sia la vittima che il fermato erano già noti alle forze dell'ordine per droga e pare avessero frequentazioni con persone legate alla criminalità organizzata locale.

Il nome di Lo Prete, detto Mangiapanini, compare infatti in alcune inchieste, anche recenti, sul traffico di stupefacenti: per esempio, a lui risultava intestata una delle vetture che sarebbero state usate da un indagato finito in manette nell’ambito dell’operazione “Nuova Narcos Europea” (QUI).

Del 50enne, inoltre, come risulta all’Ansa, avrebbero parlato alcuni collaboratori di giustizia come Antonio Russo che, nel 2014, lo avrebbero definito un “grosso trafficante di droga” che “conduce un tenore di vita molto alto” sostenendo fosse “chiaramente legato” alla cosca locale dei Molè.

Lo stesso Lo Prete, che gestiva un autonoleggio, in alcune occasioni è stato controllato dalle forze dell’ordine mentre era in compagnia di soggetti imparentati con la cosca Piromalli.

I carabinieri stanno quindi cercando di comprendere se l’omicidio possa essere o meno maturato negli ambienti della ‘ndrangheta gioiese.

Ovviamente è ancora tutto da ricostruire chiaramente e spetta quindi agli investigatori, coordinati dalla Procura della Repubblica di Palmi, diretta da Emanuele Crescenti, fare luce sul fatto di sangue.

Qualora vi siano elementi che riconducano l’assassinio alla criminalità organizzata le stesse indagini potrebbero però passare alla Dda di Reggio Calabria, coordinata dal procuratore Giovanni Bombardieri.