Acquappesa non dimentica e ricorda Lucio Ferrami, imprenditore vittima della mafia

Cosenza Attualità

Acquappesa, piccolo centro affacciato sul Tirreno cosentino, ha reso omaggio ieri, giovedì 27 ottobre, a Lucio Ferrami, imprenditore vittima della ‘ndrangheta, nel giorno del 41mo anniversario della sua morte.

La celebrazione è consistita nella deposizione di un corona nel luogo dove avvenne l’agguato, in contrada Zaccani, bivio per S. Iorio.

Si tratta ormai di un appuntamento annuale, voluto e organizzato dall’associazione antiracket Mani Libere di Cosenza intitolata allo stesso Ferrami, con lo scopo di diffondere un messaggio di partecipazione attiva alla cittadinanza e alle nuove generazioni.

Un incontro che ha registrato la partecipazione delle istituzioni - presenti il sindaco di Acquappesa Francesco Tripicchio e il collega di Cetraro Ermanno Cennamo - e dei rappresentanti delle Forze dell’Ordine, che hanno mostrato appoggio e vicinanza ai familiari dell’imprenditore, la vedova Maria Avolio, il figlio Pierluigi, la sorella Franca Ferrami, e ai componenti dell’associazione Antiracket, rappresentati da Alessio Cassano e Francesco Dursi, che insieme a Maria Teresa Morano, coordinatrice regionale, hanno sottolineato l’importanza di un momento di riflessione e condivisione, soprattutto per la presenza, anche quest’anno, di un gruppo di alunni che frequentano la 3°B dell’istituto comprensivo “G. Cistaro” di Guardia Piemontese che, accompagnati dai docenti Simona Tucci e Pietro Sellitto hanno realizzato alcuni elaborati.

Nell’occasione è stata annunciata una collaborazione anche con il liceo artistico di Cetraro guidato da Graziano Di Pasqua, per la quale un gruppo di allievi sta realizzando un mosaico a tema sotto la direzione del prof Salvatore Abbate.

“Ogni anno siamo orgogliosamente qui – ha esordito Maria Teresa Morano - e siamo contenti che da luogo dimenticato, com’è stato per trent’anni, sia diventato un posto dove ci si incontra, si parla e si ricorda. Perché la memoria è ciò che siamo”.

“Il caso di Lucio Ferrami – ha dichiarato Alessio Cassano - è la testimonianza che quarant’anni fa, quando si denunciava, si rimaneva da soli. Oggi chi denuncia trova un’associazione forte, che assiste e sostiene le vittime in tutte le fasi”.

“Un’occasione di conversione per tutti” secondo don Ennio Stamile, in rappresentanza dell’associazione Libera. “Lucio Ferrami è morto per difendere la sua libertà, la sua dignità e il suo lavoro. Diritti fondamentali, presenti nella Costituzione, che non possono essere calpestati”.

“La pace - ha aggiunto - si costruisce su libertà, verità, giustizia e solidarietà e ognuno di noi ha il diritto di esercitare la sovranità che ci conferisce la carta costituzionale”.

“Per anni siamo stati vittime di una distorsione culturale – ha affermato il viceprefetto Osvaldo Caccuri – per cui nelle mafie si è parlato di rispetto e di uomini d’onore. Pensando a ciò che è successo qui quarant’anni fa ci rendiamo conto che non c’è alcun onore, né azione meritevole o valore nell’agire in gruppo contro un uomo solo. Per ciò che rappresenta ci inchiniamo a Lucio Ferrami, il cui gesto ha avuto come conseguenza la nascita di un’associazione Antiracket con la sua azione di contrasto e resistenza al crimine vigliacco e parassitario”.