Perugia. Aziende “serbatoi” di manodopera fasulla: arrestati due imprenditori ed un consulente calabresi

Crotone Cronaca

Lo Scico della Guardia di Finanza di Perugia ha arrestato tre persone, mentre in tutto sono una decina quelle indagate, eseguendo anche un sequestro beni da circa un milione di euro.

Le misure hanno colpito imprenditori, tra cui due calabresi; un professionista anch’egli d’origine calabrese; società che operano nella provincia del capoluogo umbro ed a cui la Procura locale contesta, a vario titolo, il trasferimento fraudolento di valori, l’emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, l’autoriciclaggio, la ricettazione, l’indebita percezione di erogazioni pubbliche, la falsità ideologica e il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Le indagini sono scattate nel 2020 e grazie anche ad appostamenti, pedinamenti, ed alle esame di documentazione contabile, amministrativa e finanziaria, si ritiene abbiano fatto emergere diversi casi di presunte intestazioni fittizie di quote societarie e di immobili, di emissione ed utilizzo di fatture per operazioni considerate inesistenti e di reimpiego dei connessi guadagni: operazioni che sarebbero state messe in atto da soggetti già gravati da precedenti penali o di polizia per associazione mafiosa o destinatari di misure di prevenzione.

Gli inquirenti sostengono poi che siano stati ottenuti ingiustamente dei contributi pubblici erogati per fronteggiare l’emergenza epidemiologica oltre a casi di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, perpetrati instaurando rapporti di lavoro fittizi con cittadini extracomunitari, con lo scopo di fargli ottenere il permesso di soggiorno, così come previsto dalla legge per colf, badanti e braccianti agricoli.

I “SERBATOI” DI MANODOPERA

Tutto parte dagli approfondimenti di natura patrimoniale avviati d’iniziativa dalle fiamme gialle nei confronti di un imprenditore edile calabrese, da anni residente in provincia di Perugia, già sorveglianza speciale di pubblica sicurezza ed attualmente imputato per associazione mafiosa, essendo considerato un affiliato alla cosca della ‘Ndrangheta dei Farao-Marincola di Cirò Marina, nel crotonese, che avrebbe attribuito falsamente a suoi congiunti la titolarità di una nuova azienda per evitare l’applicazione di misure di prevenzione ed agevolare il riciclaggio di proventi illeciti.

Dai successivi sviluppi investigativi sarebbe anche emerso che tanto la nuova impresa quanto la preesistente azienda operassero come “serbatoi” di manodopera, somministrata illegittimamente a terzi tramite la stipula di contratti di appalto ritenuti di natura fraudolenta.

Da quanto accertato infatti dall’Inps e dall’Ispettorato Territoriale del Lavoro competenti, il personale assunto formalmente dagli appaltatori, in realtà sarebbe stato stabilmente alle dipendenze del committente (una storica società perugina attiva nel settore della fabbricazione di prodotti in calcestruzzo) che avrebbe dettato le direttive, elaborato i piani di lavoro definendole le concrete modalità di esecuzione, “esercitando poteri assoluti di controllo, esautorando, di fatto, gli appaltatori da ogni autonomia organizzativa, riducendosi, quest’ultima, alle funzioni di mera gestione amministrativa dei rapporti di lavoro, senza assunzione del rischio d’impresa”.

Questi elementi sono stati considerati tutti indici rivelatori della non genuinità dei contratti di appalto e della esternalizzazione di fasi o cicli del processo produttivo.

Di conseguenza, le fatture relative ai contratti sono state ritenute giuridicamente inesistenti, dato che, secondo l’orientamento ormai consolidato della Corte di Cassazione, “una fattura che indica una prestazione di servizi nell’ambito di un appalto, che cela una somministrazione di manodopera di carattere fraudolento (in quanto tesa ad un illecito risparmio di spesa sul trattamento economico e previdenziale del personale) - spiegano gli inquirenti - costituisce documento contabile inerente ad operazioni che giuridicamente non esistono, integrandosi, pertanto, i delitti tributari di emissione di fatture per operazioni inesistenti e dichiarazione fraudolenta mediante fatture per operazioni inesistenti.

LA FIGURA CRUCIALE

Figura cruciale in tutto ciò è ritenuto essere un consulente del lavoro di origine calabrese che, oltre a mettere a disposizione le proprie competenze professionali per la realizzazione del presunto “sistema”, si sarebbe adoperato a favore di numerosi pregiudicati per consentirgli di ottenere dei benefici indebiti tramite vari reati.

Fra i “beneficiari” di queste prestazioni professionali, attinti dal provvedimento cautelare, figurano un soggetto già condannato in via definitiva per associazione mafiosa in quanto considerato affiliato al clan camorristico dei Casalesi; un altro imprenditore edile calabrese, attualmente imputato per reati aggravati dal metodo mafioso; un pugliese, considerato responsabile anche della ricettazione di orologi contraffatti; ed un pregiudicato rom di Bastia Umbra (Perugia), che, dietro compenso, avrebbe favorito l’ingresso illegale nel territorio dello Stato di numerosi extracomunitari, procurandogli rapporti di lavoro fittizi.

In questo ulteriore filone, risultano coinvolti anche una cinese e quattro persone residenti a Perugia e nei comuni limitrofi oltre ad una originaria dello Sri Lanka e residente a Gualdo Cattaneo (sempre nel perugino).

Visti i gravi indizi nei confronti degli indagati, il giudice per le indagini preliminari ha ritenuto sussistenti i presupposti per l’applicazione delle misure cautelari, disponendo il carcere nei confronti dell’imprenditore e del consulente del lavoro calabresi, gli arresti domiciliari per un altro imprenditore edile calabrese indagato per intestazione fittizia ed indebita percezione di erogazioni pubbliche ed, infine, l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria nei confronti di sette persone, a vario titolo, coinvolte.

Con lo stesso provvedimento è stato disposto, infine, il sequestro preventivo finalizzato alla confisca del capitale sociale e del compendio aziendale di sei imprese, di immobili (fra cui un intero complesso residenziale di recente costruzione), autovetture e disponibilità finanziarie per un valore complessivo di oltre un milione.