Così la Nuova Linea di ‘ndrangheta “strozzava” il territorio, decimata la cosca Nasone-Gaietti

Reggio Calabria Cronaca

È stata un’indagine decisamente complessa, partita una anno fa, nel 2021, ma che alla fine ha portato a ricostruire la persistente attività della ‘ndrangheta nell’area di Scilla, Villa San Giovanni e Bagnara Calabra, nel reggino.

Al centro dell’inchiesta, quanto proprio al territorio di Scilla, la cosca Nasone-Gaietti, di cui gli inquirenti ritengono di averne letteralmente fotografato l’operatività.

L’esistenza del clan viene considerata ormai un dato assodato, grazie soprattutto a diversi procedimenti penali che, nel corso degli anni, sono stati istruiti nella zona: come le inchieste “Cyrano”, Alba di Scilla(QUI) e da ultima Lampetra(QUI).

Su tutto questo - e non solo - gli investigatori dei carabinieri hanno concentrato la loro attenzione, facendo scattare oggi l’operazione “Nuova Linea” (QUI) che ha portato all’arresto di 22 persone (QUI), per diciotto delle quali si sono spalancate le porte del carcere mentre per le altre quattro sono stati disposti i domiciliari.

Eseguito inoltre il sequestro di sei aziende turistico-balneari, del commercio di prodotti ittici, bevande e altri prodotti alimentari, per un valore complessivo stimato in circa un milione di euro; mentre è stata effettuata anche una perquisizione domiciliare e delle sedi lavorative - tra gli altri - di un indagato a cui si contesta lo scambio elettorale politico-mafioso: si tratta del sindaco di Scilla, Pasqualino Ciccone (65 anni).

LA FIGURA CENTRALE

Gli stessi inquirenti spiegano come nella nuova indagine emerga la figura centrale di un indagato, Giuseppe Fulco (51enne nipote del defunto Giuseppe Nasone) che, tornato in libertà nel novembre del 2018 e sottoposto alla Sorveglianza Speciale, avrebbe assunto il ruolo direttivo del clan, ricevendo finanche la consacrazione della cosca Alvaro di Sinopoli (QUI), e dando così vita ad una “nuova linea” di ‘ndrangheta, ovvero a un nuovo assetto criminale nel territorio scillese.

In questo contesto, a partire dagli inizi del 2021 si sono registrati, in seno al gruppo criminale, una serie di contrasti tra i soggetti legati a questa nuova linea ed altri sodali - indicati come “quelli della piazza” - facenti capo a esponenti storici dei Nasone, concretizzandosi per lo più nella gestione operativa delle estorsioni a diversi imprenditori ed operatori economici.

LE AZIENDE TAGLIEGGIATE

Gli inquirenti sostengono infatti che l’organizzazione abbia “taglieggiato imprenditori coinvolti nell’esecuzione di lavori pubblici ed esercizi commerciali, imponendo la fornitura di prodotti commercializzati da imprese governate di nascosto da alcuni presunti appartenenti allo stesso clan.

In particolare, due degli indagati, avvalendosi della forza intimidatoria della storica fama criminale della ‘ndrina Nasone-Gaietti, e prospettando delle gravi ritorsioni, oltre che utilizzando l’arma delle minacce esplicite, avrebbero costretto diversi ristoratori di Scilla ad acquistare il pesce da una delle imprese oggi sequestrate.

Nello stesso solco investigativo è stato inoltre possibile documentare come il sodalizio avesse una notevole disponibilità di armi ed operasse in costante contatto con le altre articolazioni di ‘ndrangheta di Villa San Giovanni e di Bagnara Calabra, soprattutto per quanto attiene alle estorsioni.

L’INGERENZA SUL COMUNE

Per gli investigatori, poi, oltre a far luce su questi numerosi fatti estorsivi e sulla imposizione di forniture ai ristoranti, si sarebbe giunti a dimostrare l’ingerenza della ‘ndrangheta anche nella vita politica del Comune di Scilla.

Tra i convolti vi sono difatti, oltre al sinsaco, un consigliere comunale, Girolamo Paladino (54 anni), e un tecnico dello stesso ente, Bruno Doldo. Di Paladino si sospetta abbia ricevuto il sostegno del presunto boss Giuseppe Fulco alle elezioni del 2020.

Inoltre, si sarebbe ricostruito come esponenti del locale di ‘ndrangheta di Scilla abbiano messo in atto una manovra di trasferimento fraudolento di valori così da “schermare” i capitali aziendali da altri provvedimenti di prevenzione patrimoniale: attività che sarebbe stata agevolata dai contatti con l’Amministrazione comunale che avrebbe facilitato le concessioni demaniali sulla gestione dei lidi balneari nei confronti di presunti prestanome.

L’indagine, sebbene incentrata sull’operatività della ‘ndrangheta di Scilla, ha però ed anche portato a ricostruire l’attività del clan nell’area di Bagnara Calabra: oltre ad essersi resa protagonista di alcune estorsioni, la cosca avrebbe reso palese ai consociati il controllo totale di quel territorio organizzando delle azioni e accordando “protezioni” ai commercianti locali.

GLI ARRESTATI

In carcere sono così finiti Giuseppe Artieri, Rocco Buscetti, Antonio Cosentino, Rosario De Giovanni, Giovanni De Lorenzo. Rocco De Lorenzo, Giuseppe Fulco, Rocco Gaietti, Antonino Nasone, Domenico Nasone (classe 70), Domenico Nasone (cl. 83), Domenico Nasone (cl. 69), Rocco Nasone, Giovanni Paladino, Fabio Praticò, Fortunato Praticò, Alberto Scarfone e Rocco Vizzari

Ai domiciliari, invece: Girolamo Paladino, Giuseppe Nasone, Giovanni Cardillo e Salvatore Salvaguardia

L’OPERAZIONE

Il blitz è stato eseguito all’alba a Reggio Calabria e nelle provincie di Verona e La Spezia dai Carabinieri del Comando Provinciale del capoluogo dello Stretto. Le indagini sono state coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia locale diretta dal Procuratore Giovanni Bombardieri.

Le accuse contestate sono di associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsioni in concorso, rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio, turbata libertà degli incanti, detenzione e porto di armi da fuoco, tentato omicidio, trasferimento fraudolento di valori, tutte fattispecie aggravate dall’agevolazione mafiosa.