‘Ndrangheta. Droga sull’asse Calabria-Lombardia, blitz a Milano: trenta indagati

Calabria Cronaca

Associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, associazione mafiosa ed estorsioni aggravate dal metodo mafioso: queste le principali ipotesi di reato contestate, a vario titolo, ai 30 indagati (di cui tre tratti in arresto) finiti in una vasta operazione della Direzione Distrettuale Antimafia di Milano, scattata alle prime luci dell'alba in tutta Italia.

Si tratta dell'operazione Medoro, eseguita dai Carabinieri del Ros tra le province di Milano, Monza, Reggio Calabria e Vibo Valentia, e rivolta ad un presunto gruppo criminale di matrice 'ndranghetistica radicato in Lombardia, ritenuto alleato o collegato alla cosca della famiglia Mancuso di Limbadi.

I sodali infatti sarebbero legati da stretti vincoli di parentela e dalla commissione di numerosi reati, operati anche con la forza e tramite minacce.

Nel corso dell'operazione - che è il compimento di un'attività di indagina iniziata nel 2018 che ha raccolto numerosi indizi e prove anche all'estero, in particolare alle Isola Baleari - sono stati svolti numerosi controlli e perquisizioni, che coinvolgono anche diversi professionisti.

Spicca poi il nome di Luigi Aquilano, genero del presunto boss di Limbagi Antonio Mancuso (classe 1938).

LA DROGA E LE ESTORSIONI

Alla base delle attività del presunto gruppo criminale vi sarebbero sostanzialmente due realtà illecite, una legata al narcotraffico ed una alle estorsioni.

Il trasferimento e lo smercio della droga sarebbe avvenuto grazie ad una articolata e strutturata rete sul territorio, scoperta solo grazie alle attività di investigazione: gli indagati infatti avrebbero adottato stringenti misure per evitare di essere scoperti, e solo la genuinità delle loro conversazioni private ha permesso di far emergere le loro "attività".

In particolare, il sodalizio avrebbe perfezionato trasferimenti fino a 100 chili di droghe (72 chili di hashish, 18 di marijuana e circa mezzo chilo di cocaina) arrivando a programmare e progettare importazioni per quasi 2 tonnellate, prevalentemente di hashish. Numeri che avrebbero generato un giro d'affari stimato in centinaia di migliaia di euro.

Più "tradizionale" l'aspetto riguardante le estorsioni ed il relativo "recupero crediti", contraddistinto da comportamenti e schemi tipici della criminalità mafiosa.

Emerse diverse intimidazioni nei confronti dei debitori, al fine di costringerli a pagare, ma anche per imporgli tassi inverosimili.

L'attività estorsiva sarebbe stata svolta anche alle Isole Baleari, dove i criminali avrebbero offerto i loro "servizi" ad alcuni imprenditori locali, riuscendo anche ad entrare nel settore della sicurezza dei locali notturni.

SI PARTE DA UNA DENUNCIA

L'indagine che ha portato all'operazione di oggi nasce dal racconto di un piccolo imprenditore lombardo che, stufo dei vessamenti da parte del gruppo criminale, ha denunciato l'estorsione subita alla Squadra Mobile di Milano. Da li è nata la più ampia investigazione svolta dalla Polizia e dall'Arma dei Carabinieri sotto coordinamento della Dda meneghina.

Proprio la Dda aveva identificato una donna, avvocato, che vantando un credito di oltre 40 mila euro nei confronti dell'imprenditore, non avrebbe esitato a rivolersi a tre persone ritenute intranee alla 'ndrangheta, a cosa nostra ed alla sacra corona unita.

Il trio, in più occasioni ed anche congiuntamente, avrebbe rivolto pesanti minacce all'imprenditore, con continui appostamenti ed intimidazioni per obbligarlo a restituire la somma alla donna, che era stata per altro maggiorata per "compensare" il loro intervento.

Gli accertamenti avrebbero permesso di ricostruire come la professionista si fosse rivolta ad una persona contigua alla famiglia di cosa nostra Fontana, che a sua volta avrebbe chiesto l'intervento di un altro soggetto di 'ndrangheta qualificato come Mancuso, e di un terzo individuo riconducibile alla sacra corona unita.

Quest'ultimo, seppur detenuto per un periodo, sarebbe riuscito ad inviare messaggi fortemente intimidatori su Whatsapp alla vittima, con tanto di foto di alcune armi da guerra.

GLI INDAGATI

Sono complessivamente 30 gli indagati coinvolti, a vario titolo, nell'operazione Medoro. Per tre di loro il Gip ha disposto la misura di custodia cautelare in carcere, essendo ritenuti responsabili anche di estorsione aggravata dal metodo mafioso e dalla cessione di sostanze stupefacenti:

Luigi Aquilano, 44 anni; Damiano Aquilano, 38 anni; Alessio Calabrese, 42 anni; Nazzareno Calaiò, 53 anni; Salvatore Comerci, 37 anni; Christian Cucumazzo, 28 anni; Giuseppe D’Angelo, 43 anni; Rosario D’Angelo, 38 anni; Nicola Daniele De Luca, 50 anni; Francesco Orazio Desiderato, 48 anni; Edoardo Di Giacco, 39 anni; Giuseppe Di Giacco, 37 anni; Arturo Garofalo, 32 anni.

Inoltre, Andrea Gobbo, 23 anni; Cosmo Michele Iozzolino, 61 anni; Nicola La Valle, 52 anni; Luciano Lionello, 46 anni; Alfred Lleshi, 32 anni; Alessandro Marangi, 51 anni; Giorgio Mariani, 64 anni; Massimiliano Mazzanti, 50 anni; Paolo Mesiano, 46 anni; Antonio Messineo, 41 anni; Yiber Mezja, 46 anni; Viola Moretti, 33 anni; Fortunato Palmieri, 37 anni; Ugo Reitano, 40 anni; Vito Scravaglieri, 47 anni; Davide Vailati, 47 anni; Giovanni Vecchio, 64 anni.