Intelligence. Pollari al Master Unical: “Il processo informativo per fronteggiare le sfide del XXI secolo”

Calabria Attualità
Nicolò Pollari

Nicolò Pollari, direttore del SISMI dal 2001 al 2006, ha tenuto la lezione “intelligence e decisore politico” al Master in Intelligence dell’Università della Calabria diretto da Mario Caligiuri.

“Spesso - ha esordito Pollari - quando si parla di intelligence si fa riferimento ad attività volte a promuovere e, se possibile, ad ottenere conoscenze basate su informazioni che dovranno essere rese fruibili per gli ambiti e nelle sedi che hanno titolo a riceverle. Nel caso dell’intelligence nazionale il fruitore necessario è l’Autorità Nazionale di Sicurezza e, cioè, il Presidente del Consiglio dei Ministri, che è il decisore politico”.

Il docente ha quindi approfondito ulteriormente il concetto di intelligence, specificando che non si tratta di una mera forma di conoscenza acritica di dati ed informazioni né, a maggior ragione, di semplici congetture, ma di una propensione verso una consapevolezza seria, derivata da un rigoroso processo analitico compiuto su informazioni pertinenti, ricercate al fine di corrispondere ad esigenze precise e determinate. Si tratta, dunque, di pervenire ad una conclusione logico-razionalerispetto a fatti conosciuti, conoscibili o prefigurabili.

Gli obiettivi di una siffatta attività sono, di norma, calibrati in funzione di esigenze concrete rispetto alla situazione reale e ad una gamma di quesiti che possono generarsi rispetto a tale situazione.

Negli ultimi decenni uno dei focus principali dell’intelligence è stato incentrato sui problemi dipendenti dal fondamentalismo religioso ed al connesso terrorismo che si è manifestato nelle varie aree del mondo.

Si era pensato che i macro-problemi discendenti da confronti di natura politico-militare fossero ormai solo ricordi di un passato che, ci si augurava, avesse avuto termine con la caduta del muro di Berlino.

I TRE LIVELLI DI INTELLIGENCE

Ed invece ecco che i recenti fatti bellici cui assistiamo da qualche mese e che, ahimè, non accennano a spegnersi, si sono venuti a porre come una delle principali e drammatiche questioni del momento, reintroducendo antichi problemi e bisogni.

I singoli Paesi si trovano, di conseguenza, a dover ridefinire il proprio fabbisogno di sicurezza ed in tale quadro “l’intelligence rappresenta una fra le risposte possibili e di significativa importanza”.

E ciò senza trascurare l’allerta per il terrorismo fondamentalista, un fenomeno che non è certo scomparso, ma che continua ad esprime una concreta minaccia che può colpire ovunque nel mondo: “l’attacco dell’11 settembre che ha rappresentato, tra l’altro, il passaggio da un confronto simmetrico ad uno asimmetrico non costituisce purtroppo solo un ricordo!”.

Il generale Pollari ha poi ricordato che esistono tre livelli di intelligence: quella strategica, quella operativa e quella tattica, precisando che ciascun livello può comprendere, a sua volta, varie sotto tipologie di intelligence come quella di base, quella attuale e quella sull’obiettivo.

L’intelligence strategica rappresenta il livello più alto e risponde ad esigenze di governo derivanti da aspetti di natura politica, economica e diplomatica di interesse nazionale ed internazionale. Quella operativa corrisponde a necessità di pianificazione delle attività e deriva dalle conoscenze relative alla particolare area interessata. Quella tattica, infine, soddisfa esigenze di impiego di specifiche risorse volte adoperare localmente.

GLI EFFETTI DELLA GLOBALIZZAZIONE

Successivamente, il docente si è soffermato sugli effetti e sulle peculiarità generati dalla globalizzazione, che rappresenta un elemento di contesto ineliminabile che ha permeato la generalità degli ambiti e delle situazioni nel mondo.

Ciò specie a causa di tre elementi essenziali: l’allargamento geografico, la delocalizzazione e la smaterializzazione con la conseguente volatilità dei patrimoni e delle decisioni, che hanno determinato importanti modifiche nella vita, negli istituti e nei rapporti, a vari livelli.

In particolare, “l’allargamento geografico ha generato il diffondersi delle economie di mercato in luogo delle economie delle istituzioni”, con gli intuibili riflessi sui diversi contesti geopolitici, sulla competizione interna e su quella internazionale. Il che, evidentemente, merita significativa attenzione perché l’esasperazione di tali competizioni può indurre guerre economiche e geoeconomiche. Il docente ha quindi precisato come il contesto contemporaneo sia caratterizzato dalla preposizione post come nel caso del postmoderno.

In tale situazione si è registrata anche la finanziarizzazione dell’economia globale. Pollari ha così notato come non si faccia in tempo a studiare un fenomeno economico che immediatamente se ne presenti uno nuovo. “Viviamo - ha rilevato - in un periodo storico in cui vi è un’istanza di soddisfazione della domanda in termini quasi istantanei”.

Muovendo dal presupposto che la sicurezza vada intesa come un valore, un interesse generale, un bene supremo da proteggere e dall’evidente interdipendenza tra intelligence e sicurezza, il relatore si è poi interrogato sulle varie modalità in cui tale prospettiva possa essere affrontata evidenziando, in proposito, come emerga la necessità di una cultura della conoscenza nel particolare ambito.

LE FASI DEL PROCESSO INFORMATIVO

Nel quadro di tale dibattito, il docente ha illustrato tre fasi di ogni processo informativo: dall’acquisizione del dato o della notizia alla gestione dell’informazione attraverso l’analisi, fino alla comunicazione al destinatario naturale, sottolineando come nonostante lo sviluppo delle tecnologie il fattore umano costituisca sempre l’elemento determinante in tutte le fasi del processo.

Si è quindi soffermato sul processo analitico di elaborazione, che si articola in varie fasi sequenziali simultanee: l’aggregazione dei dati, la valutazione dell’attendibilità della fonte, l’analisi, l’integrazione e l’interpretazione del significato dell’informazione, senza sottacere che tale processo possa includere metodi scientifici e non, intuizione ed esperienza, modelli matematici e simulazioni, metodologia formale, acume e buon senso.

L’analisi, infatti, deve servire a prevenire sorprese all’organizzazione di appartenenza, supportare il processo decisionale, individuare e mantenere sotto controllo i competitor, contribuire a sviluppare tecnologie e svolgere un ruolo chiave nella raccolta e nel reporting.

Infine, in merito alla comunicazione al decisore, Pollari ha ricordato che questa dovrà essere connaturata dalla brevità, dalla comprensibilità, dalla precisione, dalla completezza, ma specialmente dalla tempestività, affinché il destinatario possa servirsene in termini utili e proficui.