Referendum sulla giustizia, i Giovani Socialisti di Vibo per il Sì

Vibo Valentia Politica

"Un referendum, quello per il quale i cittadini sono chiamati a votare il 12 giugno, decisivo per le sorti della giustizia italiana, che sotto certi aspetti presenta ancora malfunzionamenti". È quanto dichiara in un comunicato Lorenzo Muratore, segretario provinciale per Vibo Valentia della Federazione dei Giovani Socialisti. "È importante, in primo luogo stigmatizzare l'esigua, quasi nulla, promozione di un referendum così significativo per il nostro Paese, del quale solo una modesta parte di cittadini è a conoscenza, il che provoca una condizione negativa che va a contrapporsi al motto latino: ignorantia legis non excusat".

"In secondo luogo è essenziale parlare e spiegare i cinque quesiti che caratterizzano questo referendum, che riguardano: la riforma del Consiglio Superiore della Magistratura, equa valutazione dei magistrati, separazione delle carriere dei magistrati, limiti agli abusi della custodia cautelare e l'abolizione del decreto Severino. È da puntualizzare che i partiti di maggioranza, come di consueto, hanno agito a proprio vantaggio su questo referendum, e in particolar modo certa sinistra, che sinistra non è, insabbiandolo notevolmente e facendolo giungere quindi alla pura inanità" accusa ancora il giovane socialista, che spiega poi le sue ragioni. "Sul tema Riforma del Csm, con il si verrebbe abrogato l’obbligo, per un magistrato che voglia essere eletto, di trovare da 25 a 50 firme per presentare la candidatura. L’attuale obbligo impone a coloro che si vogliano candidare di ottenere il beneplacito delle correnti o, il più delle volte, di essere ad esse iscritti. Con il sì, si tornerebbe alla legge originale, che prevedeva che tutti i magistrati in servizio potessero proporsi come membri del Csm presentando semplicemente la propria candidatura".

"Per quanto invece riguarda l'equa valutazione dei magistrati, con il si verrebbe riconosciuto anche ai membri laici, cioè avvocati e professori, di partecipare attivamente alla valutazione dell’operato dei magistrati. Sul quesito concernente la separazione delle carriere dei magistrati, con la vittoria del si, il magistrato dovrà scegliere all’inizio della carriera la funzione giudicante o requirente, per poi mantenere quel ruolo durante tutta la vita professionale" prosegue la nota. "Sul tema della custodia cautelare invece, votando si, resterebbe in vigore la carcerazione preventiva per chi commette reati più gravi e si abolirebbe la possibilità di procedere alla privazione della libertà in ragione di una possibile reiterazione del medesimo reato. Questa è la motivazione che viene utilizzata più di frequente per disporre la custodia cautelare, molto spesso senza che questo rischio esista veramente".

"Ed infine, ma non meno importante l'abrogazione del decreto Severino che con il si verrebbe abrogato e si cancella così l’automatismo: si restituisce ai giudici la facoltà di decidere, di volta in volta, se, in caso di condanna, occorra applicare o meno anche l’interdizione dai pubblici uffici" conclude Muratore. "Cinque quesiti e cinque buoni motivi per votare si e dare finalmente alla nostra Italia una giustizia giusta, intesa nel suo più vero ed alto significato".