Aggressioni a sanitari, Opi: “Sostenere gli operatori nell’era dell’aggressività”

Cosenza Salute

Ha chiamato a raccolta tutti gli iscritti per fare il punto sulle aggressioni subite sul posto di lavoro Fausto Sposato, presidente di Opi Cosenza. Così nel corso di un incontro ha voluto mettere in evidenza il problema delle aggressioni subite dagli operatori sanitari.

“L’obiettivo fondamentale è stato quello di portare all’attenzione i diversi aspetti dell’argomento in questione: rafforzare la prevenzione, individuando le principali aree di rischio in cui i volumi di attività sono tali da trasformarsi in terreno fertile per le aggressioni”, hanno detto Sposato.

“La violenza nei confronti degli operatori sanitari comprende atti, abusi che pongono in situazione di disagio a volte anche grave il benessere e la dignità della persona, del professionista. La violenza si manifesta in forma sia verbale sia fisica con rispettive conseguenze anche psicologiche. Spesso le aggressioni non vengono denunciate perché ormai considerate parte integrante del lavoro e per timore che l’episodio sia giudicato come indicatore di scarsa performance. E le conseguenze sono enormi sia sotto il profilo professionale che privato”.

“Sostenere gli operatori sanitari nell’era dell’aggressività verso la persona e la professionalità” è il titolo scelto per l’evento pubblico. Sono intervenuti I responsabili scientifici Angela Greco, coordinatore infermieristico dell’Uoc Nefrologia, dialisi e Trapianto e Adriana Imbrogno dell’Uoc Radiologia dell’Ao di Cosenza.

“Come comunicare con empatia: decodificare, rilevare e gestire una richiesta d’aiuto” è il primo step con cui Angela Piattelli ha discusso pubblicamente. "Occorre investire nella comunicazione, creare percorsi formativi ad hoc e soffermarsi sulla cosiddetta prossemica cioè la giusta distanza sociale", ha rimarcato. “La violenza sugli operatori è un problema di rischio clinico?”, è il secondo passaggio discusso invece da Maria Addolorata Vantaggiato.

"Il rapporto di alleanza tra operatori e pazienti deve essere il nuovo obiettivo. Tolleranza zero, facendo capire al malato che gli operatori sono lì per aiutare", ha ribadito. Infine “la prevenzione degli atti di violenza a danno degli operatori sanitari e socio-sanitari: possibili linee di indirizzo" discusso da Ubaldo Comite. "Da eroi si è passati a carnefici, ecco perché occorre adesso una presa di coscienza ed una maggiore tutela", il pensiero dell'avvocato.

Quindi spazio alla “tavola rotonda” e alla discussione, moderata da Francesco Mannarino, con gli interventi dei giornalisti Arcangelo Badolati e Attilio Sabato. Il primo si è soffermato sulla "medicina difensiva" e sull'evidente corto circuito tra le parti. Ripensando alle proprie radici. Sabato ha circoscritto il problema al "ricatto morale" con l'utilizzo maldestro dei social. C'è molto da fare ancora. Ma la strada tracciata dall'Opi sembra andare finalmente nella giusta direzione.