Estorsioni: Catanzaro, “Toro seduto” assolto in appello

Catanzaro Cronaca

La Corte d'appello di Catanzaro ha assolto dall'accusa di estorsione aggravata Domenico Bevilacqua, catanzarese di etnia rom, meglio noto come "Toro seduto", considerato uno dei capi della criminalità zingara del capoluogo calabrese, in primo grado condannato a 4 anni di reclusione per un presunto caso di "cavallo di ritorno" ai danni del proprietario di un trattore. Il giudizio d'appello ha riguardato anche quattro coimputati: Raffaele Imberti, Alfredo Valentino e Vincenzo Valentino, per i quali sono state confermate le condanne di primo grado a 3 anni e 6 mesi di reclusione e 500 euro di multa per il primo, ed a 2 anni e 400 euro ciascuno gli altri; ed infine Andrea Bevilacqua, per il quale e' stata ridotta la pena a 3 anni e 8 mesi di reclusione e 600 euro di multa, mentre in primo grado aveva avuto una condanna a 4 anni e 800 euro (nel collegio difensivo figuravano Salvatore Staiano, Anselmo Mancuso, Giovanni Le Pera e Antonio Rania). Al processo era costituito parte civile, con l'avvocato Francesco Gigliotti, il proprietario del mezzo rubato, cui gia' in primo grado era stato riconosciuto un risarcimento di 8.000 euro più spese legali. Il caso e' giunto all'attenzione della Corte d'appello per la seconda volta, dal momento che la prima pronuncia di proscioglimento per gli iniziali nove imputati, risalente al 16 febbraio del 2002, era stata impugnata dalla Procura, che aveva ottenuto dai giudici di secondo grado un rinvio a giudizio per tutti. Di li' il processo davanti al tribunale collegiale, che si concluse il 25 giugno del 2008 con sei condanne (per uno dei condannati non e' stato proposto appello) per un totale di 19 anni e mezzo di galera e 4500 euro di multe. I fatti risalgono al 5 agosto del 1999 quando, secondo le accuse, alcuni imputati avrebbero trafugato il trattore di G. S. caricandolo su un camion per portarlo via. Da quel momento sarebbe cominciato, stando alle denunce dell'agricoltore, un vero inferno fatto di continue e "diverse" richieste estorsive di qualche milione di vecchie lire per fargli avere indietro il mezzo "tutto intero", che l'uomo raccontò di aver subito a più riprese, fino ad arrivare al mese di gennaio del 2000. La vittima avrebbe anche versato prima la somma di 500 mila lire per poi aggiungerne, in un secondo momento, altre 750 mila. Finché, stanco di sottostare a quella situazione, G. S. sporse denuncia ai carabinieri di Lido, facendo partire le indagini, conclusesi con una richiesta di rinvio a giudizio per nove presunti responsabili di furto e tentata estorsione aggravata, basata anche sulle risultanze di intercettazioni e rilievi fotografici.