Il discorso di Zurlo all’incontro con il Presidente del Senato Schifani

Crotone Attualità

Onorevole Presidente, Autorità civili, militari e religiose, Signori docenti, giovani studenti, nel porgere il mio rispettoso saluto alla seconda carica dello Stato e un vivo ringraziamento per questa sua significativa presenza, sottolineo il valore di una visita che deve servire a rinsaldare la cultura delle istituzioni e il senso di appartenenza a una comunità nazionale che festeggia il 150° anniversario della sua unità politica e della conquista della sua indipendenza e sovranità. Ricordo con emozione e soddisfazione il successo straordinario che hanno avuto le celebrazioni del 17 marzo in tutto il Paese. La festa di quel giorno, la sorprendente partecipazione di popolo in ogni angolo d’Italia, anche in quelli più difficili, ci hanno ancora una volta testimoniato l’affetto, l’attaccamento, la riconoscenza che gli italiani nutrono verso il loro Stato, la loro casa comune, la loro Patria. Che bello sentire risuonare questa parola che sembrava desueta: Patria! Che bello aver visto sventolare con orgoglio il tricolore dai balconi, dalle vetrine dei negozi, dalle sedi pubbliche, o dipinto sul volto di tanti ragazzi, e non per una vittoria calcistica, ma perché era il giorno della nostra festa, la festa degli italiani. Con questo rinnovato senso di appartenenza e di identità sarà più facile portare avanti l’indispensabile lavoro di ammodernamento dello Stato e delle sue istituzioni, gettare le basi di una più salda e rinnovata unità, che riconosca le specificità territoriali inserendole in un contesto di pluralismo amministrativo che sarà lo sbocco finale del percorso federalista ormai avviato. Se è vero che non si costruisce il presente cancellando il passato, è anche vero che si sta nella storia se si è in grado di saperne interpretare il dipanarsi di fatti, di eventi, di idee, assumendo la guida dei processi e preparando l’avvenire. In queste nostre terre accaddero dopo l’unità d’Italia dei fatti che segnarono la cultura popolare, il costume, la sensibilità artistica. Essi ebbero come teatro i contrafforti della Sila crotonese, i cui nomi rievocano miti ed epopee dalla risonanza inquietante: briganti, brigantesse… Oggi accettiamo di riconoscere che il nostro presente nasce anche lì, in quella reazione a un’annessione non capita da larga parte del popolo. Lentamente, grazie al lavoro di grandi statisti, cito per tutti Alcide De Gasperi, e al contributo fondamentale della cultura cattolica, anche il sud divenne Stato, completando il Risorgimento. Successivamente, per le debolezze e spesso per la lontananza delle istituzioni, per la pervasiva presenza sul territorio di poteri criminali, l’immagine dello Stato, nelle regioni meridionali, si è indebolita, perdendo credibilità e autorevolezza. Allora è proprio qui, dove la sfida della criminalità organizzata spesso si presenta ai giovani come facile suggestione per risolvere i problemi, che lo Stato deve riconquistare la sua egemonia, anche culturale. Altrimenti sarà lo Stato a essere isolato e a rinunciare alla sua sovranità. Qual è lo Stato che i ragazzi conoscono? Cosa sanno del ruolo dei poteri locali? Il primo messaggio da trasmettere è questo: lo Stato comincia da noi, dalle nostre scelte, dal nostro modo di operare. Rispettando le leggi, sostenendo l’azione di chi ci rappresenta, aiutando chi ci governa e amministra nel difficile, quotidiano compito di rendere il nostro Paese sempre più moderno e forte, daremo un senso attuale al sacrificio di quanti vollero darci una Patria perché sapevano che solo una Patria unita, prestigiosa, amata, rispettata, rende tutti più liberi e padroni del proprio destino.

GRAZIE, SIGNOR PRESIDENTE !

VIVA L’ITALIA, VIVA IL SENATO DELLE REPUBBLICA, VIVA LA PROVINCIA DI CROTONE