Neo terrorismo: la dottrina anarchica diffusa in tutt’Italia, retata dall’Umbria alla Calabria

Cosenza Cronaca

Una rivista clandestina dal nome decisamente simbolico, ovvero Vetriolo”: distribuita a livello nazionale dal febbraio del 2017, sarebbe servita per diffondere, in tutto il Paese, la dottrina cosiddetta “federativista anarchica”.

Dunque - e secondo gli inquirenti - uno strumento che sarebbe servito per istigare al terrorismo e all’eversione dell’ordine democratico, “distribuendo” le idee di un gruppo di anarco-insurrezionalisti, che farebbe riferimento al Fai, la Federazione Anarchica Italiana, con base nel Circolaccio Anarchico di Spoleto, in provincia di Perugia, un luogo di aggregazione dove si sarebbe discussa e approfondita e poi diffusa la stessa dottrina.

È quanto emerge dall’indagine che oggi ha portato a far scattare l’operazione chiamata in codice “Sibilla” (QUI). Su ordine della Procura del capoluogo umbro, che ha lavorato costantemente in collegamento con quella di Milano, sono oggi finite in arresto due persone, una in carcere ed una posta ai domiciliari; mentre altre quattro sono state sottoposte ad altrettanti obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria congiunti all’obbligo di dimora.

Le accuse contestate sono a vario titolo di istigazione a delinquere e istigazione a delinquere aggravata dalle finalità di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico.

Il blitz è partito all’alba di stamani quando i Carabinieri del Ros, con il supporto dei colleghi dei relativi Comandi competenti territorialmente, hanno operato in ben dieci province di otto regioni: Cagliari, Cremona, Genova, Lecce, Massa, Perugia, Roma, Taranto, Viterbo, arrivando anche in Calabria, a Cosenza in particolare.

Come accennavamo, l’inchiesta apre uno spaccato sul presunto gruppo anarchico che avrebbe utilizzato la rivista clandestina su cui sono stati pubblicati degli articoli riconducibili ad Alfredo Cospito, considerato l’ideologo della Federazione Anarchica Informale, ma anche ad altri soggetti ritenuti appartenere allo stesso circuito eversivo.

“L’ATTACCO ALLO STATO E AL CAPITALE

Articoli il cui contenuto - oltre a quello di propaganda e di proselitismo - secondo gli inquirenti integrerebbe l’istigazione alla commissione di delitti non colposi contro la personalità dello Stato”.

Fin dal primo numero pubblicato, il nr. 0, infatti, gli articolisti avrebbero chiarito che il loro intento non sarebbe stato solo quello di fare un “giornale di denuncia di fatti particolarmente gravi” ma di far ripartire “l’attacco allo stato e al capitale”.

In quest’ottica gli investigatori sostengono si possano leggere una serie di danneggiamenti e attentati registrati a partire dall’ottobre 2017, e rivendicati da gruppi rientranti appunto nell’anarco-insurrezionalismo.

Fatti che dimostrerebbero quindi l’esistenza di un movimento violento, potenzialmente interessato e recettivo rispetto ai messaggi provenienti dalla rivista Vetriolo”, spiegano gli inquirenti.

Su alcuni di questi episodi le indagini hanno portato a raccogliere degli elementi probatori anche relativi alla divulgazione sul web di documenti in chiave anti-carceraria, antimilitarista, di solidarietà ai detenuti e di istigazione alla violenza nei confronti delle Forze Armate dello Stato, oggetto di vilipendio anche attraverso scritte murali.

Contestualmente alle misure cautelari, sono state eseguite numerose perquisizioni su tutto il territorio nazionale. Inoltre, è stato eseguito un provvedimento di sequestro preventivo, emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari, che ha previsto l’oscuramento di due siti internet utilizzati dal gruppo per diffondere, anche via web, i contenuti della rivista.