Nel romanzo “Oltre l’armatura” il racconto intimo e intenso di Rosy Andracchio

Crotone Tempo Libero

“Oltre l’armatura” è un racconto intimo e intenso di chi a bordo di una Panda bianca per i paesi dell’entroterra calabrese, ha riscontrato difficoltà nell’essere riconosciuta come un medico.

“Narra le difficoltà riscontrate per l’ignoranza dei vicini di casa di un paziente positivo al Coronavirus. I limiti riscontrati e l’adattamento necessario introdotto per superarli. La bellezza del Sud che si rialza dopo un’alluvione che ha visto cadere pioggia ininterrottamente per quaranta ore. Il primo soccorso prestato agli sbarchi di immigrati e a pazienti con disabilità gravissime. Narra le emozioni provate, dalla paura alla pura gioia. Emozioni che riescono a trasparire dagli occhi. Episodi realmente accaduti, testimonianza storica di quanto stiamo vivendo. È un invito a immedesimarsi a pieno in chi sta oltre l’armatura. È un invito a ripercorrere le battaglie di una guerra che non lascia spazio alla superficialità e al superfluo”.

È questa la presentazione del libro “Oltre l’armatura” (edito da Rossini Editore), scritto da Rosy Andracchio, giovane medico crotonese di 27 anni, impegnata in prima linea nella lotta al Covid. Appena abilitata non ci ha pensato due volte: ha deciso che la sua prima esperienza sarebbe stata d’impatto, in un periodo tragico, mai vissuto nel recente passato e in cui c’era un tremendo bisogno di medici. Un’armatura fatta di un vero e proprio scafandro, con il quale entrava insieme ai colleghi nelle case di gente spaventata e che voleva un aiuto fin dal primo sguardo. Un’armatura emotiva, in cui ha dovuto combattere contro gli stereotipi di una terra, la Calabria, che vive quotidianamente di contrasti, a volte poco comprensibili.

“Prima di diventare medico tra i sogni nel cassetto c’era quello di essere una giornalista – spiega l’autrice – Questo libro nasce dall’esigenza di lasciare traccia di un’esperienza a tratti incredibile, fatta di paure e incertezze, ma anche di valori umani autentici. Un periodo – aggiunge Rosy – in cui abbiamo però riscoperto quei pezzi di vita senza i quali nulla avrebbe senso: siamo stati letteralmente spogliati dalle apparenze, rimanendo nudi di fronte alle nostre debolezze; abbiamo riassaporato la bellezza e l’importanza dello stare insieme, di essere comunità”.

Nel libro traspare la volontà, ferma e decisa da parte di Rosy, di voler rimanere in Calabria. Dare un contributo, lavorare sul territorio, metterci la faccia e sporcarsi le mani di impegno. “Una scelta facile per chi, come me, è tremendamente innamorato di questa terra. Pur non riuscendo a comprenderla nella sua complessità”.