Rifiuti seppelliti nella riserva: sei arresti nel comasco, coinvolti imprenditori calabresi

Calabria Cronaca

Avevano messo in piedi un “sistema” per smaltire in maniera illecita i rifiuti speciali, grazie alla complicità non solo di un proprietario terriero compiacente, ma anche di un dirigente comunale che avrebbe rilasciato permessi e autorizzazioni utilizzando perizie inesatte o incomplete.

È questo il quadro scoperto dai Carabinieri di Como e Milano, che questa mattina hanno fatto scattare l’operazione “Riserva” che ha portato all’arresto di sei persone per traffico illecito di rifiuti speciali.

Parliamo di uno sversamento quantificato in almeno 85 mila metri cubi di materiale, il tutto nascosto dietro false operazioni di livellamento del terreno e venuto allo scoperto tramite grazie a dei lavori di scavo per cantieri edili e stradali.

Coinvolta, inoltre, un’intera area verde sottoposta a vincoli ambientali e paesaggistici. Il danno ambientale è stato riscontrato nel comune di Senna Comasco, nel comasco, ma come spesso accade a gestire il traffico di rifiuti pare vi fosse una famiglia di origine calabrese, affiliata alla locale di ‘ndrangheta di Fino Mornasco.

La loro azienda, raggiunta da un’interdittiva antimafia nel 2007, visti i numerosi precedenti del titolare, coinvolto nel 1994 in un’operazione della Dda, sarebbe riuscita a “rodare” un meccanismo per eludere i controlli ed emettere delle false documentazioni sui lavori svolti, che sarebbero passate come movimento terra ma che in realtà sarebbero servite per “tombare” dei rifiuti nel sottosuolo.

Operazione, quest’ultima, che avrebbe fruttato un guadagno di oltre un milione di euro. I tre imprenditori collegati all’azienda si trovavano già in carcere al momento dell’operazione, a seguito di altri reati.

Finiscono invece agli arresti domiciliari il proprietario del terreno utilizzato per gli sversamenti; un geologo di Settimo Milanese, che avrebbe fornito documenti e perizie falsi per avallare le operazioni; un dirigente comunale di Senna Comasco, oggi in pensione, che avrebbe invece protocollato il tutto autorizzando le operazioni senza effettuare alcun controllo o verifica.

Posta sotto sequestro l’intera area agricola, di circa 4,7 ettari in località Gaggio, un terzo dei quali già interessato dallo sversamento illecito. Sigilli anche a beni aziendali consistenti in quattro autocarri e tre macchine operatrici.

Necessari ora ulteriori controlli per verificare un eventuale inquinamento del suolo e delle falde acquifere del bacino idrografico della Valle del Gaggio, dato che si ipotizza un inquinamento fino ad almeno 10 metri di profondità.