Lavoratori in piazza per l’opposizione di classe in Calabria

Catanzaro Attualità

Lavoratori in piazza domani, sabato 8 maggio. Alle 11 Fronte Comunista e Fronte della Gioventù Comunista – Calabria, Usb Calabria, Collettivo Stipaturi – Lungro, Collettivo MalaErba - Reggio Calabria, Ci siamo rotte i tabù – Catanzaro, Cub Cosenza e Crotone, Comitato Pro-ospedale del Reventino (Soveria Mannelli), Comitato per il diritto alla salute – Acri, Radio Ciroma 105.7 – Cosenza, Calabria Sociale - contro il regionalismo, Rifondazione Comunista – Calabria, Calabria Resistente e Solidale, Potere al Popolo – Calabria, Orsa - Porto di Gioia Tauro hanno deciso di protestare davanti la Cittadella regionale per “ribadire che le classi popolari calabresi devono essere liberate dal padronato sfruttatore, dell'aziendalismo che ha smantellato i servizi pubblici e la sanità e dal clientelismo che consegue a entrambi”.

Le formazioni chiamano dunque i lavoratori in piazza per una lotta unitaria, ribadendo che “i temi del lavoro e della sanità non possono essere separati, soprattutto nell’epoca del Covid. Senza tutele sul lavoro, è impossibile pensare a un superamento immediato del rischio di nuove ondate; senza abolizione della precarietà è impossibile pensare ad un personale sanitario al massimo delle potenzialità; senza superamento dell’oppressione di classe e senza protagonismo delle fasce sociali che, sole, hanno interesse agli investimenti nella sanità pubblica e nei servizi pubblici in generale, è impossibile pensare ad un loro potenziamento”.

Le rivendicazioni da portare in piazza in Calabria “sono chiare e non possono prescindere dalla lotta delle classi popolari per l'abolizione completa dei contratti precari, per gli investimenti pubblici, per la piena occupazione e per una sanità totalmente pubblica e controllata, nelle sue nomine, dai lavoratori e non da dirigenti in odore di conflitto di interesse. In Calabria, ancora più che in Italia, non c’è più spazio per il riformismo e per pratiche che si limitano a tentare di cambiare lo status quo attraverso il richiamo alla sola battaglia elettorale”.