Deve scontare pena per usura: 49enne cutrese arrestato nel reggiano

Crotone Cronaca

Deve scontare una pena patteggiata di due anni di reclusione per usura, nonché pagare una multa di oltre 4mila euro, Giuliano Floro Vito, 49 enne di Cutro, arrestato a Cadelbosco Sopra, nel Reggiano.

L’uomo, ritenuto uno degli attuali reggenti della cosca di ‘ndrangheta Grande Aracri, si era visto sospendere la condanna dopo che il suo legale difensore aveva avanzato al Tribunale di Sorveglianza di Brescia un’istanza per l’ammissione ad una misura alternativa al carcere, che però lo scorso 3 marzo è stata rigettata.

Il tribunale di Cremona ha emesso il provvedimento di revoca della sospensione e ripristinato contestualmente l’ordine di carcerazione. Lo scorso venerdì per il 49enne è scattato l’arresto e adesso si trova in carcere.

I DETTAGLI

I fatti di cui il calabrese è ritenuto responsabile risalirebbero al 2011 quando - secondo quanto ricostruito dagli inquirenti - il proprietario di un bar del cremonese si era rivolto a un 58enne imprenditore di Cutro, residente nel piacentino, per ottenere un prestito di 15 mila euro, ricevuto però con un tasso usuraio di circa il 260% su base annua.

L’accordo, infatti, avrebbe previsto il pagamento di interessi per 3.200 euro al mese. Quota che però non sarebbe stata onorata dall’imprenditore che, purtroppo, si sarebbe visto costretto a richiedere nei mesi successivi un ulteriore prestito di 10.000 euro, stavolta concesso ad un tasso di interesse pari al 162%.

In poco più di un anno il barista sarebbe arrivato a pagare, solo per gli interessi, oltre 50.000 euro, scontando un tasso superiore al 210% su base annua.

A fornire il denaro al 59enne cutrese, poi “prestato” al barista, sarebbe stato Giuliano Floro Vito, denunciato nel maggio 2012 in concomitanza dell’arresto del 59enne.

Floro Vito era stato arrestato anche nell'ambito dell’inchiesta Aemilia (QUI) con l’accusa di associazione di stampo mafioso ed estorsione, poi rimesso in libertà su decisione del Riesame.

Ma nel 2015 venne colpito da un sequestro preventivo patrimoniale della sua abitazione e di altri beni, con la guardia di finanza che gli contestava la dichiarazione di redditi inesistenti.