S...Kossa nel feudo dei Forastefano: decapitato il clan, sequestrato il patrimonio

Cosenza Cronaca

Era riuscita a rigenerarsi la cosca dei Forastefano di Cassano, che dopo le inchieste del 2008 sarebbe tornata sul campo riuscendo a penetrare nel tessuto economico della sibaritide, in particolar modo nel settore agroalimentare ed in quello dei trasporti.

Un ritorno riuscito soprattutto grazie alle azioni “tipiche dell’associazione mafiosa”, come le intimidazioni e le minacce, così come messe in luce con l’Operazione Kossa (QUI) che ha portato stamani all’arresto di 17 persone accusate, a vario titolo, di associazione a delinquere di stampo mafioso, concorso esterno, estorsione, illecita concorrenza con minaccia o violenza, esercizio abusivo dell’attività finanziaria; ed ancora per violenza privata, trasferimento fraudolento di valori e truffa, ipotesi di reato anche aggravati dal metodo e dall’agevolazione mafiosa.

L’insidioso metodo consisteva in una serie di continue vessazioni a danno di imprenditori agricoli e commercianti, al fine ottenere non solo denaro ma anche servizi, come la guardiania, ed il subentro nella gestione di alcune aziende. Una condizione che ha generato un diffuso timore tra gli operatori del settore, pinti a non ribellarsi alle loro richieste. Molti di questi si sarebbero dunque “adeguati” alle imposizioni del sodalizio, permettendo così delle truffe sistematiche ai danni dell’Inps e dello Stato, avvenute tramite rapporti di lavoro fittizi e finanziamenti ottenuti illecitamente.

Le attenzioni della cosca però non si sarebbero fermate solo all’attività agricola, sfociando anche nel settore degli autotrasporti.

Grazie ad un vero e proprio cartello di ditte riconducili ai Forastefano, questi riuscivano a controllare le commesse operando, dunque un “controllo asfissiante”, reso possibile anche grazie alla condizione di pace ottenuta con gli storici rivali.

Registrata inoltre la spontanea collaborazione col clan di diversi professionisti ed imprenditori, per i quali si profila l’ipotesi di concorso esterno in associazione mafiosa.

In particolare, un avvocato ed un commercialista sarebbero divenuti dei veri e propri consulenti dell’attività criminale, lasciandosi coinvolgere e fornendo consigli utili per eludere controlli e ridurre i rischi.

GLI INDAGATI

Finiscono in carcere Pasquale Forastefano, detto “l’Animale”, Alessandro Forastefano, Domenico Massa, detto “Cicciotto”, Luca Talarico, Agostino Pignataro, Stefano Bevilacqua, Antonio Antolino, Leonardo Falbo, Gianfranco Arcidiacono e Nicola Abruzzese, detto “Semiasse”.

Ai domiciliari, invece, Alessandro Arcidiacono, Saverio Lento, Damiano Elia, Francesca Intrieri, il commercialista Andrea Elia, Vincenzo Pesce e l’avvocato Giuseppe Bisantis.