Ristoranti calabresi a Roma, Unsic mappa i sapori tradizionali

Calabria Tempo Libero

Il sindacato Unsic ha fatto un censimento delle “insegne” regionali nella Capitale. Unsic ha infatti lanciato l’iniziativa “I territori nel piatto”, a sostegno delle imprese del settore ristorazione.

Questa è infatti caratterizzata dal “censimento” della cucina tipica regionale a Roma, città simbolo di incontri e contaminazioni. Il sindacato ha voluto valorizzare l’identità e la storia dei tanti ristoranti, offrendo una vetrina gratuita on-line a beneficio degli utenti e degli oltre tremila uffici – soprattutto Caf, Patronati e Caa – dello stesso sindacato sparsi per il territorio.

Tra i principali elementi della tradizione enogastronomica calabrese c’è senza ombra di dubbio la ‘nduja. Ma anche il peperoncino e la cipolla di Tropea. Il tutto “condito” da veri e propri richiami storici nelle insegne dei ristoranti calabresi a Roma. Ecco che spiccano Scilla e Cariddi, ma anche riferimenti a locande, perle e spuntini.

Le bandiere sono rappresentate dai menù. Nella maggior parte dei casi, fedeli alla tradizione, benché alcuni li abbiano affiancati a quelli della tradizione romana. Tra i primi piatti includono fileja alle verdure piccanti, stroncatura ammollicata, cavatelli ai frutti di mare, pasta ca' muddhìca e alici, ravioli di cernia.

Tra i secondi: frittuli, costolette di agnello, baccalà alla cosentina, gallinella. Immancabili la soppressata, i peperoni cruschi, la ricotta salata e la provola.

“La difficile situazione del settore, specie in una città come Roma caratterizzata dal turismo internazionale, ci ha spinto a lanciare l’iniziativa ‘I territori nel piatto’ per valorizzare l’aspetto della cucina regionale dei circa 350 ristoranti censiti – spiega Domenico Mamone, presidente dell’Unsic. “Si tratta di un piccolo strumento di promozione gratuita che potrà essere utile soprattutto nella fase di ripresa. Come ricorda la Fipe, nel 2020 il settore ha perso 38 miliardi complessivi a causa di una chiusura media di 160 giorni, con un saldo negativo tra aperture e chiusure di 9.232 unità. I ristori hanno coperto molto parzialmente gli incassi perduti, più efficace è stato il credito d’imposta del 60 per cento per i canoni di locazione e del 30 per cento per l’affitto ramo di azienda. Ma occorrerà moltiplicare iniziative e sforzi, lavorando soprattutto d’ingegno, per rilanciare tutto il settore turistico”.