Canta la mafia e la latitanza, l’artista Teresa Merante finisce nella bufera

Reggio Calabria Tempo Libero

Canta la malavita e la latitanza, elogiando i boss Teresa Merante, “cantante che predilige il genere folk etnico” come si definisce sul proprio profilo ufficiale. Con i suoi 90.000 seguaci su Facebook, oltre 51.000 su Instagram, con oltre cinque milioni di visualizzazioni per i suoi video su Youtube, Merante ha scatenato un fiume di polemiche in merito alle frasi contenute nei suoi testi.

Non ha lesinato critiche Maria Antonietta Sacco, ex componente della giuria del festival Musica contro le mafie e coordinatrice di Avviso pubblico. Per la Sacco “le canzoni inneggianti la ‘ndrangheta non possono essere tollerate in nessun senso”.

Ma il proprietario della casa piccola casa discografica che pubblica i pezzi musicale dalle cantastorie calabrese, Natale Centofanti, difende la propria cantante. “Teresa canta gli affetti e non c’è nelle sue canzoni nessun messaggio subliminale. Le frasi che si ascoltano nel testo gli autori le hanno copiate dai testi di ‘ndrangheta e spesso anche dai dialoghi tra indagati intercettati da dalle forze dell’ordine, nelle loro inchieste. Perché deve fare scalpore una canzone popolare che parla dei carcerati o delle loro famiglie? Anche Papa Francesco all’Angelus dice di pregare per i carcerati”, ha dichiarato.

E la stessa Teresa in un posto sui social si è difesa dalle accuse e dalle frasi scritte sui social network. “Ho letto giudizi e accuse sulla mia persona. Non accetto assolutamente di essere etichettata come la cantante della malavita in Calabria. Canto in dialetto calabrese da quando ero bambina e le mie interpretazioni in musica sono sempre state canzoni d’amore, di aggregazione e di allegria, sulle bellezze della Calabria e anche sul canto di malavita che fa parte della tradizione popolare musicale calabrese sin dagli anni ’70”, ha affermato.

E definisce strumentali le accuse che le sono state rivolte, sottolineando di aver scritto il testo “Il Capo dei capi”, ispirato a Totò Riina, dopo aver visto l’omonima fiction. Prima della fiction, a dire della Merante, la stessa non conosceva Riina.

Tuttavia c’è stato anche chi ha preso le distanze dagli scritti e dalle canzoni di Teresa, si tratta di Giuseppe Marasco, sindaco di Nicotera, apparso nel videoclip del pezzo “Bon Capudannu”, in cui il tema principale è quello degli auguri di buon anno ai carcerati. Dopo la pubblicazione del video il primo cittadino ha preso le distanze, dato che nella pubblicazione appare mentre fa un brindisi. “Ho dato solo la disponibilità a girarlo – scrive Marasco - ho fatto il brindisi, ma erano solo immagini. Non pensavo che dopo avessero montato sopra la canzone che inneggiava ai carcerati. La mia amministrazione è in prima linea contro la criminalità organizzata. Ci siamo costituiti parte civile al maxiprocesso Rinascita Scott. Ogni giorno cerchiamo di affrontare la quotidianità allontanando ogni tentazione criminale, per riscattare Nicotera”, ha chiosato il sindaco.

Ma la Lega Giovani Calabria non ci sta. E ha chiesto che il sindaco di Nicotera si presenti davanti al Consiglio Comunale “per pronunciarsi su come la cantante abbia potuto avere tale disponibilità da parte dell'amministrazione comunale, di come abbia voluto intendere

Ha quindi preso le distanze dai testi della cantante “da ragazzi – è scritto in un comunicato stampa - non possiamo far altro che condannare questi ‘grotteschi’ riferimenti. Noi siamo orgogliosamente calabresi, siamo orgogliosamente dalla parte della giustizia e dalla parte delle forze dell’ordine. In ciascuno di noi dovrebbe diffondersi comune sentimento di dissenso e di condanna”.