I diversi mondi di Barreca nell’album d’esordio “Dall’altra parte del giorno”

Reggio Calabria Tempo Libero

Si intitola “Dall'altra parte del giorno” il primo album di inediti di Barreca, cantautore calabrese.

Domenico, nato nel 1986, inizia ad ascoltare la canzone d’autore Italiana fin da giovane. Si laurea in "Musica, Spettacolo e Tecnologia del Suono" presso il Politecnico di Vibo Valentia con una tesi di ricerca sulla scuola dei cantautori genovesi.

Si specializza poi in canto pop, grazie a diversi corsi e seminari tenuti da professionisti del settore, su tutti la cantante jazz Rosa Martirano e Stefania Labate.

Nel corso degli anni ha realizzato un disco di musica sperimentale con il progetto musicale Nabana, mentre con la band Madamadorè è stato ospite di importanti rassegne musicali, tre le quali spiccano i concerti tributo a Lugi Tenco, Fabrizio De Andrè, Sergio Endrigo e Lucio Dalla.

Il 23 ottobre 2020 pubblica il suo primo singolo, La parola noi, con la produzione artistica di Riccardo Anastasi e il mix di Taketo Gohara. Il videoclip del brano, online dal 27 ottobre, vede alla regia Giacomo Triglia. Il 4 dicembre è la volta di è Tutto qui, secondo singolo, che farà da apripista a dall’altra parte del giorno.

Il disco raccoglie dieci brani, accomunati da una caratteristica comune. La principale direttrice di questo progetto è stata la veridicità con la quale i brani sono stati incisi: secondo Riccardo Anastasi - che ha prodotto e arrangiato il disco – ogni canzone doveva essere interamente suonata dalla prima all'ultima nota da musicisti in carne ed ossa, con la presenza di strumenti veri, acustici, come nella migliore tradizione musicale del passato e con un limitato impiego di loop, campioni ed elettronica.

In un’epoca in cui l’illusione che qualunque suono possa essere riprodotto digitalmente e l'arrangiamento diventare un banale assemblaggio di campioni, questo album - che non disdegna la tecnologia di cui invece fa un uso misurato e funzionale - costruisce un contesto sonoro autentico e ricco di sfaccettature interpretative.

Nelle dieci tracce Barreca esplora diversi mondi. A volte intimo, altre più introverso e fortemente riflessivo anche quando appare scanzonato o quando tocca registri più acuti. La sua voce colora ma non ostenta, aggredisce senza eccedere, sussurra senza mai indebolirsi. Sono sfumature i suoi cambi di registro e ogni brano ha una linearità interpretativa che non perde mai di vista la sua essenza. Un artista sensibile e tecnicamente ineccepibile.

La parola noi apre l'album ed è una ballad in stile classico, nella seconda parte del brano ricrea un’atmosfera ricca e intensa, ma allo stesso tempo lascia la giusta importanza al testo che sottolinea dei concetti profondi con un linguaggio semplice ed originale. Una leggera ritmica elettronica ed una essenziale linea di basso sottolineano i ritornelli con discrezione, ma rimarcando la profondità dei pensieri espressi dal testo: l’importanza del passare dall’individualità alla pluralità, il valore del “noi”, di vivere la propria esistenza con qualcuno accanto.

È tutto qui cambia improvvisamente il mood dell’album che riporta a sonorità anni ’80, una ritmica incalzante affidata all’energia di Marcello Surace, batterista di lunghissima esperienza al fianco di Giorgia, Alex Baroni, Noemi, Alex Britti e molti altri, avvolta in suoni di synth quasi ossessivi a ricreare un’atmosfera volutamente vintage. È il brano più elettronico del disco.

Il gioco degli amanti è il brano musicalmente più articolato. Con una sezione fiati continua ed ostinata, così come il riff di pianoforte e il fraseggio degli archi, descrive il vorticoso affanno degli amanti alla ricerca di una libertà difficile, alternata a pentimenti e ricadute, che si conclude quasi con un urlo liberatorio di rabbia e disperazione. Finisce con una sostanziale resa degli amanti ad un gioco quasi interminabile e musicalmente affidato al magistrale flicorno di Massimo Guerra, raffinatissimo musicista della scena jazz romana. Presente in questo brano anche alla tromba nella sezione fiati. Altro elemento portante dell’arrangiamento sono le percussioni di Massimo Cusato (Niccolò Fabi, Paola Turci, Eugenio Bennato).



Una nota decisamente più rock invece è rappresentata da Il peso delle virgole. Ritorna la ritmica irruente di Marcello Surace che si fonde alle chitarre di Alfredo Bochicchio e di Emilio Sorridente, poliedrico musicista che vanta collaborazioni di prestigio a livello internazionale nel panorama rock e psichedelico (John ‘Twink’ Alder , Martin ‘Youth’ Glover, Gary Lucas), ha anche suonato e coprodotto questo brano, proprio per metterci dentro il colore del suo unico background e dare la giusta connotazione - a tratti graffiante - a questo arrangiamento. L’intro, dall’impatto quasi violento, si vuole condanna la consuetudine attuale di affrontare ogni cosa con un linguaggio superficiale e approssimativo senza soffermarsi sui dettagli e dando il giusto peso, appunto, anche alle virgole che possono stravolgere il senso di un discorso.

Lontani da te è un altro momento raffinato dell’album, costruito intorno ad archi, pianoforte e chitarre acustiche, con un arrangiamento orchestrale eseguito da alcuni elementi dell’Orchestra del Teatro F. Cilea di Reggio Calabria: Sergio Tommasini, Tonino Nucera, Chiara Ambesi, Raimonda Ruginyte, Alessia Neri, Manuela Ursino, Luisa Morabito . La sezione ritmica vede la presenza di Alberto Catania, giovane e talentuoso batterista, che ha suonato in diverse tracce del disco con grande passione. Il pezzo è una romantica dichiarazione d’amore costruita su una melodia semplice e delicata fatta di atmosfere morbide prettamente acustiche, con qualche incursione di sonorità sintetiche vagamente vintage.

Country pop all’italiana con un andamento ritmico incalzante e tante chitarre acustiche ed elettriche in stile vagamente Nashville, la comparsa dell’ukulele suonato da Marco Soriano (fedelissimo chitarrista da anni al fianco di Barreca), sono gli spunti sonori per parlare dello scorrere della vita, delle sue fasi e dell’esperienza che si stratifica aggiungendo sempre nuove riflessioni. Non ho imparato a vivere ha un sound apparentemente spensierato, rappresenta il viaggio incessante segnato da una ritmica shuffle, come una locomotiva che carica di stazione in stazione nuove sonorità e ne tralascia altre. Metafora delle esperienze e del tempo che corre senza sosta verso l’essenziale.

Il tema de La nudità è uno di quelli che colpiscono come un pugno allo stomaco: subire la logorante violenza psicologica. I suoni di questo brano sono esattamente pensati per ricreare la crudezza di questa condizione e riportare l’ascoltatore alla gelida e quasi funerea esperienza narrata nel testo. La spina dorsale del brano è un violoncello che vuole ricreare il terrore e la crudeltà, qualche synth tagliente richiama la vita fuori che scorre ignara e ignava di tutti i soprusi che gravano sulla pelle di tante donne abusate principalmente nell’anima.

Una chitarra acustica scanzonata apre Non esistono canzoni felici. Brano - forse il più anticonformista del disco - al cui interno si fondono generi ed espressioni apparentemente distanti e inconciliabili: la potenza della musica li mescola, soprattutto quando si tratta di affermare dei concetti universali, comunicati nelle forme più svariate. Il disagio e la sofferenza, spesso sono la migliore fonte di ispirazioni di chi scrive e sarà per questo che Non esistono canzoni felici è un brano intimo e irriverente.

Ciao è un brano che si può inquadrare nella più classica delle definizioni di musica leggera italiana. Un ballata in perfetto stile pop con un intreccio sonoro ritmico ed orchestrale di forte impatto. Le chitarre di Alfredo Bochicchio (eccellente chitarrista romano con all’attivo collaborazioni con Bungaro, Mario Biondi, Giorgio Panariello, Nina Zilli) si fondono su una solida intelaiatura ritmica, con la preziosa presenza del basso di Crispino Mangano, esperto musicista (Dori Ghezzi, Silvia Salemi, Francesca Alotta) anche lui presente in altri brani del disco.

Chiude l’album il brano che è un po’ il significato di tutto questo lavoro: Dall'altra parte del giorno. Una minimalista chitarra elettrica che accompagna una struggente riflessione sulla lontananza, sull’assenza, sulle partenze e i ritorni, sul senso di smarrimento di quando ti trovi improvvisamente dove non dovresti essere, con il cuore altrove. Nella seconda parte del brano, caratterizzato da una ritmica più delicata e quasi dalla sonorità jazzistica e un contrabbasso magistralmente suonato da Luciano Cefalà, fanno da tappeto ad un solo di flicorno di Massimo Guerra. Epilogo di una viaggio musicale tra generi diversi, spunti e riflessioni variegate, ma con lo stesso filo comune: un'autentica e appassionata ricerca musicale e linguistica affidata alla avvolgente voce di Barreca.

Tutte le canzoni sono state scritte da Benedetto Demaio , docente di arte e content creator sui canali social per diversi brand, appassionato di musica e tecnologia. Le registrazioni sono state effettuate presso Artetica Recording Studio di Rizziconi da Riccardo Anastasi con la collaborazione tecnica di Simone Cannavò. I mixaggi dei brani Lontani da te, È tutto qui e Ciao sono stati effettuati da Marco Borsatti. Tutti gli altri brani sono stati mixati da Taketo Gohara. Il mastering è stato affidato ad uno dei maggiori tecnici del settore, Giovanni Versari. I primi due singoli già pubblicati di questo album, La parola noi ed È tutto qui sono stati inseriti in due videoclip pubblicati su Youtube per la regia di Giacomo Triglia.