Sant’Anna Hospital, i vertici: “Settore cardiovascolare a rischio”

Catanzaro Salute
Sant'Anna Hospital

“Il dramma della sospensione del Sant’Anna diventa sempre più palese agli occhi dei numerosi pazienti, dall’oggi al domani lasciati al loro destino. Questa spiacevole situazione potrebbe essere paragonata all’esondazione di un fiume, le cui acque stanno facendo annegare in modo silenzioso un diritto inalienabile: la salute dei calabresi”.

Sono le parole di Soccorso Capomolla e Gianni Parisi, rispettivamente direttore sanitario e presidente del Cda del Sant’Anna Hospital, che hanno reso noto il programma concordato al tavolo tecnico della struttura commissariale, che consentirebbe “il riavvio delle attività, così da dare una risposta appropriata al bisogno di salute. Indipendentemente dai vari tecnicismi sopra esposti”.

Per entrembi “l’interruzione di pubblico servizio, un vero e proprio attentato alla salute pubblica, che potrà essere appurato solo ed esclusivamente in due modi: per senso civico o conseguentemente a un eventuale urgenza non soddisfatta con esito fatale”.

Il piano è fatto da cinque punti: “La verifica della commissione Asp: cinque prescrizioni che devono essere attemperate in 30 giorni, quella più importante è la realizzazione degli spogliatoi, per tale lavoro la clinica ha organizzato i lavori, impegnandosi h 24 per ottenere la consegna dei lavori entro 10 giorni; considerato che tale prescrizione non intacca la prestazione sanitaria, il processo autorizzativo può essere deliberato dall’ Asp al dirigente Generale del Dipartimento con Parere favorevole con prescrizione”.

Si prosegue poi con il “verbale Ota: la Regione potrebbe notificare al legale rappresentante le eventuali prescrizioni da adempiere ad oras”, ricordano poi il fatto che il dirigente generale e il commissario ad Acta potrebbero “decretare autorizzazione e accreditamento soggetto a verifica dell’avvenuto ottemperamento delle prescrizioni”.

Il quarto punto tratta il “rapporto contrattuale: ASP e Sant’Anna, in assenza di altre cause ostative, potrebbero sottoscrivere il contratto 2020” infine la “crisi finanziaria: ASP dovrebbe ristorare le prestazioni validate e verificate nel 2020 che ammontano a 10 milioni di euro, demandando ad un tavolo tecnico il saldo della produzione 2020 oltre alle diverse partite di credito”.

I due auspicano che “il tavolo convocato per il 5 possa rappresentare il primo passo concreto verso il riavvio delle attività del Sant’Anna Hospital. Non si può attendere oltre. Nella massima trasparenza, nella legalità, nella correttezza istituzionale e nel rispetto dei ruoli di ognuno, siamo certi che una soluzione possibile sia a portata di mano”, scrivono i due.

Fanno quindi riferimento alla politica che “cerca di arginare l’inarrestabile “piena” e tenta di dare una risposta etica alla crisi del Sant’anna; riaffermando il bisogno che si continuino ad erogare i LEA cardiovascolari, nel rispetto delle norme. Nel frattempo, nel buio dei meandri burocratici si consuma il cortocircuito istituzionale ASP - Regione, che continua ad essere alimentato dalla scarsa conoscenza delle norme”.

Dall’altra parte fanno riferimento ai “cittadini e i pazienti indifesi, completamente sopraffatti dalla burocrazia”. Per Capomolla e Parisi il reale problema è “nell’interruzione di un pubblico servizio e della continuità assistenziale, che si estrinseca nel blocco della programmazione di: 70 interventi vascolari, 25 interventi cardiochirurgici, 111 interventi di valutazione coronarografica ed eventuale angioplastica coronarica e 88 interventi di elettrofisiologia. Inoltre bisogna considerare anche l’interruzione dei controlli cardiologici a 1, 3, 6 e 12 mesi dei pazienti già trattati, in totale circa 2500 controlli”.

“Tuttavia - proseguono - questa situazione dovrebbe allarmare chiunque, visto e considerato che la vigilia di Natale, con il mantra di un freddo burocratese, è stata sospesa l’attività di un ospedale, così di punto in bianco. Insomma un vero e proprio paradosso all’italiana, durante una pandemia e una crisi economica imminente, si aprono “tendopoli” e si chiudono eccellenze, lasciano a casa più di 300 professionalità”.

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