Relazione Corte dei conti: “In 10 anni di commissariamento debito ridotto di solo 6mln di euro”

Calabria Salute

Il commissariamento della sanità in Calabria ha ridotto il debito soltanto di 6 milioni di euro. È quanto emerge dalla relazione della Corte dei conti sul Giudizio di parificazione del rendiconto generale della Regione Calabria.

Per l’esercizio finanziario 2019, è scritto nella relazione, “il deficit sanitario a cui dare copertura si è ridotto in valore assoluto di soli 6,291 milioni di euro circa (passando da 104,304 milioni al 31.12.2009 a € 98,013 milioni al 31.12.2019)”. Una media di 600mila euro all’anno, considerando che il commissariamento della sanità dura da 10 anni.

A pagare il prezzo più alto sono i cittadini che, per la stessa Corte, “stanno da dieci anni colmando una voragine finanziaria che cresce e si alimenta di anno in anno. A fronte di questi ‘sacrifici finanziari’, i medesimi cittadini non godono però di servizi sanitari adeguati. Rammento – ha detto il magistrato Stefania Anna Dorigo – che i Livelli essenziali assistenziali (Lea) sono giudicati adeguati quando raggiungono un punteggio di 160 o un livello compreso fra 140 e 160 in assenza di criticità. Ebbene, dopo molti anni, solo nel 2018 la Regione Calabria parrebbe aver raggiunto un punteggio complessivo adeguato (162), che comunque tradisce ancora numerose anomalie, come screening oncologici inadeguati e scarsità di posti letto”.

Ecco che in 10 anni, come rilevato dai giudici, i cittadini calabresi “hanno continuato a finanziarie copiosamente la sanità, con il versamento delle extra aliquote Irap e Irpef, extra tributi finalizzati a ripianare i disavanzi che via via si manifestavano”. Tasse che non vanno di pari passo con i servizi e il disavanzo venutosi a creare.

Situazione che trova nella gestione dei contenziosi diverse anomalie. “Le Aziende sanitarie della regione hanno pagato, per interessi e spese legali – scrive il presidente della sezione Calabria, Vincenzo Lo Presti – nell’esercizio 2018, la somma di oltre 23 milioni di euro, nell’esercizio 2019, la somma di oltre 32 milioni di euro”. Quindi “se i pagamenti fossero stati tempestivi, tali somme, complessivamente oltre 55 milioni di euro, avrebbero potuto, essere destinate a incrementare le prestazioni sanitarie piuttosto che, come avvenuto, a compensare i creditori, per il ritardo nel pagamento dei loro crediti”.