Droga, prostituzione ed estorsione. Nel cosentino scatta “Salamandra”: numerosi arresti | I DETTAGLI

Cosenza Cronaca

Dalle prime luci dell’alba è scattata tra Cosenza, Rende ed in vari comuni della provincia, una vasta operazione dei Carabinieri bruzi denominata “Salamandra”.

Oltre 100 militari del comando provinciale, supportati dai colleghi dello Squadrone Eliportato Cacciatori di Calabria e del nucleo cinofili, con la copertura aerea di un velivolo dell’8° nucleo elicotteri, stanno dando esecuzione a numerose misure cautelari, emesse dall’autorità giudiziaria del capoluogo, nei confronti di altrettanti soggetti indagati, a vario titolo, per i reati di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione ed estorsione.

Nello stesso contesto operativo i Carabinieri stanno effettuando diverse perquisizioni domiciliari a carico di soggetti coinvolti nella stessa attività investigativa.

NOVE MISURE CAUTELARI

Sono 9 le misure cautelari - 8 arresti e un obbligo di dimora - eseguite in queste ore dai Carabinieri ed emesse dal Gip presso il Tribunale di Cosenza, su richiesta della Procura della Repubblica, nei confronti di altrettanti soggetti, tutti italiani, di età compresa tra i 25 e 60 anni.

In carcere sono finiti: B.S., 56enne; D.C.R., 43enne; M.A., 53enne. Ai domiciliari, invece: A.D., 45enne; C.G., 42enne; P.J., 41enne; M.F., 28enne; D.L., 32enne. Obbligo di dimora, infine per P.L., 27enne.

COINVOLTO COSENTINO E ANCHE IL NORD ITALIA

Gli “affari” di droga, prostituzione ed estorsione venivano fatti dagli indagati tra i comuni di Cosenza, Montalto Uffugo, San Benedetto Ullano, Torano Castello, Mantova e Milano, e proprio questi territori sono stati teatro dell’odierna operazione.

L’indagine, da cui deriva la maxi operazione di polizia giudiziaria denominata convenzionalmente “Salamandra”, è stata condotta dai Carabinieri dell’Aliquota Operativa della Compagnia di Rende, con il prezioso contributo delle Stazioni di Montalto, Torano e Lattarico, ed ha consentito di ricostruire la rete e gli intrecci di un gruppo di persone operanti nel sempre florido settore del commercio di stupefacenti di diverse tipologie, dalla marijuana alle coltivazioni di cannabis, dall’hashish alla cocaina e di disarticolarne i canali di approvvigionamento e smercio.

L’ARRESTO CHE PORTÒ ALLA “RETE”

L’attività - secondo quanto rendono noto gli investigatori - ha iniziato a muovere i primi passi nell’ottobre 2016, a seguito di una perquisizione domiciliare che portò all’arresto di un giovane residente a San Benedetto Ullano, colto in flagranza per detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti, venendo trovato con 21 grammi di cocaina, un bilancino di precisione e della consistente somma di 11.780 euro in contanti, ritenuta il provento dell’attività di spaccio.

Il monitoraggio sui contatti dell’arrestato avrebbe quindi permesso di individuare ulteriori articolazioni della rete di spaccio, con progressiva estensione dell’attività investigativa volta a ricostruire la “catena dell’approvvigionamento delle sostanze stupefacenti”.

LE PIAZZE DI SPACCIO

Ne sarebbe conseguita dunque l’individuazione di diverse piazze di spaccio, da un lato nel capoluogo e nell’area urbana di Rende e dall’altro in numerosi paesi della Valle del Crati, tra cui Montalto Uffugo, San Benedetto Ullano, Lattarico, Torano Castello e Bisignano.

Nel corso della complessa attività d’indagine sarebbero stati ricostruiti e cristallizzati oltre 110 episodi di spaccio o di illecita detenzione, e documentate le attività di “broker” dediti al procacciamento e “pusher” incaricati della successiva rivendita delle sostanze: cocaina, hashish e marijuana.

Dagli approfondimenti investigativi sarebbero poi emerse le propaggini extraterritoriali delle attività di procacciamento dello stupefacente, dal momento che taluni dei maggiori indagati avrebbero anche intrattenuto rapporti con esponenti del Reggino e della Campania, indicativi dei canali di approvvigionamento.

I SEQUESTRI NEL CORSO DELLE INDAGINI

Nel corso delle investigazioni, caratterizzate da intercettazioni e da contestuali attività di osservazione, numerosi sarebbero stati i riscontri a seguito delle attività illecite captate, tra cui arresti, denunce in stato di libertà e segnalazioni alla Prefettura di diversi soggetti, oltre al rinvenimento e al sequestro di considerevoli quantitativi di stupefacente.

In particolare, nel corso delle indagini, cinque persone sono state tratte in arresto in flagranza di reato e altre 12 sono state segnalate alla competente Prefettura come assuntori.

Inoltre, ingenti sono stati i quantitativi di droga sequestrati. In particolare, i carabinieri sono riusciti a “mettere le mani” e togliere dal mercato illegale dello spaccio oltre 7,1 kg di marijuana; 157 grammi di hashish; 76 di cocaina; e una coltivazione consistente in 63 piante di Canapa Indiana.

LE COLTIVAZIONI E I SEMI ACQUISTATI SUL WEB

Proprio nell’ambito della produzione di stupefacenti, le attività avrebbero consentito di appurare che alcuni indagati, per aumentare gli introiti, avevano individuato un terreno in una località rurale di Rose, circondato da una folta vegetazione e pertanto di difficile individuazione, dove realizzare una coltivazione di cannabis indica.

Dopo aver ordinato i semi on line ed aver atteso che germogliassero nell’appartamento di uno degli stessi, attraverso un dispositivo organizzato di staffetta, così da scongiurare eventuali controlli da parte delle Forze dell’Ordine, sarebbe stato molto curato il trasporto presso il terreno in questione, provvedendo poi a tutte le operazioni necessarie alla completa maturazione delle piante.

I militari, dopo una ricognizione dei luoghi e dei mirati servizi di osservazione, hanno tratto in arresto uno dei soggetti sorpreso mentre provvedeva all’irrigazione della coltivazione.

Tra i risultati conseguiti durante le indagini, spiccano quattro arresti. Si tratta di quello di un autotrasportatore di Torano Castello, il quale, agevolato dalla propria professione di corriere di farmaci, aveva trasportato circa 5 kg di marijuana provenienti dalla zona del Reggino e diretti in Campania, occultandoli all’interno di una intercapedine del furgone.

Inoltre, l’arresto in flagranza di un giovane bisignanese, per detenzione ai fini di spaccio di 41 grammi di cocaina e 265 grammi di marijuana; e poi l’arresto di una giovane cosentina, trovata in possesso di 56 grammi di hashish e 17 di marijuana e, infine, quello in flagranza di un 32enne cosentino per detenzione ai fini di spaccio di 354 grammi di marijuana e 5 di hashish.

IL “RECUPERO CREDITI”

Nel corso delle operazioni di controllo, monitoraggio ed osservazione sarebbero stati acquisiti importanti elementi di prova anche in ordine ad una serie di estorsioni commesse da alcuni degli indagati per il recupero dei crediti derivanti dalla vendita di quantitativi di stupefacenti.

In particolare, uno degli indagati, per recuperare il credito per precedenti cessioni di droga ad un assuntore, aveva pressato quest’ultimo proponendogli di portargli anche degli oggetti in oro, minacciandolo di percosse in caso di insolvenza e facendogli capire che se non avesse provveduto a saldare subito, avrebbe dovuto “rendere conto” direttamente ai fornitori dello stupefacente, raffigurati implicitamente come persone di maggiore caratura delinquenziale.

IL FAVOREGGIAMENTO E SFRUTTAMENTO DELLA PROSTITUZIONE

Altra ipotesi di reato contestata è il favoreggiamento e lo sfruttamento della prostituzione di due ragazze rumene ad opera di tre soggetti destinatari di misura e di un quarto deferito in stato di libertà.

Nello specifico, la condotta sarebbe spaziata dall’attività di procacciamento di clienti alla ricerca dell’immobile da locare ad un canone favorevole; dal trasferimento delle donne da Montalto Uffugo, dove risiedevano, a Scalea (ritenuto territorio più proficuo per la maggior presenza di turisti) alla fornitura di “protezione” e supporto logistico negli spostamenti per le vie della località marittima durante tutta la permanenza.

Nel complesso dei servizi resi dagli indagati per agevolare una perdurante attività di meretricio delle donne (beneficiando – alcuni di essi - di prestazioni sessuali gratuite), rientrava anche la costante disponibilità all’effettuazione di ricariche alla Postepay per la pubblicazione degli annunci su internet.

IL QUADRO INDIZIARIO “GRANITICO”

Proprio la meticolosità da parte dei militari dell’Arma nello sviluppo di ogni possibile approfondimento investigativo per acquisire inconfutabili elementi di prova sul conto degli indagati è stata riconosciuta nelle iscrizioni formulate dalla Procura della Repubblica di Cosenza (168 ipotesi di reato a carico di 40 indagati) e nelle consequenziali valutazioni dal Giudice per le Indagini Preliminari, il quale nel provvedimento di applicazione delle misure cautelari ha qualificato il quadro indiziario delineato come “grave, univoco, concordante” e persino “granitico”.

Nel corso dell’esecuzione delle misure di oggi sono state eseguite diverse perquisizioni domiciliari nei confronti di altri indagati, conclusesi con il sequestro complessivo di 1,4 kg di marijuana, 3 grammi di hashish, 20 funghi allucinogeni, e 1.100 euro ritenuti provento di spaccio, oltre all’arresto in flagranza di reato di tre cosentini e la segnalazione alla Prefettura bruzia di altri tre.

(Notizia aggiornata alla 9.44)