Sanità, parla Spirlì: “La Regione ha fatto la sua parte per tempo”

Calabria Politica

Non si è fatto attendere il resoconto del presidente facente funzione Nino Spirlì, travolto dalle polemiche dopo le dichiarazioni di Saverio Cotticelli, oramai ex commissario alla sanità calabrese. Nel corso del consiglio regionale Spirlì ha cercato di mettere un punto e delimitare le responsabilità della Regione, che avrebbe agito “per tempo” garantendo gli strumenti per far fronte all’emergenza.

Attenzioni messe in campo già dallo scorso 11 marzo, quando la Santelli “dopo aver effettuato una ricognizione dei posti letto in Terapia intensiva, Pneumologia, Malattie infettive, provvedeva a predisporre un apposito piano di riprogrammazione individuando per le aree Centro, Nord e Sud, i Centri Covid”, con uno stanziamento complessivo di 18 milioni di euro.

L’intervento della Regione però si sarebbe visto ostacolato dallo stesso Cotticelli, che il 12 giugno “scrive al ministero della Salute e al ministero dell’Economia e chiede se i provvedimenti di potenziamento e riorganizzazione della rete di assistenza territoriale e il Piano di riorganizzazione della rete ospedaliera rientrino nella competenza del commissario”. Il Ministero darà ragione a Cotticelli, essendo sue le competenze per effettuare il riordino della rete ospedaliera, ma “di questo piano” afferma Spirlì “la Giunta regionale non è mai stata resa partecipe”.

Lo stesso Cotticelli poi non si sarebbe interessato né ad impiegare il denaro garantito dal Decreto Calabria, ossia circa 45 milioni di euro, né quello previsto dal Decreto Rilancio, ossia circa 54 milioni, sebbene il programma di spesa “fosse in capo alla struttura commissariale”.

“È perciò evidente che la Regione, in questo ambito, non abbia alcuna possibilità di intervento”, afferma Spirlì. Che non risparmia neppure una stoccata alle Aziende Sanitarie, che avrebbero speso “solo” 7.7 dei 18 milioni messi in campo dalla Regione.

A tal proposito, il presidente facente funzione ha anche informato di aver chiesto una delazione di almeno 10 giorni nell’entrata in vigore del Nuovo Decreto Calabria, ma di non aver avuto alcuna risposta da parte del Governo, che starebbe “esautorando la Regione” da ogni decisione.

Infine, una stoccata anche alla stampa ed ai media, che si conclude con un invito all’unità piuttosto che al “continuo avvelenamento dei pozzi”.

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