Diede fuoco all’ex moglie, per il gup era “capace di intendere e di volere”

Reggio Calabria Cronaca
L'auto ricercata e Ciro Russo

Era capace di intendere e volere Ciro Russo, l’uomo che il 13 marzo 2019 ha tentato di uccidere l’ex moglie Maria Antonietta Rositani dandole fuoco (QUI), dopo averla speronata con la propria auto in via Frangipane a Reggio Calabria.

È una parte delle motivazioni della sentenza di condanna a 18 anni di carcere emessa lo scorso luglio (QUI) dal Gup del Tribunale del capoluogo dello Stretto, Valerio Trovato.

Nelle stesse motivazioni il giudice scrive nero su bianco che il piano dell’uomo non sarebbe stato portato a compimento solo ed esclusivamente per la prontezza della donna, che riesce a scappare dalla morsa del Russo e a salvare la vita, riuscendo a spegnere le fiamme grazie ad una pozzanghera, causata dalla pioggia del giorno precedente”.

Russo, che stava scontando i domiciliari a casa dei genitori, a Ercolano, prese l’auto del padre e, viaggiando tutta la notte, arrivò quel giorno a Reggio dove poi si procurò tre bottiglie di benzina utilizzate per dare fuoco all’ex moglie.

Per il giudice il tentato omicidio, consumato lo stesso giorno in cui si sarebbe dovuta tenere l’udienza per la decadenza di Russo dalla responsabilità genitoriale nei confronti del figlio minorenne, sarebbe stato pianificato nel dettaglio.

E nella sentenza scrive infatti che l’uomo, “durante il lasso temporale del viaggio, avrebbe potuto recedere dalla volontà di portare a compimento il piano. Invece, giunto in città, ha contattato la moglie per verificare che fosse in casa, si è posto al suo inseguimento e, dopo averla trovata ha realizzato la sua vendetta”.

Nel corso del dibattimento, il legale di Russo ha sostenuto la tesi dell’incapacità di intendere e di volere perché, stando a una consulenza tecnica di parte, “risulta affetto da disturbo paranoide della personalità, con spiccati tratti narcisistici, con stato di mente tale da compromettere la sua imputabilità al momento dei fatti”.

Ma la tesi non ha convinto il Gup secondo cui Russo, piuttosto, avrebbe “dimostrato una lucidità e una freddezza inconsueta, sia nella fase della programmazione del tentato omicidio che in quella dell’esecuzione, non lasciando al caso alcun dettaglio, tanto da riuscire a scappare indisturbato da Ercolano, fino a giungere a Reggio Calabria per realizzare il suo brutale obiettivo e, successivamente, rendersi irreperibile per quasi due giorni, circostanze che poco si addicono ad un soggetto incapace di intendere e di volere”.