Omicidio Vinci. Chiuso il cerchio: preso chi fabbricò e posizionò la bomba

Vibo Valentia Cronaca

Chiuso il cerchio sull’omicidio di Matteo Vinci (QUI): all’alba di stamani - tra Vibo Valentia e Reggio Calabria – i carabinieri, coordinati dal Sostituto Andrea Mancuso, hanno fatto scattare un’importante operazione, chiamata in codice “Demetra 2” con la quale ritengono di avere identificato i due soggetti che avrebbero fabbricato e materialmente posizionato il micidiale ordigno esplosivo che, nell’aprile del 2018, in via Fosse Ardeatine a Limbadi, fece saltare in auto l’auto di Matteo, provocando la morte dell’allora 43enne e che ferì gravemente il padre Francesco Antonio (74) (QUI).

Le indagini - dirette dalla Procura Distrettuale Antimafia di Catanzaro e condotte dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Vibo Valentia e del Reparto Crimini Violenti del Ros di Roma, sotto il coordinamento dal Sostituto Andrea Mancuso - hanno portato oggi all’emissione, da parte del Gip del capoluogo, di un articolato provvedimento cautelare a carico non solo dei due sospettati di aver posizionato l’esplosivo, ma di ben sette persone in tutto, accusate ora e a vario titolo di omicidio e tentato omicidio così come di danneggiamento, porto di esplosivi, tentata estorsione e traffico di stupefacenti.

Già erano stati assicurati alla giustizia, a solo un paio di mesi dall’omicidio, i presunti mandanti, appartenenti alla potente famiglia dei Mancuso (QUI).

Secondo la tesi degli inquirenti, l’efferato assassinio di Vinci sarebbe maturato in un più ampio disegno estorsivo, messo in atto proprio dai Mancuso con lo scopo di “impossessarsi” di alcuni terreni, pretese a cui la famiglia Vinci si sarebbe però opposta.

La mano degli esecutori, invece, sarebbe stata armata dalla necessità di saldare un debito contratto nei traffici di droga.

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