Un bunker sotterraneo per coltivare la marijuana: arrestati padre e figlio

Reggio Calabria Cronaca

L’estate, come ogni anno, è una stagione proficua per la coltivazione della marijuana, soprattutto nella provincia reggina, e grazie alle condizioni climatiche idonee oltre che alle caratteristiche naturali del territorio aspromontano.

Ma la piantagione scoperta nei giorni scorsi dai Carabinieri della Compagnia di Taurianova ha sicuramente dei tratti di originalità e differenti da quanto si è abituati a scoprire fino ad oggi.

Nel corso di un servizio, così, i militari della Stazione di San Martino, insieme ai colleghi dei Cacciatori di Vibo Valentia, hanno arrestato padre e figlio, Salvatore e Marco Recupero, rispettivamente di 62 e 33 anni (ed il secondo pluripregiudicato) proprio con l’accusa in concorso di coltivazione e detenzione di stupefacente, appunto di marijuana, e per furto aggravato di energia elettrica.

I carabinieri, avendo il sospetto che i due coltivassero dello stupefacente, hanno eseguito una perquisizione in una loro proprietà rurale a Taurianova, ben protetta da dei muri perimetrali e da un sistema di videosorveglianza professionale.

Oltre a varie buste con dentro della marijuana già essiccata, si sono così ritrovare due piante di cannabis alte circa 80 cm e vari strumenti di pesatura e preparazione della sostanza.

Il tutto era in superficie ma i militari si sono accordi di una strana botola che portava in un sotterraneo. Una volta aperta, scesi di qualche metro con una scala improvvisata e superata una porta in ferro, si sono così trovati davanti ad una sofisticata piantagione composta da 49 piante di canapa alte circa 80 cm l’una, in pieno stato vegetativo, con annesso un impianto di ventilazione, illuminazione, aerazione e irrigamento automatico, e costosi dispositivi di temporizzazione.

Le pareti erano coperte anche da alluminio, così da mantenere la temperatura e le condizioni interne ottimali. Una sorta di “bunker” dove però non era nascosto un latitante ma cresciuta una piantagione ad alta produttività.

Le piante, lo stupefacente e tutti i dispositivi ritrovati sono stati sequestrati, e la droga sarà ora sottoposta all’analisi tossicologica. Una volta messa sul mercato illegale, i numerosi chili di marjuana potenzialmente prodotta e venduta al dettaglio al grammo, si stima avrebbe potuto fruttare diverse decine di migliaia di euro.

Il professionale e dispendioso impianto era poi alimentato abusivamente con un collegamento alla rete elettrica pubblica, immediatamente verificato e disattivato dal personale tecnico intervenuto sul posto.

Successivamente, le perquisizioni sono state estese alle rispettive abitazioni dove è stato individuato un altro allaccio abusivo alla corrente e che alimentava sia la casa del padre che un vicino negozio di alimenti e panetteria riconducibile allo stesso 62enne.

I due quindi, sorpresi nel terreno della piantagione e titolari delle forniture di energia asportata illecitamente anche per far crescere le piante, sono stati arrestati in flagranza: il 30enne pregiudicato è finito in carcere mentre il padre messo ai domiciliari fino al giudizio di convalida, a seguito del quale, il Giudice del Tribunale di Palmi ne ha convalidato gli arresti e confermato il carcere per Marco Recupero e i domiciliari per il padre.