Operazione Demetra, il tribunale del riesame di Catanzaro accoglie due ricorsi

Catanzaro Cronaca

Il tribunale del Riesame di Catanzaro, presieduto da Giuseppe Valea, ha accolto i ricorsi discussi martedì 23 giugno dall'avvocato Ettore Zagarese, per A.J, un 28enne originario del Pakistan da anni domiciliato in Italia; e dagli avvocati Zagarese e Giovanni Mazzia per C.P., un 51enne di San Cosmo Albanese.

Il 28enne è stato così rimesso in libertà con obblighi, dopo essere stato agli arresti domiciliari, mentre è stato revocato il provvedimento della custodia in carcere con la misura, più lieve, dei domiciliari per il 51enne.

I due, che sin dall’inizio, avevano professato la loro innocenza ed estraneità ai fatti loro contestati, erano stati coinvolti nell’ambito della recente maxi operazione anti caporalato denominata “Demetra” (QUI)

Il blitz era scattato il 10 giugno scorso tra le province di Cosenza e Matera, e aveva visto l'impiego di oltre 300 finanzieri del Comando Provinciale di Cosenza i quali, con l’ausilio dei militari dei Reparti di Catanzaro e Crotone, avevano dato esecuzione a 60 misure cautelari (QUI).

LE ORDINANZE

Le ordinanze erano state emesse emessa dal Gip del Tribunale di Castrovillari, Luca Colitta, su richiesta del Sostituto Procuratore della Repubblica, Flavio Serracchiani, a carico di tutti gli indagati accusati di associazione per delinquere finalizzata all’intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro (il cosiddetto “caporalato”) ed al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Delle 60 misure emesse ne erano state eseguite 52. Quattordici delle persone coinvolte erano state portate in carcere ed altre 38 ai domiciliari.

Per altre 8 era stato disposto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Delle 14 aziende agricole sequestrate, 12 si trovano in Basilicata e due in provincia di Cosenza per un valore stimato in quasi 8 milioni di euro. Sotto sequestro anche 20 automezzi utilizzati per trasportare i braccianti agricoli che venivano reclutati per lavorare nei campi.

L'INCHIESTA

Le indagini sono partite da un controllo effettuato dalle Fiamme Gialle di Montegiordano ad un furgone, fermato sulla Statale 106, che trasportava sette braccianti agricoli provenienti dalla zona della Sibaritide.

Le investigazioni avevano così consentito ad identificare numerosi soggetti, sia italiani che di nazionalità pakistana, magrebina e dell’Est Europa, che avevano messo in piedi una fiorente attività di sfruttamento illecito della manodopera nella piana di Sibari. Le indagini sono durate più di un anno e si sono avvalse di intercettazioni, appostamenti, pedinamenti, localizzazioni attraverso il sistema GPS, acquisizioni documentali e di informazione.