Lamezia, don Pino Latelli: “La speranza non ceda il posto alla disperazione”

Catanzaro Attualità Lina Latelli Nucifero

Continua nel periodo del Covid – 19 a farsi sentire il disagio di tante persone che chiedono il sostegno della Chiesa e in particolare si rivolgono al parroco don Pino Latelli, della parrocchia della Beata Vergine Carmine di Lamezia Terme, con la speranza di ricevere risposte rassicuranti in grado di sollevare il loro morale e liberare l’animo dal senso di smarrimento, sfiducia e disperazione causati dalle conseguenze dell’insidioso virus che tuttora non si riesce a sconfiggere in modo definitivo. Francesca, una tra i tanti fedeli della diocesi di Lamezia Terme , fa sentire a don Pino il suo grido disperato simile a quello di tante persone che in questo tempo di pandemia si trovano nella stessa grave situazione che sembra non avere via d’uscita.

“Sono disperata. Mio marito ha perso il lavoro e per la nostra famiglia è iniziato un cammino in salita. Nelle situazioni difficili che ho incontrato nella vita, insieme a mio marito, sostenuti dalla fede e dalla preghiera, siamo sempre ripartiti rimboccandoci le maniche. Ora la crisi economica causata dalla pandemia ci ha travolti: siamo senza niente, non abbiamo lavoro e non abbiamo soldi. Cerco di adattarmi a qualunque lavoro facendo dei lavori saltuari ma i guadagni non sono sufficienti nemmeno per pagare solo qualche bolletta. Purtroppo la speranza di migliorare la situazione si va lentamente spegnendo e sta cedendo il posto alla disperazione. Mi raccomando, don Pino, alle vostre preghiere”.

E' urgente ora prendersi cura di chi ha fame di cibo e dignità, di chi non ha lavoro e fatica ad andare avanti”. Don Pino Latelli si rivolge a Francesca con queste parole già proferite da Papa Francesco nell'omelia della Messa per il Corpus Domini. “Durante e dopo l'emergenza sanitaria dovuta al Covid-19 – continua il sacerdote - sta crescendo il numero di persone e di famiglie povere in Italia. Mentre sta scomparendo la classe media e aumentano nelle famiglie le preoccupazioni per l’affitto, le bollette e il mutuo da pagare, un milione di posti di lavoro sono a rischio, la metà degli adulti non ha lavoro e molti sono quelli che per pochi euro lavorano in nero.

Aumenta a dismisura la disoccupazione giovanile, tante famiglie arrivano a stento a metà mese, tante imprese rischiano di non aprire e milioni di italiani sono sulla soglia della povertà. Una precarietà comune a tante persone – sottolinea ancora don Pino – che rende il futuro pieno di incertezze e preoccupazioni. E’ un problema realmente serio che esige risposte concrete da parte di tutte le istituzioni civili e da parte della Chiesa che si sta muovendo con sollecitudine per venire incontro a quanti ad essa si affidano e si trovano nel bisogno.

Tante le iniziative del Governo italiano, della Conferenza episcopale italiana, della Caritas italiana e delle caritas diocesane e parrocchiali, delle associazioni e di singoli cittadini per affrontare la crisi del coronavirus e garantire aiuto concreto e solidarietà a chi si trova in difficoltà. Alcune diocesi hanno istituito un “Fondo diocesano di solidarietà” per sostenere le famiglie più fragili. Un esempio ci viene offerto dal cardinale Angelo De Donatis, vicario generale del Papa per la diocesi di Roma, che ha presentato in questi giorni, dal Palazzo Lateranense, il Fondo Gesù Divino Lavoratore, istituito da Papa Francesco tramite la sua diocesi per aiutare chi si trova in difficoltà a causa dell’emergenza sanitaria in corso.

Non vogliamo solo erogare un contributo economico: vogliamo restituire – ha dichiarato il cardinale - dignità a coloro che a causa della perdita del lavoro sono caduti nello scoraggiamento pensando di non farcela. Anche questo è certamente un segnale positivo che dà speranza e coraggio a chi ha perso il lavoro ma non è sufficiente: è necessario ed urgente l’impegno di tutti perché si affronti seriamente il primo articolo della Costituzione che recita: «L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro». «Il lavoro non è un dono gentilmente concesso a pochi raccomandati - ha detto più volte papa Francesco - è un diritto per tutti”.

Altrettanto forte è il monito che il Pontefice – rimarca con forza il parroco - fa alla Chiesa nel Messaggio per la IV Giornata Mondiale dei poveri, in programma il 15 novembre 2020. Il richiamo di Francesco alla Chiesa, che deve essere in prima linea nel tendere le mani verso i poveri, è quello di lasciarsi interrogare dai poveri, ascoltando il loro “grido silenzioso” al quale il popolo di Dio è chiamato a rispondere con la testimonianza, la solidarietà, perché il bene comune è un impegno di vita, che si attua nel tentativo di non dimenticare nessuno di coloro la cui umanità è violata nei bisogni fondamentali”. Francesco ricorda, inoltre, che la mano tesa verso il povero offre la testimonianza di come ci si prepara a riconoscere il povero per sostenerlo nel tempo della necessità.

Anche il vescovo Lamezia Terme Giuseppe Schillaci, in perfetta sintonia con il Papa, in occasione della festa di San Giuseppe Lavoratore, ha fatto sentire la sua vicinanza a tutti i lavoratori in un momento molto delicato per il territorio lametino e nazionale ringraziando “quanti in questo periodo di emergenza sono in prima linea ed al servizio degli altri”, auspicando che “nessuno perda il lavoro a causa del Covid-19”, aggiungendo che “è necessario reagire a questa crisi insieme e con forza anche perché il lavoro non solo è una necessità per vivere ma è soprattutto dignità” e sostenendo che “il lavoro dona sicurezza e serenità”.

Preoccupante è l’allarme sul “rischio usura e sfruttamento della povertà” lanciato in piena emergenza coronavirus dal Procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri, al quale, come è noto, don Pino Latelli e l’Amministrazione comunale di Platania, guidata all’epoca dal sindaco Carlo Conte, hanno conferito il “Premio Platania 2010” per il suo instancabile impegno nella lotta contro ogni forma di mafia.

L’illustre magistrato, in più occasioni, ha ribadito che “la criminalità organizzata possa inserirsi in questo contesto di difficoltà e di povertà’ e che la 'ndrangheta è forte in Calabria grazie alla disoccupazione giovanile”. Ospite in una nota trasmissione televisiva, alla domanda della giornalista “il lavoro rende liberi?” il Procuratore, in pieno accordo con il pensiero del vescovo di Lamezia Terme, ha risposto così: “Certo che il lavoro rende liberi, ma dalle mafie e dalla ‘ndrangheta, perché ridà dignità alle persone”.

“Sono sicuro – rimarca il prelato - che con l’impegno di tutti saranno superate le difficoltà del momento e le tue preoccupazioni e paure, o Francesca, presto si trasformeranno in fiducia. Nella piena consapevolezza che è proprio nelle situazioni difficili e di disagio che bisogna abbandonarsi e avere fiducia in Dio, non mancherà - conclude don Pino - la mia preghiera per te e per la tua famiglia con la serena speranza che finalmente un raggio di luce possa rischiarare il buio della tua vita e della tua famiglia”.