Difesa del territorio, nuovo ricorso collettivo al Tar dell’associazione “La collina dei veleni”

Crotone Attualità

Un nuovo ricorso collettivo al Tar con i cittadini per difendere il territorio: è quanto ha presentato Vincenzo Voce, presidente dell’associazione “La collina dei veleni”, insieme ai legali che stanno predisponendo il ricorso stesso, gli avvocati Sandro Cretella, Antonello Irtuso e Gaetano Liperoti.

Si tratta di un ricorso che si inserisce in quello già presentato, sottoscritto anche da 600 cittadini, presentato nel 2017, per sopraggiunte motivazioni. Questo, consentirà sia di mantenere in vita il ricorso originario, altrimenti a rischio decadenza, sia di accelerare i tempi di giudizio dello stesso Tar, che i legali stimano in un anno circa. I legali hanno sottolineato come esistano, in base alla relazione tecnica fatta dallo stesso Voce, delle incongruenze, delle anomalie ma anche delle violazioni di legge e del codice dell’Ambiente di cui non si può non tenere conto.

Per sottoscrivere il nuovo ricorso Voce ha detto appuntamento ai cittadini crotonesi per sabato 20 giugno e domenica 21 giugno in un punto raccolta sito al "Granaio", nel quartiere fondo Gesù. Sia il presidente dell’associazione Voce che i legali hanno ribadito che il nuovo ricorso sarà contro l’ultimo decreto ministeriale del 3 marzo (e non su tutto il progetto di bonifica) che chiude ufficialmente l’iter della fase due del Piano operativo di bonifica.

La fase 1 del Piano di bonifica delle ex aree industriali di Crotone riguardava le discariche fronte mare, con interventi di protezione per evitare che gli inquinanti dell’area finiscano in mare, per un importo di 12 milioni di euro, su cui sono tutti d’accordo.

Il problema è sulla fase due, che per Voce “è solo una messa in sicurezza permanente dell’area delle fabbriche, a suo parere neanche molto efficace, e non una bonifica vera e propria, com’era invece necessario”.

In alcune aree dell’ex impianti, da Voce definite “tra le più inquinate d’Europa da metalli pesanti”, le scorie, tra cui “il pericolosissimo cadmio, verranno lasciati in loco perché al di sopra c’è una strato di pavimentazione da 10 centimetri che dovrebbe preservare dai rischi”.

Stigmatizzate, poi, le istituzioni che “non si sono espresse su questo decreto ministeriale, arrivati nella fase del lockdown”, e per Voce “tenuti dei cassetti” e che “i cittadini, invece, avrebbero dovuto conoscere”.