Maxi truffa nel settore green. Sequestri e denunce anche in Calabria

Calabria Cronaca

Una frode costata alle casse dello Stato più di 9 milioni di euro è quella scoperta questa mattina dalla Guardia di finanza di Sassari nell’operazione “Green Fraud”.

Le Fiamme gialle, hanno portato avanti l’inchiesta sotto il coordinamento dal Procuratore Capo della Repubblica, Gregorio Capasso, e dei Sostituti Luciano Tarditi e Nadia La Femina, nell’ambito di un’azione antifrode sinergica tra Fiamme Gialle ed il pool economico finanziario costituito presso la stessa Procura sarda.

Da qui sono scattati i sigilli ai beni, in tutto circa 11 milioni di euro di cui 9 ritenuti come il provento della presunta truffa e 2 dal risparmio dell’imposta calcolato, nei confronti di 8 persone operanti in Sardegna e indagate a vario titolo di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, emissione ed utilizzo di fatture per operazioni insistenti, ricettazione, riciclaggio ed autoriciclaggio dei proventi illeciti conseguiti.

Sono 26 invece le persone segnalate tra Sardegna, Calabria, Veneto e Lombardia che avrebbero fatto parte di un’organizzazione dedita, appunto, alle truffe nel settore dell’efficientamento energetico.

Secondo i risultati delle fiamme gialle la maxi truffa sarebbe stata ideata a Treviso e poi sviluppata in Sardegna da una società di comodo, con sede a Olbia, che dal 2018 a oggi ha richiesto e rivenduto 176 certificati bianchi dal Gse, ottenuti esibendo alle autorità nazionali delle attestazioni considerate false.

I presunti truffatori avrebbero quindi ingannato il Gestore dei Servizi energetici al quale avrebbero presentato delle false fatture e delle false attestazioni per dei lavori di efficientamento energetico in realtà che non sarebbero mai stati eseguiti e relativi a molti edifici, soprattutto ignari condomini della Lombardia, in particolare di Milano.

Così avrebbero ottenuto il rilascio di cosiddetti Tte, ossia i titoli di efficienza energetica rappresentativi dell’energia risparmiata a seguito degli interventi “fasulli”. Titoli che poi sarebbero stati rivenduti sul mercato dell’energia ad altre società anch’esse ignare dell’inganno.

La contrattazione sul mercato dei titoli energetici di tali certificati bianchi avrebbe permesso alla società olbiese di realizzare profitti milionari, poi distribuiti ai vari soggetti responsabili della frode operanti tra la Sardegna, il Veneto e la Calabria mediante operazioni di ricettazione e riciclaggio consistenti nell’impiego dei guadagni indebiti in attività finanziarie ed imprenditoriali e nel compimento di altre operazioni in modo da ostacolare l'identificazione della provenienza delittuosa dei flussi finanziari, anche attraverso l’ausilio di altre persone compiacenti.