La ‘ndrangheta controllava anche la Brianza: blitz in Lombardia e Calabria, venti arresti

Reggio Calabria Cronaca

Scacco alla ‘ndrangheta nella Brianza. Questa mattina i carabinieri di Monza e Brianza, Como, Lecco, Reggio Emilia, Macerata e Reggio Calabria, nell'ambito dell'operazione "freccia", hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 22 persone (21 italiani e uno straniero, un serbo) su richiesta del gip del Tribunale di Milano: 16 le misure in carcere, 4 agli arresti domiciliari e 2 gli obblighi di dimora.

Gli indagati sono ritenuti responsabili a vario titolo di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione e acquisizione indebita di esercizi pubblici. A questi reati si aggiungono la detenzione e il porto abusivo di armi e l’associazione finalizzata al traffico internazionale di droga.

Le indagini, portate avanti dal Nucleo Investigativo dell’Arma monzese e dai militari della Compagnia di Cantù, e coordinate dalla Dda di Milano, avrebbero permesso di scoprire la presenza di sul territorio brianzolo di una famiglia di ‘ndrangheta originaria del vibonese, appartenenti alla cosiddetta Locale di Seregno, ed in continua espansione sia nella zona che all’estero (in particolare in Germania, Spagna e Svizzera).

Gli interessi erano soprattutto nei settori dei servizi di sicurezza dei locali pubblici nelle province di Monza, Como e Milano: come la sicurezza, appunto, imposta con la forza ai gestori di bar e discoteche ma anche la scelta delle postazioni dei venditori ambulanti e la risoluzione di eventuali controversie, oltre ovviamente all’attività di spaccio, l’usura e il recupero crediti.

I militari hanno accertato che il gruppo, ritenuto vicina alla famiglia Cristello, originaria appunto del vibonese, sarebbe stato in grado di controllare la popolazione e comandare sul territorio con metodi di stampo mafioso.

Un controllo imposto in particolare nelle aree di Seregno, Desio, Giussano, Verano Brianza, Meda, Carate Brianza e a Mariano Comense (nel comasco), e che si ritiene gestito da due cugini Umberto e Carmelo Cristello.

La pervasività della famiglia nell’area brianzola, d’altronde, sarebbe già mersa cinque anni fa nell’ambito di un’altra operazione condotta dai carabinieri di Milano e che portò allora, era il novembre del 2015, all’arresto di una decina di persone considerate appartenenti appunto alla locale di Seregno (QUI).

Due dei presunti boss del clan erano stati anche condannati nell’ottobre scorso ed all’ergastolo per omicidio (QUI).

LE DUE INDAGINI CONFLUENTI

L’operazione di oggi è il frutto di due complesse e vaste indagini, confluite in un’unica attività, svolte - sotto il coordinamento dell’Aggiunto Alessandra Dolci, dei Sostituti Cecilia Vassena e Sara Ombra, della Dda milanese - rispettivamente dal Nucleo Investigativo dei militari di Monza e dal Nucleo Operativo Radiomobile di Cantù.

Gli investigatori avrebbero così ricostruito, talvolta, gli stessi episodi delittuosi da prospettive diverse arrivando, in assoluta autonomia, a risultati simili.

Da un lato l’indagine ha approfondito le dinamiche criminali della locale attiva a Seregno, Desio, Giussano, Verano Brianza, Carate Brianza, Meda e Mariano Comense.

Locale che, nonostante le pesanti condanne subite dai suoi appartenenti a seguito dell’operazione Infinito, si sarebbe dimostrata ancora fortemente radicata sul territorio.

Si sarebbe poi documentato, ed ancora una volta, un capillare e totale controllo da parte della ’ndrangheta nelle attività economiche del territorio.

I SERVIZI DI SICUREZZA E LE DITTE DI COPERTURA

Quanto al “controllo” dei servizi di sicurezza nei locali, di cui accennavamo primo, gli inquirenti ritengono che ciò avvenisse attraverso l’imposizione di ditte di “copertura”, dietro le quali però si sarebbero celati soggetti ritenuti appartenenti alla ‘ndranghetista e che, per lo svolgimento dei servizi, si sarebbero avvalsi solo in piccola parte di persone specializzate e munite della prevista autorizzazione prefettizia.

Come emblematica, in tal senso, gli inquirenti riportano una frase pronunciata da uno degli indagati che così raccontava le “regole” per l’aggiudicazione dei servizi in Brianza:

“…omissis…. Purtroppo nella vita e nei paesi della Brianza, ci sono degli equilibri che vanno oltre il lavoro della ‘sicurezza’ perché dietro al lavoro della ‘sicurezza’ nei nostri paesi qua c'è sempre qualcuno dietro, ok? …”

Sempre gli investigatori spiegano che gli indagati si muovessero con una assoluta spavalderia e determinazione e senza alcun timore o ritegno, utilizzando i metodi tipici della criminalità organizzata:

chiamo il direttore del locale e gli dico...’non ti permettere di fare venire un altro da Milano a lavorare dove ci siamo noi, perché tu il venerdì apri, il sabato sera veniamo noi, ti tiro giù tutta la sicurezza e tutti i buttafuori, e chiudi...!”

Le condotte avrebbero dunque avuto lo scopo di favorire le attività della ’ndrangheta e, in particolare, anche il mantenimento dei sodali detenuti:

“tutti i mesi bisogna mandare il regalo agli amici che purtroppo non ci sono più a lavorare con noi, ed hanno bisogno di mangiare giustamente no?”

LE ESTORSIONI ED IL RECUPERO CREDITI

Accanto a questo spaccato sarebbero anche emerse altre attività tipiche della criminalità mafiosa, e cioè quelle estorsive e del “recupero crediti”, effettuate con modalità estorsive in cambio di una percentuale sull’intero capitale da recuperare.

A dimostrazione del grado di infiltrazione della ‘ndrangheta nel tessuto socio-economico del territorio emergerebbe che proprio il recupero crediti venisse sempre richiesto, e non offerto, sia da imprenditori che anche da gente comune.

Affidare la riscossione delle somme di denaro in cambio di una percentuale sarebbe ormai diventata, infatti, una pratica sempre più diffusa tra gli imprenditori locali e rappresenterebbe oggi una importante fonte di introiti per le organizzazioni criminali che, di fatto, trattengono per sé una grossa percentuale del debito riscosso, riuscendo, contestualmente, ad inserirsi nelle stesse imprese committenti o, comunque, nel settore commerciale locale.

Anche in questo caso, gli atteggiamenti manifestati dagli indagati si sarebbero rivelati assolutamente idonei ad esercitare una particolare costrizione psicologica sulle persone in quanto dotati dei caratteri propri dell'intimidazione mafiosa.

A dimostrazione di ciò gli inquirenti citano un’altra intercettazione:

“Io …omissis… ve lo giuro... Se gli ridate tutti i soldi a …omissis… vi sparo dai coglioni fino alla gola e ve li faccio saltare al cervello... Questo poco ma sicuro... E tu lo sai benissimo come la penso eh... Te l'ho detto anche a casa tua …omissis…”

E poi, ancora un altro passaggio:

“... E io gli sparo quattro colpi in testa gli faccio saltare il cranio... Hai capito o no? Quindi prendilo e me lo porti a verano a Carate, dove cazzo vuoi ... Lo vai e lo prendi... Come avete fatto sempre coi cazzi vostri per andare da …omissis… e me lo porti davanti a me perché se no vado a casa sua io stanotte... Perché adesso mi avete rotto il cazzo tutti”

IL TIMORE CHE INCUOTEVANO I DUE CUGINI

In particolare, gli indagati, tra cui spiccano i cugini Umberto e Carmelo Cristello (il primo da poco scarcerato per una precedente condanna per associazione mafiosa) secondo gli investigatori sarebbero stati in grado di incutere timore ed omertà con la sola spendita del loro cognome.

Elemento che emergerebbe ancora in un’altra intercettazione con uno degli indagati che parlava proprio di un’estorsione da fare:

“Ah no! Adesso vado là e gli dico che ho bisogno che devo pagare gli avvocati! “ […] “No, no, me li danno! Quando mi vedono il terrore hanno lì dentro! (ride)” [...]

IL NARCOTRAFFICO INTERNAZIONALE

Naturalmente, a margine, è stata accertata anche una fiorente attività di narcotraffico internazionale di stupefacenti, in particolare cocaina, hashish e marijuana, approvvigionate attraverso il canale franco-iberico e destinati alla distribuzione nelle province brianzola e comasca e finanche in Germania.

Nel corso dell’attività svolta sono state difatti arrestate ed in flagranza di reato per traffico internazionale di droga, sette persone, due delle quali con l’aiuto della Gendarmeria Francese e si sarebbe ricostruito un voluminoso traffico di stupefacenti.

Contestualmente sono state eseguite altre 18 perquisizioni in abitazioni, ristoranti, esercizi commerciali e terreni nelle province di Monza e della Brianza, Como, Reggio Calabria, Lecco, Reggio Emilia, Macerata.

(aggiornata alle 10:16)