Salerno. Scacco al narcotraffico, preso il boss del centro storico: 38 arresti, anche in Calabria

Cosenza Cronaca

Associazione a delinquere finalizzato al traffico di droga, detenzione e spaccio; detenzione e porto abusivo di arma da guerra, lesioni, danneggiamento ed estorsione.

Sono le accuse mosse a 38 indagati raggiunti stamani da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per 16 di loro, e ai domiciliari per gli altri 22, ed emessa dal gip del Tribunale di Salerno su richiesta della Dda.

È l’esito dell’operazione Prestigio che all’alba di questa mattina ha portato agli arresti effettuati tra Salerno, Cosenza e Trento (QUI) dai militari del capoluogo campano, supportati dai colleghi dei reparti territorialmente competenti, del VII Nucleo Elicotteri di Pontecagnano e del Nucleo Cinofili di Sarno.

Gli investigatori hanno documentato quella che definiscono una vera e propria guerra senza esclusione di colpi per il controllo delle piazze di spaccio in tutta Salerno e in diversi comuni della provincia, fatta di svariate aggressioni e gravi atti intimidatori avvenuto lungo tutto il 2017.

Nel corso, che ha rivelato un fatturato illecito giornaliero di 4 mila euro, sono stati arrestati 11 degli indagati in flagranza di reato e sequestrati complessivamente circa 70 Kg di droga, ma anche quattro pistole ed un fucile.

I provvedimenti scaturiscono dalle indagini avviate dalla Compagnia di Salerno nel 2017 e svolta con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo.

IL BOSS DEL CENTRO STORICO

L’indagine, portata avanti con controlli, pedinamenti, avrebbe permesso di ricostruire l’esistenza di un’associazione a delinquere dedita al traffico di droga. La rete avrebbe avuto a disposizione ingenti quantitativi di cocaina, hashish, eroina, e sarebbe stata gestita da Ciro Persico.

L’uomo, originariamente legato al clan d’Agostino con un ruolo di rilievo, è per gli inquirenti il “boss del centro storico” di Salerno, poiché, in seguito all’arresto dei vertici del clan, su ritiene abbia continuato a mantenere il controllo dello spaccio nel cuore della città, e sarebbe stata la figura di riferimento per imporre un cartello nelle piazze del capoluogo e non solo.

Il nome dell’operazione ruota proprio intorno alla figura di Persico dal momento che, nel corso di una intercettazione telefonica, uno dei sodali ha confermato che il principale obiettivo non fosse l’affermazione economica, ma il prestigio, l’ascendente e, quindi, il riconoscimento unanime di capo indiscusso dell’organizzazione, come confermato dai suoi gregari.

Proprio loro per formalizzare l’ingresso nel suo gruppo, avrebbero regalato al presunto boss un fucile a canne mozze, sequestrato però dai Carabinieri poco prima della consegna.

IL VILLAGGIO DEI PUFFI

Persico è considerato il capo della distribuzione di grossi quantitativi di droga di ogni tipo non solo nel centro storico, ma anche in altre zone della città e in altri comuni della provincia, grazie al coinvolgimento di pregiudicati di livello, che tuttavia non erano inseriti nella consorteria.

Sarebbe stato proprio Persico, poi, e con alcuni dei suoi più fidati affiliati, a incontrare esponenti del Clan De Feo per avere il loro assenso (poi ottenuto) a rifornire di droga i territori di Acerno e Montecorvino Rovella.

Per affermare la propria leadership nella frazione Matierno del Comune di Salerno, Persico avrebbe messo in atto diversi atti intimidatori, come l’incendio di vetture e la gambizzazione a esponenti della stessa fazione criminale.

L’organizzazione di Persico avrebbe venduto la droga ai pusher domiciliari nel quartiere “villaggio dei puffi”, area di edilizia popolare salernitana del quartiere Mariconda, legato ai pregiudicati Mauro Natella, Alfonso Fruncillo e Maurizio De Sio.

Gli approvvigionamenti della droga arrivavano non solo da Persico, ma anche dall’hinterland napoletano.