Scioperano gli “invisibili”, cassetta di verdura al Prefetto con le richieste dei braccianti

Reggio Calabria Cronaca

Una protesta per i diritti e la dignità dei braccianti che lavorano nelle campagne italiane ma anche per sensibilizzare i consumatori e tutti gli attori della filiera alimentare.

Nasce con questi obiettivi lo sciopero indetto dall’Unione sindacati di base che ha manifestato anche in Calabria: se da una parte i manifestanti hanno consegnato una cassetta di frutta e verdura davanti alla Prefettura di Reggio Calabria, dall’altra ci si è concentrati su un altro problema dei migranti: l’emergenza abitativa.

Inoltre, i braccianti si sono fermati nei campi non hanno raccolto nulla. Una delegazione ha infatti chiesto di incontrare il prefetto Massimo Mariani per discutere delle condizioni dell’insediamento informale di Contrada Russo a Taurianova.

Ma allo sciopero di oggi, giovedì 21 maggio, hanno partecipato non solo i sindacati, Potere al popolo, e i lavoratoriinvisibili “dei campi, quanto anche i produttori, gruppi di acquisto solidali e consumatori. Uniti nella lotta per i diritti e per un consumo più consapevole. Proprio oggi, poi, diversi consumatori si sono astenuti dall’acquistare frutta e verdura dalla grande distribuzione.

All’origine della protesta c’è l’articolo 110 bis del decreto Rilancio che regolarizza solo una parte di migranti, ovvero solo coloro che sono “in possesso di un contratto regolare nel 2019 e di un permesso di soggiorno scaduto non prima dello scorso ottobre. Ne risultano esclusi coloro che hanno lavorato senza poter beneficiare di contratti regolari e chi è divenuto irregolare in seguito ai cosiddetti decreti Salvini durante i primi mesi del 2019”, fa sapere l’Usb.

Per il sindacato la regolarizzazione deve necessariamente passare dal “riconoscimento dei diritti fondamentali in quanto esseri umani”, ma anche dalla fine dello sfruttamentoin quanto lavoratori e lavoratrici fondamentali per il funzionamento della nostra economia e per la produzione del cibo che mangiamo”.

La montagna invece - sbotta la Sigla - ha partorito un topolino: i diritti vengono riconosciuti solo ad alcune persone, quelle che più fanno comodo in un momento di emergenza come questa pandemia, non viene intaccato né il sistema di sfruttamento nelle campagne, né le politiche degli ultimi anni che hanno creato tantissimi “irregolari” (come ad esempio il decreto Salvini)

“Ma come i migranti, alle stesse condizioni lavorano tantissimi italiani, e il cibo che loro raccolgono – ha aggiunto l’Usb - è quello che noi acquistiamo a prezzi molto più alti nei supermercati dei grandi gruppi della GDO. La grande distribuzione strozza la filiera e impone prezzi e condizioni ai piccoli produttori, insostenibili se non a costo di tagliare salari e diritti dei lavoratori. Sono colpiti anche i lavoratori e le lavoratrici dei supermercati e dei magazzini, che prima sono stati costretti a lavorare senza le dovute protezioni, e poi come ringraziamento hanno cominciato a essere messi in cassa integrazione a migliaia”.

Tra le rivendicazioni ci sono il permesso di soggiorno per tutti i migranti per emergere dal lavoro nero e per ottenere diritti fondamentali per ogni uomo e ogni donna; il rispetto delle condizioni di lavoro e salariali di tutti i lavoratori della filiera agroalimentare, italiani e stranieri; una legge nazionale che costringa i supermercati a indicare i prezzi di sorgente in modo da tracciare i costi lungo tutta la catena di valore della filiera agroalimentare.