Paziente psichiatrica “sedata”, muore in ospedale: infermieri arrestati per omicidio

Reggio Calabria Cronaca

Una brutta storia - se ovviamente venisse definitivamente confermata - quella che ha visto coinvolti due infermieri del Reparto di Psichiatria del Grande Ospedale Metropolitano di Reggio Calabria, reparto che dipende dal Dipartimento di Salute Mentale dell’Azienda Sanitaria Provinciale.

La vicenda parte dalla morte, avvenuta il 24 febbraio del 2018, di una paziente che era ricoverata da quattro giorni - e su consiglio del proprio medico specialista - per una sindrome bipolare e nello stesso reparto del Gom.

Le indagini - eseguite dalla Sezione Reati contro la Persona della Squadra Mobile del capoluogo, con il coordinamento del Procuratore Vicario Gerardo Dominijanni e del Sostituto Nicola De Caria - sono partite appunto ed immediatamente dopo il decesso della degente, una donna di 41 anni.

Dalla sua cartella clinica e dal diario infermieristico ma anche dalle dichiarazioni rese dopo quella morte dal personale sanitario che l’aveva in cura e dalle informazioni ottenute dai parenti, sarebbe emerso che la vittima stesse bene durante la sua degenza in ospedale (a parte alcuni episodi di insonnia e incontinenza) e che non mostrasse particolari problematiche di salute fisica.

Dagli accertamenti si sarebbe così appurato che il suo stato di agitazione, l’iperattività e l’insonnia avrebbero reso difficoltosa la gestione della paziente da parte dei medici e degli infermieri del reparto, costantemente impegnati a far fronte alle sue richieste o anche ad impedirle alcuni comportamenti legati alla malattia psicotica di cui era affetta.

GLI PSICOFARMACI SOMMINISTRATI NELLA NOTTE

Da qui gli investigatori sono giunti a ritenere che durante la notte di quel 24 febbraio, a causa dei suoi problemi di incontinenza, la paziente avesse chiesto più volte l’intervento degli infermieri che, forse infastiditi dalle sue insistenze, le avrebbero somministrato, ma senza consultare un medico, una dose massiccia di psicofarmaci che ne avrebbero così causato il decesso.

I consulenti medico-legali della Procura sostengono infatti che questo sia stato determinato proprio dalla somministrazione di un farmaco avvenuta nel corso della notte e non prescritto nella cartella clinica,annotato nel diario infermieristico e né portato a conoscenza dei medici che l’avevano in cura, compreso quello di turno reperibile.

L’interazione del farmaco che le sarebbe stato dato nel cuore della notte dagli infermieri con quello somministrato dal medico, che era ignaro di tutto, la mattina seguente avrebbe causato l’insorgenza di una depressione cardiorespiratoria e la successiva catena di eventi che avrebbero portato la donna fino alla morte.

Peraltro la rilevantissima circostanza della somministrazione di una dose eccessiva di psicofarmaci sarebbe emersa anche da alcuni messaggi vocali che la mattina di quel 24 febbraio, la vittima aveva inviato a parenti ed amici e ai quali aveva detto proprio che durante la notte gli infermieri le avessero dato cento gocce di uno psicofarmaco.

I MEDICINALI SOTTRATTI ALL’OSPEDALE

Secondo gli investigatori, poi, gli infermieri si sarebbero appropriati indebitamente di farmaci e presidi ospedalieri, in parte ritrovati nel corso di alcune perquisizioni domiciliari eseguite nei confronti dei due, per destinarli ad una presunta e collaterale attività infermieristica che avrebbero svolto a casa di altri soggetti bisognosi di cure, attività parallela tra l’altro svolta senza alcuna autorizzazione da parte dell’Azienda Sanitaria.

Le indagini avrebbero portato alla luce altre condotte ascrivibili al reato della truffa aggravata ai danni dello Stato da parte dei due infermieri, ed in concorso, che avrebbero attestato falsamente la loro presenza in servizio timbrando il cartellino elettronico marcatempo.

Entrambi sono infine indagati a piede libero anche per esercizio abusivo della professione medica, perché avrebbero prescritto e fornito vari medicinali, tra i quali degli psicofarmaci, a soggetti che avevano bisogno di cure.

Stamani così per loro è scattato l’arresto: si tratta di Giuseppe Laganà, 52enne nato a Melito Porto Salvo ma residente nel capoluogo; e di Angelo Salvatore Tomasello, 51enne anch’egli reggino.

Gravi le accuse che gli vengono contestate: omicidio preterintenzionale aggravato, falsità in atto pubblico, peculato, truffa aggravata ai danni del Ministero della Sanità e false attestazioni della loro presenza in servizio all'interno dell’Ospedale.

L’arresto è stato eseguito ieri sera dalla Squadra Mobile che ha posto entrami ai domiciliari, così come stabilito dal Gip del tribunale locale.